DUE “POST SCRIPTUM” SUL DIRITTO D’AUTORE, di Carlo Chendi e Ivo Milazzo

Ancora due interventi sulla Legge relativa al diritto d’autore degli autori di fumetti della quale stiamo parlando da un po’ di tempo sia qui che in altri siti, blog e spazi, a cominciare da quello ufficiale: Una firma per il Fumetto.

Il primo è di Carlo Chendi, il secondo di Ivo Milazzo: due rinomati fumettisti italiani, sceneggiatore e disegnatore, ospitati qui più volte in precedenza.
Gli interventi sono arricchiti da due video di disegnatori al lavoro. Il primo ce lo segnala la giovane illustratrice Ginevra (che frequenta il secondo anno del corso di Illustrazione alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze) e riguarda un disegnatore in grado di usare in contemporanea entrambe le mani per realizzare un ritratto doppio. Incredibile!

L’altro video sul più grande caricaturista del secolo scorso (che ha avuto una vita lunga appunto un secolo): Al Hirschfeld, filmato a 99 anni da Susan Dryfoos mentre crea una caricatura di Paul Newman.
Grazie a tutti!

POST SCRIPTUM di Carlo Chendi
.
Io credo che, in materia di diritto d’autore, conti anche l’esperienza “lavorativa” con diversi editori. Ho cominciato a fare sceneggiature nel 1952 e, da allora, ho collaborato “direttamente” con una ventina di editori italiani, due francesi ed uno tedesco.

Io non ho mai considerato l’editore come un “antagonista”, ma come un partner che aveva un interesse simile al mio per continuare a fare uscire pubblicazioni che, appunto per interesse comune, fossero fatte al meglio e vendessero il più possibile.

La legge sul diritto d’autore (la n. 633 del 1941), anche se non cita specificatamente gli “autori di fumetti”, per “affinità creative” finora ci ha “abbastanza” tutelati. Certo, alcuni “particolari”che riguardano in maniera specifica gli autori di fumetti vanno aggiunti. Io credo che potrebbero bastare poche frasi… sintetiche e precise.

Come “fumettaro” ho frequentato sia disegnatori che sceneggiatori; e ho avuto come partner fissi, per circa 35 anni, qualche disegnatore. Ma, per una questione di “affinità di mestiere”, poiché i problemi “lavorativi” erano gli stessi, me “la intendevo” di più con gli sceneggiatori.

(Se mi esprimo al plurale, non è plurale maiestatis, ma semplicemente perché i problemi con i tantissimi colleghi sceneggiatori: italiani, francesi, statunitensi, argentini e via dicendo, erano identici).

Certo, “a vista” un disegnatore impiega più tempo di uno sceneggiatore a fare una pagina, ma un disegnatore, la sera quando stacca, stacca veramente e sino al mattino dopo può pensare ad altro, tanto sa che l’indomani mattina, quando si mette al lavoro, ha la sceneggiatura che gli dice cosa mettere nella tavola “bianca” che deve disegnare.

Noi sceneggiatori non smettiamo di lavorare finché la storia non è finita, quindi capita che il “pensiero fisso” del foglio bianco ci perseguiti anche la notte. Un collega famosissimo, in più di un’intervista, ha detto che, quando va a dormire, ha sempre sul comodino una penna e dei fogli bianchi perchè gli può capitare di trovare un’idea o la soluzione di un problema di sceneggiatura anche durante il dormiveglia.

Vorrei citare quello che dice la National Cartoonists Society Constitution americana:

A cartoonist is a graphic story teller, whose drawings interpret, rather than copy nature, in order to heighten the effect of his message.

His drawings, when found in a mass medium, usually have a value at least equal to that of any accompanying text.

(Il cartoonist è un narratore di storie grafiche, i cui disegni interpretano la natura piuttosto che copiarla, al fine di accrescere l’effetto del proprio messaggio.

I suoi disegni, nell’incontro con i mass media, hanno solitamente un valore pari al testo che li accompagna).

Quindi, già nello statuto di questa importante e antica Associazione, era già prevista la suddivisione al 50/50 dei compensi ( … un valore pari al testo che li accompagna).

Sono molto amico di Mort Walker, autore dei testi di Hi and Lois, personaggi disegnati da Dik Browne (ora dal figlio!, sotto una striscia della serie, CLICK sopra per ingrandirla, NdR). Era pacifico per loro che la spartizione dei diritti fossero 50 e 50 e che la proprietà degli originali fosse dell’autore dei testi.

