Questa mattina, l’amico Eugenio Sicomoro (al secolo Bruno Brunetti), grande disegnatore e illustratore, nonché coautore con Claude Moliterni di storie pubblicate sulla rivista Pilote (a partire da La mummia scarlatta, 1988), ha inviato un suo commento relativo al “giallo” dela ritrovamento di parte della collezione di Claude del quale abbiamo parlato in precedenti post, e che ha suscitato un ampio dibattito.
Poiché la sua opinione è molto diversa da altre espresse in precedenza, trovo interessante evidenziarla in questo post.
La foto di Eugenio che ho messo in apertura di post è © Kartasia e si riferisce a questo stage da lui tenuto a Cosenza nel marzo 2004.
A Eugenio la parola.
Chiedo scusa, ma non posso esimermi dal far sentire la mia voce in merito all’evento di cui si parla perché la mia netta convinzione è che si stia facendo “Molto rumore per nulla”.
Per un singolare meccanismo, forse l’atavica, viscerale paura di molti collezionisti di vedere dispersa o peggio ancora oltraggiata da una discarica la propria preziosa collezione, sta facendo sì che si veda, in un fatto banale, l’attuarsi di chissà quale nemesi.
Come faccio a saperlo?
No, non sono io l’autore del gesto che avrebbe oltraggiato la memoria di Claude.
Ma qualche informazione di cui sono in possesso, una buona dose di logica e un po’ di “spirito d’osservazione” m’inducono a pensare che non sia stato perpetrato alcuno “spregio incredibile”.
La prima cosa ad avermi insospettito è stata la dichiarazione del “testimone che ha scattato le immagini”, il quale sostiene di essersi trovato dinanzi tale scempio in “calle Jussieu”.
Orbene, rue Jussieu è la strada in cui Claude Moliterni abitava. E’ vero che in una delle foto, su di una busta, sotto il nome del destinatario, è scritto rue des Boulangers, ma si tratta di un indirizzo nel quale Moliterni non ha vissuto che per pochi anni. L’indirizzo storico, quello in cui ha risieduto per molti anni con la moglie e nel quale era tornato ad abitare prima di andarsene è rue Jussieu. La cosa non è di secondaria importanza, perché non ci troviamo in una fatiscente strada della banlieue parigina dove, forse, una discarica a cielo aperto non è cosa inusuale, ma nel cuore del Quartiere Latino (per capircirci a due passi da boulevard St.Germain e dall’università della Sorbonne). Non solo: in una delle foto (non presente tra quelle a corredo dell’articolo di Luca, ma visibile in un servizio simile sul sito di BD Gest) s’intravede, da una parte, l’entrata di un portone. Ebbene, sono quasi certo si tratti dell’ingresso, (che ricordo molto bene) del palazzo in cui abitava Claude. Se poi si guardano con attenzione le foto, si noterà che insieme alle buste, alle riviste e ai vari fogli sparsi, appaiono delle buste di plastica grigia, molto simili a quelle dell’immondizia.
Mi sembra francamente improbabile, perciò, che il materiale presente nelle immagini sia stato “scaricato” in maniera dissennata proprio davanti all’abitazione della persona alla quale lo stesso materiale apparteneva.
Ritengo più credibile che fosse stato messo nei sacchi, che appaiono nelle stesse immagini, e che in attesa di essere smaltito, qualcosa o qualcuno lo abbia tirato fuori seminandolo sul marciapiede.
Circa il fatto poi che si trattasse di “prezioso” materiale da collezione… Claude possedeva montagne di pubblicazioni, riviste, cartonati, rassegne stampa da indurlo, nonostante l’appartamento in cui viveva fosse tutt’altro che un buco, a prendere in affitto, nello stesso stabile in cui risiedeva, un altro appartamento nel quale poter accogliere l’ incredibile mole cartacea.
Sono stato ospite di Claude per ben due settimane e vi assicuro che se questa incredibile mole di materiale fosse stata scaricata su di un marciapiede di St.Germain ne avrebbero parlato tutti i quotidiani francesi.
Dunque? Dunque credo che quel che si vede nelle foto non siano altro che qualche rivista e un po’ di vecchia corrispondenza (l’indirizzo rue Blaise Pascal / Neuilly sur Seine che si legge su di una delle buste, corrisponde alla sede della Dargaud Editeur, della quale Claude era direttore artistico, di oltre vent’anni fa).
Non ci si dimentichi poi, che non stiamo parlando di un povero vecchio solo e dimenticato deceduto nella corsia di chissà quale ospedale, ma di un uomo che fino all’ultimo giorno della propria vita aveva lavorato nella redazione di BDzoom il portale da lui stesso creato. Circondato da vecchi, fedeli e preziosi amici quali Philippe Mellot, Gilles Ratier, Michel Denni o Laurent Turpin. Gente competente che non avrebbe certo consentito lo scempio temuto.
E alla fine di questa lunga lettera il mio ricordo non può non andare a due momenti: al giorno in cui mi mostrò la sua straordinaria collezione di originali… Tavole di Blueberry (La miniera del Tedesco), tavole di Arzack, strips dei Peanuts, di Barbarella … e la prima mitica pagina dello Steve Canyon di Milton Caniff (sì, proprio quella con la storica soggettiva) e ai semplici e divertentissimi giochi di prestigio con i quali intratteneva i suoi commensali a tavola.
Il 21 gennaio fa un anno che non c’è più.
Con lui se n’è andato un pezzetto del mio cuore e questa lettera è un modo, forse inusuale, per rinnovarne il ricordo.
Eugenio Sicomoro