ROBERTO SAVIANO A ROMA, OGGI

È gremita piazza del Popolo, a Roma, dove poco prima delle 16 ha preso il via la manifestazione per la libertà di informazione, indetta dalla Federazione nazionale della stampa italiana.
Grazie a Caleidoscopio che ha fornito a tempo di record queste immagini e questo commento.

La manifestazione si è aperta con un minuto di silenzio dedicato alle vittime della tragedia di Messina. Impossibile entrare nella piazza, piena all’inverosimile, le vie intorno traboccano di gente di tutte le età.

Molti i giovani. La piazza è piena di colori, palloncini, bandiere e cartelli. Uno per tutti: «La verità vi farà liberi».
Roberto Saviano: «libertà di stampa è raccontare senza ritorsioni». Applauditissimo l’intervento di Roberto Saviano, lo scrittore impegnato contro la mafia, che vive sotto protezione. Saviano ha ricordato come la libertà di stampa sia anche la serenità di lavorare, «di raccontare senza ritorsioni, senza che il proprio privato sia utilizzato come un’arma per far tacere».

Un’emergenza particolarmente sentita in Italia, «che è il secondo paese dopo la Colombia per il numero di persone che si trovano sotto protezione. Raccontare in certe parti d’Italia, soprattutto al Sud, è complicatissimo e costringe a dover difendere la propria vita». Tra i nemici principali del dovere di raccontare, ha sottolineato Saviano, «c’è l’indifferenza, che isola chi prova a descrivere la realtà. Ecco perchè siamo quì, per dire che ogni paese ha bisogno della massima libertà di espressione». Un modo, secondo Saviano, anche per difendere la memoria dei giornalisti che sono caduti in nome della libertà di informazione.

Per Saviano «quello che è accaduto a Messina è il frutto, non della natura, ma del cemento. Se chi permette a chi scrive di farlo secondo coscienza e senza pressioni, tragedie come questa potrebbero essere evitate».
Siddi: «i nemici sono quelli che attentano alla libertà». «I giornalisti – ha detto il presidente dell’Fnsi Franco Siddi parlando dal palco a piazza del Popolo – non vogliono e non cercano nemici. Gli unici nemici sono quelli che attentano alla libertà». «Non c’è nessun tentativo di bavaglio», ha aggiunto ironico Siddi, «nessun tentativo di intimidire giornalisti scomodi e testate non allineate.
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Nessuna vendetta mediatica: i giornalisti non sono mai stati indicati come farabutti e delinquenti. No, non ci siamo». Il premier Silvio Berlusconi aveva detto che la manifestazione sulla libertà di stampa «è una farsa assoluta, in Italia c’è più libertà di stampa che in qualsiasi altro paese». «Libertà di stampa non vuol dire solo avere a disposizione decine di giornali ma anche avere tutte le notizie che meritano di essere pubblicate», ha spiegato Franco Siddi, segretario del sindacato unitario per cui la manifestazione ci «aiuta a riscattare anche all’estero l’immagine dell’Italia». Siddi ha chiesto al premier di ritirare il ddl Alfano sulle intercettazioni e le cause intentate contro i giornalisti.

Lepri: «evitare che si soffochino le voci libere». Sergio Lepri, storico direttore dell’Ansa, 90 anni appena compiuti ha lanciato un appello: «Impegnamoci tutti per evitare che si soffochino le voci libere e per fare in modo che il diritto di indignazione che si leva da questa piazza vada in tutte le piazze d’Italia».

Slogan della manifestazione «Informazione, no al guinzaglio». La manifestazione per la libertà di informazione, spiegano gli organizzatori, «per una stampa che non vuol farsi mettere il guinzaglio da nessuno». Slogan, scritto anche sulle magliette che molti manifestanti indossano: «Informazione, non al guinzaglio».

E proprio oggi Reporter sans Frontieres, anticipando il rapporto che sarà reso noto il 20 ottobre, ha detto che il nostro Paese è sceso nella classifica della libertà di stampa e che Berlusconi potrebbe essere inserito nella «lista dei predatori della libertà di stampa».