Comunque, ha ragione Gianfranco Goria: stabilite per legge certe norme, è meglio lasciare ai singoli soggetti la decisione di decidere in che misura suddividere “certi” diritti, come la comproprietà dei disegni originali, il pagamento a pagina della prima stampa: se 50/50 oppure con altre percentuali più o meno favorevoli allo sceneggiatore o al disegnatore.

A differenza che in Francia, Belgio e Stati Uniti (di cui ho conoscenza diretta) dove i disegnatori hanno già accettato il concetto che la proprietà degli originali è congiunta tra sceneggiatori e disegnatori, in Italia sarà un po’ più difficile convincere i disegnatori nostrani, abituati finora a considerare gli originali una loro esclusiva proprietà, a riconoscere che una parte dei disegni spettano “di diritto” agli sceneggiatori.

Ho letto, in alcuni interventi, che si è parlato anche di “diritti” solitamente non previsti come “eventuali” diritti che possano spettare al ripassatore e al coloritore (credo che il letterist, dato che non inventa nulla ma si limita a copiare, sia escluso da eventuali diritti d’autore. Oggi poi, generalmente, il “lettering” delle storie si fa al computer).

Io penso che il “colore” sia comunque una forma di creatività perché contribuisce a dare un certo pathos alle storie e quindi a valorizzarle: forse si dovrebbe tenerne conto, in particolare nelle ristampe.

Anche il ripasso, spesso, è una forma di creatività: come esempio vorrei portare il “ripasso” che Ted Thwaites faceva alle matite del Topolino di Gottfredson. Quando Thwaites non ha più ripassato le storie, molti avevano pensato che Top0lino avesse cambiato disegnatore.

Infine c’è un diritto d’autore, riconosciuto dalla legge n. 633, che riguarda i traduttori. La traduzione di qualsiasi testo (opera letteraria, fumettistica, canzonette, testi scientifici, eccetera) da una qualsiasi lingua all’italiano, è di proprietà del traduttore (sia ben inteso: solo la traduzione, non il testo che rimane di proprietà dell’autore), quindi in caso di ristampa (o per le canzoni ogni volta che la stessa viene trasmessa) la legge gli riconosce un “diritto”. Va da sè che l’autore può far tradurre la sua opera anche da un altro traduttore: ovviamente il primo traduttore non ha nessun diritto sulla nuova traduzione!

Comunque le norme sul diritto d’autore servono a garantire “gli aventi diritto” (autori, ma anche l’editore, il produttore cinematografico, eccetera), che esistono dei diritti e dei doveri, e che come tali vanno rispettati da tutte le ”parti” in causa.

Ma generalmente quello che conta è la “buona fede” e il reciproco rispetto che sceneggiatori, disegnatori e editori devono portarsi tra loro. Nella mia lunga (57 anni) carriera di “sceneggiatore” non sempre è accaduto … e forse è proprio per questo che sono solidale con chiunque cerchi migliorare le cose per le generazioni future.

Carlo Chendi
.
HiLois
.

POST SCRIPTUM di Ivo Milazzo
.
Attualmente il DDL è stato “incardinato” nell’attuale legislatura con il n°2427 e sta per essere inserito sul blog.
Il legislatore ha ritenuto di lasciare lo stesso testo di legge, presentato al Senato nel 2004, per agevolarne meglio l’approvazione e poter inserire così il primo “mattone” che permetterà alla categoria di avere l’agognato riconoscimento ufficiale, quindi di esistere con i rispettivi aventi diritto, e l’agevolazione futura di mirate integrazioni migliorative come è avvenuto per la musica e il cinema.

Logo-300x160

Intanto, invito tutti a leggere con attenzione e con mente aperta la legge sul diritto d’autore e l’integrazione che ci riguarda.
Ripeto: la legge deve stabilire un principio di base di tutela per una categoria, lasciando ai suoi referenti la libertà di contrattazione per le percentuali economiche che riguardano la creazione di un personaggio, le sue storie e gli originali.
La legge sul diritto d’autore già così com’è formulata dà la possibilità, a chi lo ritiene opportuno, di adire le vie legali per ottenere giustizia, anche grazie alle Direttive Europee. Ma senza quel principio non aiutiamo la parte giudicante ad emettere una sentenza più equa.

