GLI “STATI GENERALI” secondo Gianfranco Goria – LA COSCIENZA COLLETTIVA

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Come ho già scritto in precedenza la definizione di “stati generali” del Fumetto rispetto alla tavola rotonda indetta da Claudio Stassi (con l’ausilio del sottoscritto blogger) a Lucca, presso i locali del MUF, non è affatto calzante. Per questo, prendendone le distanze ma al tempo stesso far capire al volo a quale iniziatoiva si sta alludendo, per il momento l’espressione è virgolettata.

Poiché le prese di posizione in merito fioccano, ho pensato di evidenziarle alcune per renderle più chiare, suscitando magari altre riflessioni conseguenti.

Il primo della serie è un intervento di Gianfranco Goria (sceneggiatore, Anonima Fumetti, Araba Fenice News, già fondatore e “conduttore” del SILF: il sindacato di categoria dei lavoratori del Fumetto che vive in seno alla CGIL).

Questo parere è già stato espresso qualche gliono fa nel blog Cartoonist Globale (quello che state leggendo anche in questo momento); lo stesso Goria ne ha espressi anche altre successivamente, ma questo è il più significativo perché ha più il sapore di “punto di partenza” della discussione.

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Il ragionamento di Goria è punteggiato di immagini di Harvey Kurtzman, un genio che a Goria piace: quello che ha lanciato, dopo averla creata, la pubblicazione Mad. Non ancora magazine, il primo Mad è in versione comic book, come si deduce dal formato delle copertine realizzate da Kurtzman.

A Gianfranco la parola, dopo la cover di Mad n. 4.

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La “sindacalizzazione” non deve e non può portare a niente di quello che si intende, parlandone a vanvera. Ovvio.
Sindacalizzare vuol dire costruire, partendo dai lavoratori di un settore, una Coscienza Collettiva. Non necessariamente un Contratto Collettivo. Se non si crea quella coscienza, non è il “sindacato” a fallire: sono i lavoratori.

Un errore comune, tra chi non sa un granché di “sindacato”, è pensare che esista un Sindacato indipendentemente dai lavoratori. Errore. Il sindacato E’ i lavoratori. Punto.

Il problema vero della sindacalizzazione di un settore composto per buona parte da “creativi” che si ritengono “artisti” e quindi “al di fuori dle mondo normale” è proprio questo. Senza la Coscienza Collettiva non può esserci un Sindacato di Categoria.

Che nel settore dell’editoria fumettistica non serva un Contratto Collettivo è, ovviamente, possibile. Non è certo l’unica forma di contratto che esiste! Tanto e solo per cominciare c’è il Contratto di Edizione (previsto per legge) che già svolge la sua funzione, quando viene utilizzato. Certo che se, invece, gli autori NON firmano contratti, non VERIFICANO i contratti, lavorano senza contratti, firmano contratto a opera finita ecc. ecc. ecc. allora… Ci può essere la legge più bella del mondo, ma non serve a nulla contro comportamenti autolesionisti di questo tipo, no?

Vero: la CGIL ha provato, a partire dal 2000 a OFFRIRE ai lavoratori di questo settore uno STRUMENTO per organizzarsi, tutelarsi ecc. Sono i lavoratori che lo hanno regolarmente snobbato, forse perché convinti di potersi fare sempre le proprie ragioni da soli, senza organizzarsi insieme ai propri colleghi.

L’individualismo è nemico giurato della lotta collettiva per i diritti di tutti. Questo è quel che ho visto coi miei occhi (e non per sentito dire) nei dieci anni in cui me ne sono occupato, da volontario.
Ora che il mio mandato è finito, posso parlarne con più leggerezza, ma era davvero duro cercare di fare del sindacato senza che i lavoratori fossero VERAMENTE interessati a organizzarsi collettivamente. “Ognun per sé e Dio per tutti” sembrava fosse il loro motto. La CGIL ci ha messo soldi e persone, ma chi “non c’era” nei fatti erano proprio i lavoratori del settore.

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Abbiamo “presidiato” la struttura sindacale a lungo, ma la sensibilità era sempre la stessa: “mi iscrivo al sindacato oggi perché mi serve ‘sta cosa – domani mica rinnovo la tessera e di sicuro non mi impegno per fare la mia parte nel sindacato! Ma che sono scemo a lavorare per gli altri?”