Nell’interno del post un pezzo tratto dal TG4 (abusivo, in quanto tale, come la rete stessa, e questo lo sappiamo bene). Le affermazioni inqualificabili che sta facendo in questo pezzo sono da antologia.
Giusto per chi non avesse ancora chiaro di che pasta sia questo figuro.
L’ha capito la signora intervistata, sempre da Umilio Fido, che si rifiuta di parlare con l’inviata Alessandra Cherlizza (poveretta!).
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  • Sara Muppet |

    Emilio Fede aveva fatto una proposta alla ragazza, Monteleone, che si era seduta al tavolo con due che chiama confidenzialmente Lele (Mora) e Silvio (Berlusconi).
    La Daddario insinua (molto delicatamente, devo dre) che anche lei farebbe il suo stesso mestiere. E ripresa fuori onda la Monteleone dice che c’era una busta “per lei”, come Santoro ha sottolineato.
    Allora, ci volete spiegare qual è la verità vera?
    Io credo a lei, ovvio.
    Sara

  • La Venexiana |

    Sì, grazie a Cesare, il suo racconto andrebbe incorniciato!
    Vi segnalo cosa dice oggi Ilaria d’Aamico al microfono di Silvia Fumarola.
    Copio solo la parte che riguarda l’emergenza informazione in Italia, che (come abbiamo visto) non è solo un’invenzione dei “mangiatori di marmocchi a colazione”.
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    Ilaria, si sente una “farabutta”? (chiede la Fumarola). E Ilaria risponde:
    “Una farabutta con la schiena dritta, ma vivo due realtà meravigliose, La7 e Sky, mi hanno sempre consentito di fare quello che volevo. Sono privilegiata ma il clima di paura c’è, e la cosa grave è che questo clima procura l’autocensura”.
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    Ha visto la D’Addario?
    “Certo. La puntata di Michele Santoro, che è bravissimo, aveva un contenuto giornalistico enorme. Peccato che la pressione fosse talmente forte che ciascuno degli attori non ha dato quello che poteva dare, c’era una strana par condicio. Ho avuto un moto di tenerezza per la D’Addario, una donna con pochi strumenti che ha poggiato tutto sul corpo; non la vedo una fredda architetta”.
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    C’è un problema culturale in Italia?
    “In altri paesi dove c’è un bigottismo coerente – gli Usa, la Francia – un caso D’Addario farebbe cadere qualsiasi governo. Non approvo il bigottismo, ma c’è la coerenza di calare la maschera quando vengono calate le brache. Da noi trionfa il maschio italico.
    E non si sottolinea la cosa più agghiacciante, che alla favorita del politico non viene più offerto l’appartamento ma una candidatura, che però è sulle nostre spalle”.

  • Serventi |

    Bellissima, la tua testimonianza diretta, Cesare!
    Grazie tanto!
    Eh, questa manifestazione ha dato molto fastidio al Padrone delle Ferriere, quello che una volta si chiamava “Sua Emittenza” e che ora si chiama semplicemente, per tutto l’Universo, col nomignolo irriverente di “Papy”.
    Gli uomini che ha messo lui in posti chiave, a dispetto di ogni etica, si sono risentiti, perché la manifestazione à stata contro il loro comportamento da escort (a qualsiasi parte politica appartengano – purché servi, o al massimo “portavoce”, o in qualsiasi rete lavorino).
    Così, il comitato di redazione del Tg1 è in rivolta contro il suo direttore Augusto Minzolini, scelto da Papy. A far alzare al voce al cdr sono stati i servizi andati in onda ieri in relazione alla manifestazione sulla libertà di stampa promossa dalla Fnsi e l’editoriale dello stesso direttore che affermava di non capire il senso di quella protesta: “Denunciare che la libertà di stampa è in pericolo è un assurdo”, affermava Minzolini. Il cdr ha così deciso di chiedere ai vertici Rai “una convocazione urgente per esprimere le nostre preoccupazioni”.
    Ed è intervenuto anche il presidente della Rai Paolo Garimberti che giudica “assolutamente irrituale quanto accaduto”.
    Il presidente scriverà domani mattina al direttore generale “per evidenziare questa irritualità”. Altro che criticare Santoro!!!
    In serata è stato letto al Tg1 il comunicato del Comitato di Redazione: “Il Tg1 non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna manifestazione. Ieri il direttore lo ha allineato contro la manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti per la libertà d’informazione, cui ha aderito una moltitudine di cittadini”.
    “Il Tg1 – continua il comunicato – ha per sua tradizione un ruolo istituzionale, non è un tg di parte. E’ il Tg di tutti i cittadini, anche di quelli che hanno manifestato per chiedere il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione. E cui sbrigativamente è stato detto di aver fatto una cosa ‘incomprensibile’. Il Tg1 va in tutte le case”. “E’ servizio pubblico – afferma ancora il cdr – e rispetta ogni opinione e sensibilità per non mettere in gioco il suo patrimonio di credibilità. Ai telespettatori che in queste ore fanno giungere le loro proteste l’impegno del comitato di redazione perché siano recuperati rispetto ed equilibrio”. Il comunicato si chiude con la richiesta ai vertici di viale Mazzini di un incontro urgente.
    A breve arriva la risposta di Minzolini: “E’ la dimostrazione che c’è chi manifesta per la libertà di stampa ma è intollerante verso chi ha un’opinione diversa”.
    E immediata la controreplica dell’Usigrai: “Tempo zero al pensiero di Roberto Saviano e del costituzionalista Valerio Onida, un minuto per sè alle 20. Non so con quale consapevolezza parli Augusto Minzolini, uomo simbolo dell’occupazione della Rai – dice il segretario Carlo Verna-.
    Se neofita della televisione non abbia ancora capito cosa significhi l’attribuzione di spazi di massimo ascolto: il Tg1 di domenica è un’altra pagina di come il giornalismo non dovrebbe essere mai”

