In un clima elettorale sereno, con le chiavi (inglesi) della città consegnate come da previsioni nelle dinoccolate e ossute mani di Piero Fassino, si è concluso oggi il Salone del Libro di Torino.
Come sempre, ha chiuso le serrande fra entusiasmi, qualche delusione, varie sottili lame di polemiche.
E con una constatazione pesante, a conferma di un tristo trend partito da lontano: la gente acquista sempre meno, e sovente ciò che acquista non legge.
In questo post si vedono alcune immagini della kermesse “miliardaria a tratti”: ovvero nel padiglione dell’Oval, ove la lussuria e lo spumantino si coniugavano a ogni rintocco di mezz’ora con le specialità delle gastronomie regionali.
Ma occhieggeranno anche i luoghi più spogli e meno popolosi, posizionati vicino alle toilettes e frequentati per quella precisa ragione.
Quelli con i pavimenti sgarrupati che non sfoggiano moquette veruna.
Dove il sole non filtra dai vetroni, i musi degli standisti sono lunghi e il libeccio sibila nri corridoi rotolando cespugli di polvere come quelli dove, nel Lontano Ovest, i nativi si celavano per scotennare alla prima occasione l’intruso bianco.
Nell’Oval c’era Bruno Cannucciari, qui sopra all’opera, mentre autografa disegni per i più piccini, con Lupo Alberto e (semmai) anche Marta e Mosè.
Nell’Oval c’è stata anche la sensazionale mostra sull’editoria italiana, con la testimonianze visive di tanti autori e ditori. Tanti libri che verrebbe voglia di leggere, almeno un po’, almeno nelle retrocopertine o nelle sguardie (suvvia).
Nella mostra 1861-2011. L’Italia dei Libri, l’iniziativa del Salone Internazionale del Libro per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, pendono dal soffito copertine enormi, gigantografie, schermi al plasma dove parlano Ungaretti, Eduardo, Eco, Pasolini…
A destra della foto scattata, su Pasolini e la sua opera, al Lingotto, si vede un piccolo plasma. Le immagini scorrono, mostrando durante una sua corsetta sulla sabbia di Sabaudia il profetico poeta, annichilito dai fascisti forse per aver pestato i piedi al potente Eugenio Cefis e alla sua lobby, stado a una linea processuale che interpreta il mistero della sua morte violenta.
Un uonmo e una donna, visitor e visitoressa, guardano il video.
E’ quello che Cartoonist Globale aveva già incorporato qualche anno fa, ma che per l’occasione vale la pena di “ripassare”, dato che alla Fiera, ormai, non lo si può più fare.
Ed ecco un momento di un dibattito domenicale nel Comic Centre, area mirabilmente diretta, con generosità e vigile competenza da Davide G. Caci (a destra, con – alla sua sinistra – un gruppetto di autori satirici: Daniele Caluri, Giorgio Sommacal, Augusto Rasori).
Un po’ scuretto, ecco (sopra) un video nel quale, con Bruno Gambarotta e Franca Rame, il Premio Nobel Dario Fo parla dentro la sala dell’Oval di Giovanni Boccaccio e delle sue rogne.
Una cartolina dallo spazio-tempo, ovvero uno delle opere fumettistiche più significative presentate qualche giorno fa in Fiera: il volume L’Eternauta, di Héctor Oesterheld e Francisco Solano Lopez. Forse la migliore edizione mai uscita al mondo del capolavoro principale del Fumetto Argentino: un must da 40 (meritati) euro curato dalle Edizioni 001, con il patron Antonio Scuzzarella colto nell’atto di concludere l’allestimento del suo stand.
Basta con le cartoline, per il momento.
Si usano poco, non vorremmo sembrare fuori moda.
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