Prosegue la serie di interventi (riflessioni, critiche, proposte) sulla Tavola Rotonda autunnale da tenersi presso il MUF di Lucca.
Dopo Gianfranco Goria, ecco l’intervento di Alessandro Bottero (editor, traduttore, editore della Bottero Edizioni, Direttore Artistico di Free Books e Direttore di testata, fra le altre cose, del sito Fumetto d’Autore).
Penso che anche il suo contributo possa essere utile al dibattito; personalmente, in generale concordo sulla mancanza di memoria storica in Italia, nel campo del Fumetto e non solo. Sono ben felice, però, che iniziative come quella che si terrà a Lucca siano pensate e portate avanti da fumettisti della nuova generazione attualmente in attività.
Proprio Fumetto d’Autore, ieri, a cura di Giorgio Messina e della redazione, ha ospitato fra le altre le dichiarazioni di Ivo Milazzo sulla Tavola Rotonda pensata da Claudio Stassi.
Ringraziando,
a quella pagina vi rimando,
rimando (questa volta nel senso di “esprimendomi in rima”).
In linea con la logica situazionisticheggiante che in questo blog, che talvolta mescola sapori diversi, ‘intervento è arricchito con delle immagini del grande vignettista Karl Hubental (del quale non abbiamo mai presentato niente su Cartoonist Globale).
Maggiori informazioni su costui si possono trovare nel bel sito dell’ASIFA internazionale, o meglio, dell’ASIFA-Hollywood Animation Archive.
La parola ad Alessandro, dopo l’illustrazione sportiva con il faccione dell’orso.
Doverosa premessa: noto sempre più una totale mancanza di memoria storica nel mondo del fumetto.
Discorsi circa l’unione tra autori, e il presentare un fronte comune come “lavoratori”, risalgono agli anni ’70, con Carlo Chendi.
Poi sei venuto te e l’Anonima Fumettisti. (in realtà era L’Associazione Fumettisti, con Marcello Toninelli, Claudia Salvatori e altri colleghi, ma è un dettaglio, NdR).
Poi negli anni ’00 il SILF.
Oggi i “giovani” si svegliano e pensano di fare cose mai fatte prima, quando invece non fanno che ripercorrere sentieri già battuti almeno TRE volte.
Significherà qualcosa questa cecità verso il passato? Ma forse ormai sono un ”vecchio” brontolone, cinico e disincantato. Solo che ormai mi sono stufato di assistere, ciclicamente, sempre agli STESSI discorsi, a distanza di due o tre anni.
Ma detto questo, passiamo alle mie riflessioni sulle “falle del sistema produttivo fumetto”.
1 – Non è possibile stabilire parametri minimali relativi a compensi e trattamenti lavorativi tra editori e autori.
A meno di non creare un’UNICA associazione di categoria, che comprenda TUTTI gli autori. Mi spiego meglio facendo riferimento all’America.
In America esiste un UNICO sindacato di autori TV (sceneggiatori). Nel 2009 questo sindacato ha proclamato uno sciopero, e NESSUN autore (sceneggiatore) di serie TV ha lavorato. La cosa ha provocato la cancellazione di alcune serie, o la chiusura anticipata di alcune serie per la stagione (invece di 26 puntate, 13, ad esempio).
Ma questo è stato possibile perché negli USA esiste UN sindacato degli sceneggiatori TV, e perché NESSUNO ha lavorato come crumiro. E soprattutto perché SOLO gli iscritti al sindacato possono lavorare come autori TV.
In Italia questo è impossibile. Non esiste un albo professionale dei fumettisti, per cui SOLO chi è iscritto a quell’albo può lavorare come fumettista (scrittore o disegnatore). E dico anche MENO MALE!
Nella situazione italiana l’unica situazione possibile è la libera contrattazione individuale tra editore e singolo autore (sceneggiatore o disegnatore).
L’unica regola deontologica a cui si può fare appello è una chiarezza PREVIA all’inizio del lavoro.
Mi spiego meglio. L’editore deve esporre chiaramente, ed in modo trasparente le sue condizioni lavorativo-pagatorie all’autore, e l’autore è libero di accettarle o meno.
Il discrimine è il rispetto delle condizioni esposte, nel rispetto però delle norme legislative vigenti riguardo:
– diritto d’autore
– contrattualistica base.
Nulla vieta all’editore X di dire “ok, pubblico il tuo lavoro. Ma non ti do nessun anticipo. TI sta bene? “ E nulla viene all’autore di dire “Ok.”
