In effetti, quando questa intervista è stata raccolta per Boosksweb.tv da Sergio Tulipano (many thanks) alla Fiera del Libro di Torino 2009, dove presentavo scrittori, disegnatori, editori e altra gente del settore nell’ambito dell’iniziativa benemerita Comics Park, il libro Irripetibili, pubblicato da Coniglio Editore era quasi esaurito.
Ora lo sarà ancora di più, ma su Amazon, ibs.it o presso il sito della casa editrice, mi sa che qualche copia ancora si può racimolare.
In sintesi, oggi che Fumetto è considerato sinonimo di romanzo (o di graphic novel, specie al Salone di Torino ce ne rendiamo conto), si dimentica che nel periodo compreso tra la nascita di Diabolik (1962) e l’affermarsi di Dylan Dog (1999) la narrativa disegnata assolveva già questa funzione tra l’indifferenza dei media e l’ammirazione silenziosa di tantissimi lettori.
Bastava andare in edicola e comprare una qualsiasi rivista per trovare autori oggi divenuti dei classici: Hugo Pratt, che raccontava come si poteva vivere un’altra storia e un’altra realtà; Magnus, che descriveva le trasformazioni della società di fronte alla globalizzazione; Bonvi, che metteva alla berlina le follie del militarismo in contemporanea col “Maggio francese”; Guido Crepax, che esplorava le psicopatologie quotidiane all’alba della rivoluzione sessuale; Andrea Pazienza, che metteva su carta il movimento del 77 e il riflusso degli Ottanta; Milo Manara, che mostrava le ipocrisie morali delle pubbliche virtù; Lorenzo Mattotti, che si immergeva nei fuochi dell’inconscio sui ritmi world music di Peter Gabriel.
Con loro, un esercito di autori, editori, operatori del settore in un caotico cocktail di generosità personale, furbizia commerciale e cialtroneria editoriale, protagonisti di una rivoluzione narrativa e grafica che ha influenzato cinema, letteratura, televisione, moda. Una rivoluzione che permette oggi al fumetto e ai suoi autori di essere protagonisti consapevoli della scena culturale italiana e internazionale.
Per queste repetita, che in qualche modo sempre iuvant, ringrazio il solerte Sergio, l’inossidabile Alessandra Casella e anche Lucrezia Depalma, non meno solerte Ufficio Stampa della Coniglio Editore.
A loro in particolare dedico il blues che segue: di Lonnie Johnson Another Night to Cry, registrato nel 1963, molto prima che tutti noi nascessimo.
E già che ci sono, lo dedico anche agli altro 349 mila farabutti che, come me, a tutt’oggi hanno firmato l’appello dei tre giuristi sulla libertà di stampa (e di espressione) messa in crisi profonda da chi tenta in ogni modo di rimanere impunito. Compresi i nove premi Nobel Renato Dulbecco, Dario Fo, Nadine Gordimer, Gunther Grass, Elfriede Jelinek, Edmund Phelps, Josè Saramago, Wislawa Szymborska, Betty Williams.