Tant’è. Il mio periodo di volontariato è finito (come da statuto) e dopo di me sarà venuto qualche altro volontario a “lavorare per gli altri”, per quegli altri che di norma si limitano a farsi gli affari propri e tanti saluti.

In sostanza: ciascuno è casua del suo male e del suo bene. Se, finalmente, chi lavora nel settore dell’editoria fumettistica decide di “fare gruppo” e dedicare un poco del suo tempo per il “bene comune”, allora il sindacato a cui la CGIL (o chiunque altro) offre risorse e persone potrà essere uno strumento efficace (per la parte sindacale, ovviamente, del lavoro fumettistico). Ma queste cose funzionano solo se si “fa gruppo” per davvero. I miracoli non piovono dal cielo: li fanno gli esseri umani col proprio sudore e (talora) col proprio sangue.

Questa riunione lucchese potrebbe offrire una chance allo sviluppo di una Coscienza Collettiva? Non dipende “dal sindacato”, non dipende “dal Cielo”. Dipende solo dalla coscienza di ciascuno, dalla volontà e dalla determinazione di chi fa fumetti nel dedicare risorse a un progetto Collettivo. Se, invece, si resta dell’idea che l’unico progetto che conta è quello individuale, è inutile fare riunioni.

Cosa dà fastidio, ad alcuni di noi, nel comportamento di certi politici? Che invece di lavorare per il bene comune, lavorano solo per il proprio. Be’, il discorso non vale solo per i politici: vale proprio per tutti.

Non so se mi sono spiegato (logorroico e confusionario, sono, oltre che ormai vecchio), ma se a Lucca si sprigionasse una scintilla di Coscienza Collettiva e determinata volontà di lavorare insieme per il Bene Comune, posso confermare fin d’ora (anche se non mi compete più da anni) che la CGIL quel sindacatino dei fumettisti lo mette immediatamente a disposizione di chi ci voglia davvero lavorare per il bene comune, per un serio progetto collettivo.
Perciò, un grande in bocca al lupo per la lucchese riunione e soprattutto per il futuro!
🙂

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LINK CORRELATI:

LA TAVOLA ROTONDA SUGLI AUTORI DI FUMETTI IN ITALIA… AL MUF DI LUCCA

GLI “STATI GENERALI” secondo Alessandro Bottero – SERVE UN CONVEGNO!

UNA FIRMA PER IL FUMETTO – IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, di Ivo Milazzo

OSSERVAZIONI SUL DIRITTO D’AUTORE NEL FUMETTO, di Carlo Chendi

IL FUMETTO IN ITALIA: TUTELE E PROSPETTIVE, di Raffaella Pellegrino

  • claudiostassi |

    Due interventi molto, ripeto molto interessanti quelli di Goria e di Bottero tanto che ho deciso di scrivere qualcosa sul mio blog.
    La discussione prende forma, non ha più il sapore acido di latte scaduto, ma di una torta che ha voglia di crescere nel forno e profuma di buono.
    http://stassiclaudio.blogspot.com/2010/08/mi-sono-morso-la-lingua.html

  • marcello |

    Come diceva l’indimenticato Pappagone, ecque qua! Ho ritrovato i file del bollettino dell’Associazione Fumettisti (l’impaginato in versione Quark XPress).
    Qualche font si è perduta nel tempo e nel passaggio da un computer (e da un sistema) all’altro, ma con un pomeriggio di lavoro si può ripristinare tutto. E’ un po’ triste verificare, scorrendo le colonne di quel giornaletto associativo, che dopo quindici anni stiamo parlando più o meno degli stessi problemi (viene da piangere anche a me, caro Gianni).
    Come ho detto, appena ho un po’ di tempo metto in piedi un blog e, se è tecnicamente possibile (devo chiedere la consulenza di quell’informatico di mio figlio Jacopo), posterò i vari numeri del giornale in versione pdf scaricabile o altro. Altrimenti posterò gli articoli più interessanti direttamente sul blog.
    Vorrei chiarire che l’intenzione non è quella di far rinascere una dualità tra AssFum e Silf, ma solo di rimettere a disposizione degli interessati quei materiali, e aprire un canale specifico di discussione.
    Se rinascesse (anche) da questo un desiderio di “aasociazione di categoria”, direi che l’approdo più naturale sarebbe il costituito (e ben spalleggiato) Silf. Il mio blog si pone solo come “servizio” ai colleghi, gratuito e disinteressato. Al punto che (nei limiti di tempo che mi lasciano famiglia e professione) non avrei nessun problema a farne il “bollettino in rete del Silf”, invece del blog dell’AssFum. Come dice giustamente Gianfranco (dal quale attendo anch’io una onesta disamina di cosa ha fatto o non potuto fare il Silf in tutti questi anni, e come e perché: in vista degli Stati Generali, è elemento decisamente importante, direi) non è questione di etichette o di nomi, ma di sostanza.
    Se c’è interesse, proviamo a fare il possibile. Se non è così… avremo postato un po’ di roba in rete a futura memoria.