Infatti NULLA nella legislazione italiana mi impedisce di lavorare per l’editore X, a titolo gratuito.
Diverso è se l’editore X dicesse “pubblico il tuo fumetto, ideato da te, e lo attribuisco a nome mio.” In questo caso si va contro il DIRITTO AL RICONOSCIMENTO DELLA PATERNITA’, che se non sbaglio è inalienabile (ossia, non posso rinunciarvi, anche se volessi)
In sintesi: pensare di arrivare a un “contratto-tipo unico” è pura utopia, o meglio, per arrivare a renderlo reale, bisognerebbe porre in essere tali e tante condizioni , a mio parere negative, che il gioco non vale la candela.
2- Necessità di un “vivaio”
Qui invece voglio essere estremista.
Secondo me le case editrici che possono investire in prodotti italiani dovrebbero farlo. È chiaro che non posso OBBLIGARE nessuno a farlo, ma che una casa editrice con la liquidità sufficiente a produrre prodotti italiani, secondo me, dovrebbe riservare perlomeno il 25% della sua produzione a fumetti scritti e disegnati da italiani.
E dicendo questo mi rivolgo soprattutto alla Panini o alla Disney Italia, che hanno i mezzi, ma non la volontà.
L’unica casa editrice, a parte Bonelli, che investe molto in prodotti italiani, è la Star. Ma nessuno lo dice. Mi sono fatto due conti. La Star comics investe ogni anno centinaia di migliaia di euro in serie e miniserie, totalmente originali.
Ne senti mai parlare?
3- Necessità di un “sindacato”
Ebbene, io non la vedo.
Lo so che il SILF si sbatte da dieci anni, ma non vedo il motivo per dare vita a un qualcosa che non ha senso.
4- Il vero problema
Le vendite dei fumetti di carta calano.
Sappiamo benissimo (parlo di chi è un minimo addentro al mondo del fumetto), che le vendite sono in calo. A tutti i livelli. Edicole, librerie di varia, fumetterie. È un dato di fatto. Negarlo sarebbe sciocco.
Gli allegati editoriali dal 2002 (prima collana classici del fumetto) ad oggi non hanno aumentato di una copia le vendite degli editori. In realtà bisognerebbe dire che alcuni editori sono riusciti a reggere fino ad ora grazie a
– pubblicità (Disney Italia)
– lavoro di service per conto terzi (Magic Press, Panini).
E che Bonelli tiene a galla il progetto di miniserie e romanzi grafici, grazie ai soldi che arrivano ogni settimana dal Tex a Colori.
In questa situazione i giovani autori devono mettersi il cuore il pace. Non ci sono soldi. Punto.
E chi li ha, non vuole rischiarli in progetti originali.
Ok. Mi fermo, sennò divento deprimente.
Alessandro Bottero
POST SCRIPTUM
Dalla conversazione via mail con Alessandro Bottero, sono sorte le sue considerazioni che hanno portato alla scelta del titolo di questo post. Le copio, affinché siano oggetto di valutazione e discussione anche per i visitors del blog.
Nella Tavola Rotonda, se le persone che intervengono sono OTTO, in DUE ore (con interventi di 15 minuti l’uno), alla fine il tutto si riduce in otto micro-monolghi, senza alcun “dibattito”, e senza alcuna elaborazione comune dei dati o delle proposte che le persone espongono.
E’ il solito problema delle tavole rotonde alla “Maurizio Costanzo Show”: tanti ospiti che dicono la loro, ma che così facendo consumano il tempo, in uno o al massimo due “giri di parola”.
Questo tema (se si vogliono fare le cose seriamente) è un tema da CONVEGNO, non da “tavola rotonda”.
Un convegno che duri almeno due giorni.
Allora:
– Un distributore da edicola ci dice dati e problemi;
– Gli editori ci espongono dati e dinamiche produttive;
– L’AFUI ci espone dati e problemi;
– Un esperto in diritto del lavoro espone la legislazione contrattualistica in Italia, che in linea generale attiene ANCHE alle prestazioni professionali nel mondo del fumetto;
– Si parla di tariffe e vendite;
– Si esponsogo proposte;
– Si DISCUTE sulle proposte;
– Si tirano le somme.
Sennò, in due ore, con otto persone che dicono la loro, si risolve tutto in una serie slegata di interventi.
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