A più riprese Cartoonist Globale ha segnalato l’uscita dell’importante biografia di Walt Disney Vita di Walt Disney. Uomo, sognatore e genio, scritta da Michael Barrier, pubblicata la casa editrice Tunué.
In questo post sono state messe a confronto la recensione di Luca Raffaelli comparsa sul quotidiano La Repubblica lo scorso 28 dicembre 2009 e quello uscito sul Manifesto il giorno seguente, a firma della condirettrice del giornale Mariuccia Ciotta.
Seguiva un commento del curatore dell’edizione italiana della biografia di Walt Marco Pellitteri, che ne è anche il traduttore.
Oggi, mentre il popolare sito Dagospia riprende (non proprio tempestivamente, bisogna dire) l’articolo di Luca Raffaelli, egli stesso ci invia un suo nuovo commento di risposta, che può servire come contributo ulteriore alla discussione.
Per leggerlo, bisogna fare CLIC sotto.
L’articolo è corredato con varie immagini tratte da vari numeri della rivista Funnyworld, ideata e redatta dallo stesso Michael Barrier negli anni Settanta. E, in chiusura, un importante documento: l’inizio del primo show del ciclo Disneyland, alias Walt Disney Presents, ect., andato in onda il 27 ottobre 1954. Vi compare tra gli altri anche Fess Parker, il fortunato interprete di Davy Crockett. E’ in questa occasione, i particolare nella terza parte, che Walt Disney pronuncia per la prima volta la storica frase “…that it was all started by a mouse.” Sentirete…
IL COMMENTO DI LUCA RAFFAELLI
Nel caos supremo che governa il mio studio, ho ritrovato ieri un vecchio numero di Funnyworld, rivista statunitense sul cinema d’animazione. E’ del 1978, il n. 20. Costava 3 dollari e mezzo.
Diretto da Mike Barrier, proprio l’autore della biografia di Disney pubblicata da Tunué, conteneva un lungo articolo sul papà di Mickey Mouse, sui cinquant’anni della Disney Animation. E mi è venuta voglia di riprendere il discorso, o se volete la polemica nata in seguito all’articolo pubblicato da Repubblica.
Rileggendolo, infatti, ho trovato tanta ammirazione per il lavoro di Walt Disney, per i risultati raggiunti dalla sua arte, per la crescita artistica impressa grazie a lui a tutto il mondo dell’animazione.
Tutto ciò che ho ritrovato anche nel suo libro e che intendevo sottolineare quando, nell’articolo di Repubblica, scrivo che “non è un fanatico disneyano né uno scrittore alla ricerca dello scoop a tutti i costi”. Barrier è un vecchio studioso che è partito dalla sua passione per studiare l’uomo Disney, senza preconcetti. Senza tesi da “uomo nero” alla Marc Elliot, o da uomo progressista e di sinistra, proposta da Mariuccia Ciotta nel suo libro Prima stella a sinistra.
Nel libro di Barrier ho ritrovato il mio Disney, quello che avevo immaginato nel corso degli anni leggendo tanto su di lui, e quello che, nel bene e nel male ho proposto anche nel primo capitolo di Le anime disegnate.
Certo, ognuno può avere il suo Disney, come scrive Mariuccia Ciotta: ma vedere falsità nelle dichiarazioni di decine e decine di suoi collaboratori mi sembra atteggiamento fuorviante e inopportuno. Ho conosciuto Frank Thomas e Ollie Johnston, ho conosciuto Joe Grant e so che parlavano di Disney in maniera molto differente da come ne parlava Art Babbitt, ad esempio, oppure Jack Kinney.
So anche che ogni persona dona impressioni e comportamenti diversi a seconda delle situazioni e degli incontri, delle simpatie e delle antipatie, delle armonie e delle disarmonie, ma anche che esistono testimonianze che sommate ad altre testimonianze diventano fatti.
Vorrei anche dire a Marco Pellitteri che tutto quello che ho scritto ha a che fare con il libro di Barrier: un libro accurato, documentato e obiettivo, che propone una visione dell’uomo Walt, e che tale visione ho cercato di riportare ai lettori in maniera fedele.