JERRY GRANDENETTI (PURTROPPO) PASSED AWAY

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Purtroppo, il grande Jerry Grandenetti, nell’indifferenza dei media, è passato a miglior vita lo scorso 19 febbraio.
Ha controllato questo dato nel registro delle persone morte Mark Evanier (grazie!), dopo aver sentito voci insistenti ma imprecise, nell’ambiente, sulla sua scomparsa.
Era nato il 15 aprile 1926, anche se alcune fonti riportano 1927.

Quando ne parlavamo, anche nel web in occasione della fascinosa mostra su The Spirit tenutasi in aprile a Napoli COMICON, Jerry non c’era già più. E a quanto pare nessuno, in Europa (ma non solo) lo immaginava.

Sopra, giusto per dare una vaga idea dello stile di Grandenetti a chi non l’ha, una sua tavola di Sgt. Rock. Sotto, una matita per un Sandman che, a quel che mi risulta, non ha mai visto la luce, almeno in questa forma.

Eccone il profilo (parte del) fattone da Evanier in memoria.

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Jerry Grandenetti began his career as an assistant to Will Eisner on The Spirit. Fresh out of the Navy, he began calling on comic book companies with an eye towards making some money in that field before moving on to loftier artistic ambitions. The editors at Quality Comics sent him to Eisner where he started by erasing pages and eventually worked his way up to drawing on them. During much of this time, he studied at Pratt Institute and that training, plus the influence of Eisner, shaped him into an artist with a unique, organic style. Writers he’d later work with like Robert Kanigher and Archie Goodwin raved about his ability to stage scenes and tell stories with angles and shots that no other artist would have imagined.

Greenteam Grandenetti worked for almost every company that was around in his days but is probably best remembered for his work for DC. He did a long stint for Kanigher who edited the DC war comics and was a particular favorite of that editor. (Kanigher was notorious for disliking the work of most comic artists, including some who worked for him for years and years. But he liked Grandenetti.) In the sixties and seventies, Grandenetti did some striking horror work for Creepy and Eerie, some of it under his own byline; other jobs, ghosting for Joe Orlando. He ghosted for Orlando on sixties’ DC comics like Scooter and The Inferior Five, then worked on his own for House of Mystery and other “weird” comics of the sixties and seventies. When Joe Simon returned to DC to edit comics like Prez and Championship Sports, Grandenetti drew almost all of them. And when he wasn’t doing comics, he had a lucrative career going in advertising.

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Un anno fa, più o meno, si parlava di Grandenetti di nuovo, qui al “trani” di Cartoonist Globale, davanti a una boccia de vin. Nei temini che seguono.

Gli appassionati disneyani di Enrico Faccini rimarranno forse stupiti.
Quando secoli fa conobbi Enrico, cominciando ad apprezzarne l’eccezionale verve compositiva delle sceneggiature e l’abilità nel disegno che riprende, modernizzandola, la lezione di illustri Maestri, parlammo dei nostri autori preferiti e il discorso cadde su quello che l’aveva più colpito di recente.
Il suo nome era… Jerry Grandenetti!

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Di Grandenetti avevo pubblicato qualche tempo prima un solo episodio in quel (per me) eccezionale laboratorio-passerella di grandi nomi del passato e di “classici contemporanei” che fu l’Horror della Comic Art, un mensile che Rinaldo Traini mi aveva consegnato da gestire praticamente chiavi in mano, come faceva abitualmente con le persone di sua fiducia.
Per quel che ne sapevo, era quello il secondo episodio firmato Grandenetti che compariva in Italia; il primo era uscito forse abusivamente negli anni Cinquanta del secolo scorso, in formato tascabile e in bianco e nero, in coda a un albetto di un editore marginale, come mero riempitivo.

Il piccolo palcoscenido di Horror era tutt’altra cosa, anche grazie alla bella introduzione che di Grandenetti fece per l’occasione Alberto Becattini, valutando al massimo i pregi di questo trascuratissimo fumettista.
Richiedere quella storia in USA non fu difficile, visto che era stata riproposta di recente dall’albo Mr. Monster, forse selezionata da Michael T. Gilbert, autore anche disneyano.

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Come sempre, anche in quell’occasione avevo organizzato il timone del numero raccogliendo serie già opzionate dalla casa editrice (per esempio lo Swamp Thing di Len Wein e Berni Wrightson), per miscelarle con storie singole di grandissimi fumettisti americani d’annata, da Neal Adams a Alex Toth, da Basil Wolverton a Gil Kane.

Il mix piaceva, ma la pubblicazione non aveva comunque i numeri economici per stare in piedi così com’era, e venne trasformata in breve tempo in DC Comics Presents, premiata subito dopo, nell’ormai lontano 1994, come miglior rivista dai lettori di Fumo di China.

Oltre a ospitare i primi fumetti di Neil Gaiman in Italia, i primi episodi di Hellblazer, le prime tavole di Chris Bachalo e via discorrendo, la testata, attraverso le sue varie articolazioni fece in tempo a pubblicare anche un episodio del ciclo degli archivi di Dr. Drew. Il breve noir era appunto firmato da questo tal Jerry Grandenetti: un’entità misteriosa ritenuta da alcuni una mera copertura (un nickname) per Will Eisner, date le evidenti somiglianze grafiche, di inchiostrazione e impaginazione delle tavole fra i due superlativi cartoonist.

Non c’è da stupirsene, perché Grandenetti era stato assistente di Eisner nella serie di The Spirit.
Poi aveva tentato di lanciare questa nuova serie di detection, per la verità con scarso successo, benché anche le poche tavole che riproduco, traendole dall’immarcescibile blog di Pappy, “tenutario” del forziere della Golden Age, mostrino con chiarezza una forza compositiva, una modernità e una qualità che si commentano da sole.

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L’episodio, tratto da una copia del comic book dell’etichetta Fiction House The Monster n. 1, del 1953, era già apparso in origine su Rangers Comics n. 48 del 1949.
Il sottotitolo della serie, e la qualifica del personaggio, forse per quei corto-circuito a cui anche la storia del Fumetto non è estranea, ha molti punti in comune con il Martin Mystère di Alfredo Castelli e con il Dylan Dog di Tiziano Sclavi: “investigator of the unknown”.

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