BRENDA STARR HA CHIUSO E BEETLE BAILEY SPARISCE! (parte seconda)

Fine vignetta

Il critico americano D. D. Degg fa notare che la tavola domenicale Brenda Starr Reporter, quando ha alzato la saracinesca, debuttava con la parola beginning, mentre quando l’ha abbassata definitivamente, domenica scorsa, ha chiuso con la parola end.
In chiusura di post la sua prima e la sua ultima tavola.

Beginning

Mary Schmich Come avevamo già anticipato all’inizio dello scrso dicembre, la serie, dopo settant’anni di vita e una vasta circolazione a livello globale, prima di scomparire compariva su oltre trenta quotidiani (poca cosa, rispetto ai 250 del periodo d’oro, ma vabbe’), fra i quali il Chicago Tribune, il Boston Herald e (incredibile ma vero) The Star of Malaysia.

La comunicazione proviene dalla giornalista Mary Schmich (foto sopra), che ha scritto Brenda Starr Reporter per gli ultimi venticinque anni.

La cosa più triste è che (stando alla giornalista – soggettista del Tribune), che il personaggio di Brenda Starr può avere ancora delle possibilità di vita, ma non le strisce a fumetti in quanto medium: “There’s sadness about stopping, but no regret and no ambivalence. It came to me really clearly that I was done. … I don’t think the character is dead. But the comic strip in this form is…”

Brenda-Starr-Stamp Naturalmente il blogger idealista di Cartoonist Globale non è d’accordo, ma tant’è.

La reporter, portata sul grande schermo non troppo tempo fa (e senza grosso successo) da Brooke Shields, era stata creata da Dale Messick, arzilla fumettista che ha proseguito a disegnare sino a un’età più che veneranda, ancora attivissima quando, negli anni Ottanta, andò a visitarla inl nostro amico Klaus Strzyz, nello stesso tour californiano nel corso del quale intervistò fra gli altri Alex Toth, Tony Strobl, Art Babbitt (già, proprio raccogliendo l’intervista che poi traducemmo per L’Urlo) e durante il quale fece incontrare per la prima volta Carl Barks e Jack Bradbury.

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A seguire, un po’ di scene iniziali della pellicola. Consigliato il primo video, che dura circa dieci minuti, soprattutto per la sigla e le prime sequenze, strettamente legate al fumetto (anche se a realizzarlo non è un donna, ma un baldo giovine biondo, con il quale interagisce una Brenda Starr che si anima da una vignetta appena schizzata).

Basta. Il resto del film si può seguire (essendo un tantino masochisti) direttamente su YouTube.
Sotto, incorporo il trailer della pellicola, diffusa sugli schermi nel 1989.

Universal

Della notizia discute Phil Rosenthal nelle pagine del Chicago Tribune.

E ricorda:

(…)
Starr was created 70 years ago by Messick, a greeting-card artist from South Bend, Ind., who tweaked her own first name from Dalia to Dale after she was told editors and readers would be more receptive to a gender-neutral moniker. Starr, meanwhile, was all-woman. She started out slender, but Messick’s four younger brothers successfully campaigned for curves.

A first submission, centered on a female pirate, was rejected. But Messick rallied with star reporter Brenda, the definition of a career-woman even before that term came into vogue. Messick, whose father taught art and mother was a milliner, brought a fashion sensibility to the character. Initially, Brenda was showcased in a paper-doll feature that invited young readers to cut out the character as well as outfits Starr could wear.

Within weeks, Starr landed in a comic-book supplement to the Sunday Trib, beginning June 30, 1940. The syndicate signed “Brenda Starr” for national distribution the following year, but it didn’t make its national Sunday debut until five days after VE-Day in May 1945. The daily strip went national about six months later.

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During World War II, some serving overseas looked upon Brenda as pinup material. A 1945 Tribune story took note of one especially charged-up fan who asked Messick if she would provide him “a very daring picture of Brenda,” adding, “I hope you won’t think I’m too forward.”

Messick responded by sending the guy a drawing of Starr going over Niagara Falls in a barrel.

A teenage Chicago boy, meanwhile, was said to have submitted 1,500 dress designs for the fashion plate.

(…)

Il seguito a questa pagina.

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Fra le varie immagini, una foto ricavata dal gruppo di Facebook dedicato a Brenda Starr, che si vede in magna pompa in una insegna del Comic Strip Cafe nel parco tematico Universal Studios Islands of Adventure in Florida.

In chiusura, per gli “amanti” di Brooke Shields, Giancarlo Malagutti mi invia, per lo sbrillucicamento di occhi collettivo, un paio di illustrazioni di Sergio Zaniboni relative al fumetto sue e di Malagutti I Reporters (apparso su Orient Express qualche secolo fa).

La Shields interpretava la figlia di uno dei due protagonisti: Kay. La mamma era Linda Evans. L’illustrazione di lei con gli scaldamuscoli è inedita e fa bella mostra di sé al fianco delle altre girls che sfilano con modellini assortiti.

Brooke1

Varie brendOTTe

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Sopra l’inizio, sotto la fine. Adieu!
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