  • Cesare Milella |

    Ho partecipato anch’io alla grande manifestazione a Piazza del Popolo a Roma tornando a casa oggi alle 3 di notte, stanco ma contento per l’intensa giornata di passione civile trascorsa.
    Siamo partiti da Bari alle 8 con due autobus organizzati dalla CGIL con un tempo autunnale, con pioggia,vento e freddo; man mano che ci avviciniamo a Roma il tempo migliora fino a trovare una splendida giornata di sole e caldo; arrriviamo alle 14 lasciando l’autobus al parcheggio dell’Anagnina e di là prendendo la metropolitana per Piazza del Popolo. La piazza alle 15 è già gremita; in attesa della manifestazione giro la piazza visitando gli stand e incontro Nanni Moretti con il quale mi faccio scattare una foto.
    Poi vedo arrivare Michele Santoro e scatta un grande applauso, poco dopo c’è un altro enorme applauso, quasi un boato: è arrivato Roberto Saviano. Siamo tantissimi, la piazza è strapiena, che sensazione di gioia vedere tanta gente protestare, commuoversi, esaltare,resistere; altro che farsa questa è la vera Italia, non i reality show che ci propina il premier.
    Inizia la manifestazione con l’orchestra di Piazza Vittorio, poi il presentatore Vianello scandisce tutte le adesioni alla manifestazione (fra cui incredibilmente il Cdr di Mediaset) e, dopo un minuto di silenzio per i morti di Messina, parlano Siddi, Onida e Saviano.
    Ci sono anche intermezzi musicali con Teresa De Sio, Marina Rei (che ha cantato la libertà di Gaber) e la scoperta (per me) Simone Cristicchi che ha cantato una bellissima canzone dedicata al G8 di Genova (Genova brucia) con delle strofe applauditissime come “E’ morto solo uno, ma potevano essere cento, i mandanti del massacro sono ancora in parlamento”.
    Poi altri interventi; una rappresentante dei precari della scuola che parla dello stato in cui è ridotta la povera scuola pubblica con i tagli della Gelmini; il responsabile di Reporter Sans Frontieres che comunica che non siamo soli: anche a Parigi si manifesta per la libertà di stampa in Italia e il caso Italia verrà ufficialmente sollevato al Parlamento Europeo; il lucidissimo novantenne Lepri che, ricordando il nefasto regime fascista da lui vissuto durante la giovinezza, incita tutti a mantenere alta la guardia.
    E ancora Carlo Verna, segretario dell’Usigrai che parla della difficile situazione della Rai, un giornalista dell’Avvenire che racconta l’ignobile linciaggio mediatico a cui è stato sottoposto Dino Boffo e uno dei momenti più alti: Neri Marcorè che legge un brano di Tocqueville di 170 anni fa, ma che sembra scritto oggi, trattando della facilita con cui un popolo sazio e che pensa solo ai propri interessi personali può essere facilmente condotto alla servitù (“Può accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali, porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro; una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla”).
    La manifestazione oltre che sul palco era soprattutto nella piazza; era piena zeppa di gente, moltissimi i giovani; sono segnali (come anche gli oltre 7 milioni di spettatori per Annozero) di speranza, l’Italia non è tutta ipnotizzata dalle Marie De Filippi e dai Grandi fratelli al servizio dell’imbonitore, c’e tanta gente preoccupata per la qualità dell’informazione.
    Alle 18.45, mentre cantava Marina Rei, mi avvio verso la metropolitana per il ritorno a casa e riprendo all’Anagnina con gli altri l’autobus per Bari (altre 6 ore di viaggio), ripensando alle intense emozioni di una così bella giornata.
    Come ogni viaggio (per me è una tradizione) ho fatto acquisti di fumetti che poi, quando li rileggo con l’annotazione della città e della data di acquisto, mi suscitano piacevoli ricordi.
    A Roma, per ricordare questa memorabile giornata, ne ho comprati cinque:
    Disney Anni d’Oro n.4 (copia con pagine ondulate, ma solo leggermente, molto meno di quelle viste nelle edicole a Bari) , Phantom n.5 (che peccato che chiude questa bella testata), Topolino n.2810 (quando c’è Casty, ma anche Tito Faraci, compro sempre Topolino), e i miei amati Julia (n.133) e Ristampa Dago (n.88).
    Un caro saluto
    Cesare

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