Altiero Spinelli è divenuto, come i naviganti della rete e i frequentatori delle librerie sanno, un personaggio dei fumetti.
O meglio, il protagonista di un graphic novel, scritto da Davide Caci e Fulvio Gambotto, con i disegni di Mattia Surroz. Quello del quale vedete sopra la copertina.
Non ne abbiamo parlato al momento della sua uscita, in fondo non così lontana nel tempo, e nemmeno oggi Cartoonist Globale lo fa in modo esaustivo, ma solo da una particolare angolazione che coinvolge, anche, questioni di grande attualità.
Spinelli nasce a Roma il 31 agosto 1907. Inizia a interessarsi di politica durante l’adolescenza, seguendo dapprima le orme del padre, laico e socialista, per poi aderire, nel 1924, al Partito comunista.
Negli anni successivi parteciperà attivamente all’attività antifascista clandestina del partito, diventano, nel 1926, segretario interregionale.
Nel 1927 viene arrestato e condannato a sedici anni e otto mesi per cospirazione contro i poteri dello Stato. Nel 1937, dopo aver scontato dieci anni in carcere, viene inviato in confino a Ponza e, successivamente, a Ventotene; in questi anni matura un progressivo allontanamento dalla linea del Partito comunista, fino al distacco definitivo.
A Ventotene entra in contatto con Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, insieme ai quali inizia a meditare sull’ipotesi federalista; tra l’inverno 1941 e la primavera 1942 scrive, con Ernesto Rossi, il Manifesto per un’Europa libera e unita.
Di questo parla la versione fumettata realizzata dai tre giovani autori italiani, pubblicata dalle Edizioni 001.
Caci ne parla al microfono di Sergio Tulipano per Booksweb TV, e nel frattempo discetta anche di altri capitoli della sua frenetica attività editoriale, presso la casa editrice ReNoir Comics (per esempio, di Lou, che era stata candidata anni fa per rimpinguare un fantomatico Corriere dei Piccoli in fase di rinascita… che però non nacque mai!).
Con uno spericolato salto nel tempo, dal sogno dell’Europa di allora piombiamo di botto nell’incubo dell’Italia di oggi.
La figlia di Altiero, Barbara Spinelli, tenta di dare delle risposte alle domande che assillano alcuni e che sono completamente ignorati dagli anestetizzati di Raiset.
Perché qualcuno cerca di ostacolare, con tutti i metodi a disposizione, il lavoro della Magistratura?
Perché oggi stesso viene varata una legge contro le intercettazioni che renderà più complicate le indagini sulla morte di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino?
La risposta, ufficialmente, non c’è.
E non c’è un Pasolini che, come lui fece, osi scrivere oggi “Io so, ma non ho le prove”.
La verità sembra non interessare a nessuno, se non a un pugno di giornalisti. Fra i quali Barbara Spinelli.
Dopo le parole del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, torna l’interrogativo: chi c’era dietro Cosa nostra?
Qualche brandello di verità esce fuori dal dibattito che si può ascoltare di seguito, organizzato nella redazione de La Repubblica; in studio a Roma ci sono Attilio Bolzoni, giornalista del prestigioso quotidiano, e Luigi De Magistris (Idv). Al telefono c’è, appunto, Barbara Spinelli, editorialista de La Stampa.
Conducono Massimo Giannini e Tiziana Testa.
Chi, per problemi di connessione o simili, non riesce a vedere il video correttamente da questo blog, può tentare di farlo più agevolmente a questa pagina.
Chiudiamo con qualche frase fresca di etere, solo apparentemente slegata dal discorso in questione.
«Annozero è un cavallo che lei non è riuscito né a cavalcare, né a domare, né a comprare. Vediamo se ci sarà nel palinsesto della prossima stagione. Comunque sia è un cavallo che continuerà a correre». Lo ha detto stasera Michele Santoro – nell’anteprima di Annozero – rivolgendosi direttamente al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Santoro, lunedì scorso, ha avuto rassicurazioni dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, ma il direttore generale, Mauro Masi, ha ricordato che è lui a decidere sul palinsesto. Quindi, speriamo che sia messo alla porta in fretta, dopo quelle che ha già combinato.
«La nostra televisione è diventata un po’ fascista tra virgolette. Non perché inneggi al Duce, ma perché ha abdicato al conformismo», ha detto Santoro, che ha paragonato la nostra tv a un Macdonald dove tutto è semplice e banale. «È impensabile – dice il conduttore – per noi produrre serie come I Soprano, Lost o Dottor House.
La nostra televisione si riduce a questo: santi, carabinieri e puttane».
Così è.