  • Antonio |

    L’intervento di Giuliano mi sottrae le parole di bocca.
    Non ho capito nemmeno io perché si fosse sentita la necessità di duplicare le esperienze.
    Poi ho pensato che fosse naturale il passaggio da un’associazione a una sindacale vera e propria, vedi SILF:
    Incornicerei queste parole di Goria: “In una sala da 300 persone, quando si enuncia ciò (TPD), la sala potrebbe cominciare a svuotarsi, giacchè sognare non costa nulla, fare le cose costa. Se invece resta piena e si crea una fila di persone che vanno a mettere una firma che impegna a versare Tempo Indivuale, Impegno Personale e Proprio Denaro, allora si è, finalmente, a buon punto.”
    Il rischio è appunto che le persone se ne vadano.
    Ma, mi chiedo, non è che si può dire che il SILF ha mancato la sua missione se ora siamo a questo punto?
    Cioè, senza offendere nessuno, se adesso gli autori sono allo sbando e gli editori fanno quello che vogliono (pagano poco o anche nulla i fumettisti, mentre DEVONO pagare i tipografi, per esempio), non è anche colpa del SILF?
    O dei suoi pochi iscritti, o della mancanza di iniziativa degli stessi, per dire…
    Mettiamola come si vuole, ma questi interrogativi me li porrei.

  • Davide G.G. Cacid |

    L’intervento di Gianfranco è illuminante e assolutamente (tristemente) vicino alla realtà.
    Mi viene in mente a tal proposito un fatto accaduto non più di tre anni fa. Editore che, a serie in corso, decide di abbassare le – già basse – tariffe a pagina per i disegnatori. Inclusi gli albi all’epoca già in lavorazione. Giro di email. Tutti accettano, senza nemmeno sentirsi tra loro. Tutti tranne uno, che ovviamente dopo quel lavoro interrompe la sua collaborazione con quella casa editrice (e, siccome è bravo e serio, ha la possibilità di passare a una Casa Editrice)…
    Triste ma vero…
    D’altra parte, mi sembra che il discorso che sarà affrontato in questi “stati generali” (prendo in prestito le tue virgolette, Luca, ma tra l’altro io attendo un segno di vita da parte tua, rimembri?), quindi vado un po’ oltre.
    Secondo il mio modestissimo parere (e lavoro come interno di una casa editrice, ma anche come autore freelance, che ha collaborato con diverse realtà, anche come traduttore), c’è qualcosa che non va nel meccanismo. Qualcosa che si è rotto. Ovvio che l’imprenditore punti a realizzare il maggior utile possibile. Ovvio che l’autore tenti di avere un maggior ritorno economico immediato per il proprio lavoro.
    Se nessuna delle due parti riesce a raggiungere uno stato soddisfacente, allora c’è qualcosa che non va a livello generale. Le cause sono, penso, molteplici.
    E d’altra parte, questa situazione precaria non la si sente solo negli editori medio-piccoli, ma anche presso Grandi editori che vanno in edicola, e hanno resi che farebbero mettere le mani nei capelli a chiunque.
    Secondo me l’ideale sarebbe, per ottenere qualche risultato (anche solo per fare un punto della situazione ampio e serio) tentare di coinvolgere tutte le parti in causa. Autori, editori, distributori…

  • Giuliano |

    Ai tempi dell’Associazione Fumettisti, pur facendone parte mi chiedevo perché mai doveva esserci una analoga organizzazione (parlo dell’Anonima Fumetti) nata nello stesso periodo e con le stesse finalità.
    Mi fa piacere leggere interventi animati da spirito costruttivo; l’esperienza comparata delle due associazioni può essere una buona base di partenza (considerando i cambiamenti avvenuti nel frattempo).

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