Don Luigi Ciotti parla in questi giorni di mafia, dell’attività della sua Cooperativa Libera, di confisca di beni ai mafiosi e di leggi ad hoc. Nell’intervista che segue spiega tutto al meglio con parole sue, che non richiedono superflui commenti.
Nella foto (scattata da Diego Ceresa, grazie!), da sinistra, don Ciotti, l’editore Vittorio Pavesio, il blogger di Cartoonist Globale, Sergio Chiamparino.
Per curiosità, nella proiezione che scorre su telo alle spalle degli astanti, si vede benissimo che il primo a sinistra è Ivo Milazzo!
Sotto, un’intervista a Don Ciotti condotta ne 2007 per RT Rotocalco Televisivo, da Enzo Biagi, dopo il suo ritorno in Rai, piuttosto provato dalle conseguenze dell'”editto bulgaro” di Silvio Berlusconi che aveva costretto, agitando insulsi pretesti, a privare il popolo italiano per cinque anni della sua attività di giornalista televisivo.
Incidentalmente, trovo su Wikipedia una serie di informazioni sull’Editto Bulgaro che mi sembra interessante ricordare e che copio.
All’indomani della morte di Enzo Biagi, avvenuta nel novembre del 2007, Berlusconi ha inoltre dichiarato di aver solo voluto esercitare un diritto di critica sull’utilizzo della tv pubblica e che «Non c’era nessuna intenzione di far uscire dalla televisione e neppure di porre veti alla permanenza in tv di chicchessia».
Non si è fatta attendere la replica di Bice Biagi, figlia del giornalista scomparso, la quale ha tenuto a precisare che: «L’editto bulgaro? Certo che c’è stato, c’è qualcuno che ogni tanto ha delle botte di amnesia, mentre mio padre è stato lucido fino alla fine. Il ritorno in RAI è stato l’ultimo regalo che gli ha fatto qualcun’altro che si è mosso».
Più recentemente nel 2008 Berlusconi è tornato sull’argomento, dichiarando:
«Mi sono battuto perché Enzo Biagi non lasciasse la televisione, ma alla fine prevalse in Biagi il desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto elevato.»
La frase scatenò la reazione durissima delle figlie di Biagi che accusarono il Cavaliere di voler gettare fango sul giornalista, anche se morto da diversi mesi.