Oggi, sulle pagine online della Repubblica, c’è una sorpresa (che, come tale, è inattesa). Lo scrittore Roberto Saviano ricorda Andrea Pazienza commentando l’ultimo lavoro del grande artista di San Menaio, rimasto incompiuto, in quel maledetto 1988.
Inutile dire che fa piacere rivederne qualche immagine, in attesa di rileggerlo su carta.
© per le immagini Marina Comandini Pazienza.
Ricordo un bell’articolo di Beniamino Placido che ne parlava, con l’attenzione di sempre, pur non essendo Placido un esperto di fumetti, proprio su Repubblica, con tempestività, quando la prima parte del fumetto, uscita postuma, era ancora rintracciabile in edicola, sul mensile Comic Art.
Qualche parola di Saviano: “(…) nonostante il tentativo di voler attribuire uno “scopo” al lavoro di Pazienza, Storia di Astarte rimane un’opera d’arte. Un connubio perfetto ed equilibrato tra parole e immagini a sancire la grandezza di un intellettuale del nostro tempo.”
Sempre su Repubblica si commenta anche l’ultimo, gravissimo scandalo istituzionale consumatosi con il cosiddetto “decreto interpretativo”, palesemente incostituzionale, entrato in vigore a razzo, firmato istantaneamente, ma suscettibile di scomparire con effetti drammatici (addirittura invalidanti della prossima tornata elettorale? A rigor di logica sì) quando la Corte Costituzionale rileverà ciò che è sotto gli occhi di tutti, così com’è avvenuto con l’incostituzionale e antidemocratico Lodo Alfano.
Ecco le valutazioni, del tutto condivisibili, che fa di questo scempio Eugenio Scalfari, nel pezzo Quel pasticciaccio di Palazzo Chigi – un precedente contro le regole.
A seguire, una notizia che probabilmente è sfuggita a chi ascolta il TG 1 di Augusto Minzolini, il TG 2 o le reti del Presidente del Consiglio.
E’ un’intervista amarissima, quella che ha invece mandato in onda il TG 3 (e forse Rai News 24, ottimo canale informativo, purtroppo seguito da una stra-minoranza).
Sono le prime immagini comprase in televisione di Anna Argento, presidente prima commissione Corte di assise di Roma, incredibilmente denunciata per abuso di ufficio.
Il giudice ha avuto il torto di applicare la legge elettorale.
Anna Argento ha spiegato che nessuna lista era stata presentata in cancelleria e la successiva richiesta di integrazione del PDL per il Lazio non poteva essere accettata “in quanto non si può integrare qualcosa che non esiste”.
Prima il decreto interpretativo incostituzionale e poi la denuncia a chi ha applicato la legge senza interpretarla per il partito di governo.
Mi scuso, solo a titolo personale, perché altro non posso fare, con la Dott.ssa Anna Argento, di essere cittadino di questo Paese che tenta di punire e umiliare chi applica la legge che non piace ad alcuni.
Ma nei momenti più bui della storia d’Italia del Dopoguerra la norma è divenuta appunto questa.
Per quanto, ancora?