Niente è meglio delle parole di Manuela Bellandi per raccontare le ultime fasi della vita di Mino Damato (Napoli, 1º dicembre 1937 – Roma, 16 luglio 2010), giornalista e conduttore televisivo sensibile e non avvezzo a compromessi, anche se ha cercato, in più occasioni, di rincorrere il “fantasma ingrato” della politica, da Alleanza Nazionale a Forza Italia, passando per l’UDC. Celebre il suo abbandono polemico di AN nel marzo 2001, dopodiché Damato si è iscrive al gruppo misto, del quale diventa capogruppo.
Il giornalista (in RAI dal 1968) ha dedicato parte della sua vita ai bambini più sfortunati, in particolare a quelli colpiti da aids (questa èla parte più encomiabile della sua vita, benchè i TG si siano ostinati, ieri, a porre l’accento sulla sua camminata sui carboni ardenti).
Adottò una bambina malata, Andreia. Nelle parole della famiglia: “Si rispecchiava negli occhi di Andreia, la piccola romena, che, per una scelta non formale ma di cuore, diventò sua figlia e la cui breve esistenza illuminò la sua, anche quando gli occhi di Mino lasciavano trapelare la sua malinconia”.
Mino era presidente e direttore della “Fondazione bambini in emergenza”. E’ la sua eredità.