Lasciando da parte le considerazioni sugli equilibri di comodo creati da tutti nel persistente vuoto legislativo ( esistendo questo non si può imputare nulla a nessuno, se non forse a livello etico ), ritengo che la vera aberrazione sia il mancato riconoscimento dello Stato di una categoria di contribuenti, che opera creativamente da un secolo, e la totale mancanza di coesione tra i componenti della stessa.

Finché non usciamo dalla nostra ottica individuale e personalizzata, come dimostra esattamente il pregresso storico, difficilmente riusciremo a costruire quel SENSO COMUNE che è l’unica strada per essere uniti nel rispetto del lavoro altrui e più equilibrati con la parte imprenditoriale, che è il compagno di viaggio per arrivare al lettore.
Tanto è vero che abbiamo parlato con tutti gli editori (manca solo l’Astorina, con cui pensiamo di dialogare quanto prima) che operano nel settore proprio per cercare di coinvolgerli in modo costruttivo nell’operazione e per il bene del nostro medium.
In fondo, ottenere un diritto per la categoria su cui hanno investito per 100 anni è un modo per legittimare la loro stessa azione imprenditoriale e nel rispetto di tutti.
Solo l’essere in linea con il Diritto Europeo può garantire alla legge italiana il paritetico riconoscimento dei propri autori con i colleghi stranieri.
.
L’Anonima Fumetti e il SILF hanno fatto molto, ma dobbiamo creare un’associazione che metta insieme tutti i creativi della comunicazione disegnata: illustratori,fumettisti,animatori, autori di story-bord,ecc…, diventando così un punto di riferimento tecnico e legale per tutti.
Questo comporta un lavoro enorme, ma per il bene delle generazioni future è l’unica strada.

Personalmente, ritengo fondamentale anche il contatto diretto coi colleghi stranieri.
Le realtà sono diverse da paese a paese, ma la problematica è la stessa: veder riconosciuto il diritto del proprio lavoro. Solo parlando possiamo darci la possibilità di confrontarci sui progressi di tale riconoscimento.
Ognuno divulghi meglio che può questa necessità e il blog di riferimento della nostra causa: blogone.eu/unafirmaperilfumetto
Bene.

Continuiamo questa tavola rotonda virtuale, ma cerchiamo di approfittare di ogni occasione per discutere de visu.
Grazie a tutti.

Ivo Milazzo
.

  • Walter Vecellio |

    Sarà il caso che i politici si occupino di questioni importanti come questa legge sui diritti di chi fa Fumetto.
    Basta con queste chiacchiere che subiamo ogni sera (non da parte di tutti, ma da parte di alcuni, che da noi si chiamano “fiocioloni”, sì; Gasparri è il primo di tutti, Capezzone è altrettanto scandaloso, Cicchitto è impresentabile, su Schifani non dico nulla perché è immune grazie al Lodo Alfano e querela con le spalle coperte).
    Un categoria disdicevole, da cui si salvano non troppi.
    Che si occupano di se stessi è evidente, Peccato che Berlu non sia un fumettista, in quel caso della legge ad personam che avrebbe fatto subito, seduta stante, avrebbe beneficiato anche la categoria.
    Poi, ci sono Paesi e Paesi. In Italia siamo allo schifo completo. In Gran Bretagna quando i politici sgarrano hanno la decenza di dimettersi.
    Lo leggiamo in questi giorni: è capitato al ministro dell’Interno Jacqui Smith (donna) che sta per rassegnare le dimissioni dopo lo scandalo dei rimborsi spese gonfiati che ha visto coinvolto il marito reo di aver chiesto il rimborso per l’affitto di due film pornografici.
    Ma stiamo scherzando????
    Bene, ma immaginate cosa dovrebbe fare un bel po’ di cocainomani italiani…
    Dopo l’umiliazione di vedersi trascinata nel fango dalle bizze erotiche del marito (pagate dal contribuente), si è detta disposta a pagare le 67 sterline per i servizi hot di “pay per view” inseriti nella nota spese, si è scusata pubblicamente. Ma quest’atto non è bastato a placare le polemiche. Ora sta per dimettersi dall’incarico di governo.
    Quanto sarebbe bello se i nostri politici dovessero fare come in Inghilterra!!! Sai che risate!!! Purtroppo gli italiani sono sempre gli stessi.- Come fecero ai tempi del fascismo e dopo il fascismo!!
    Così faranno con Papi!!! Salvo poi scandalizzarsi per i partigiani e per quelli che ora non vogliono Papi!!!
    Aspetto quel momento, in cui i berlusonòidi di oggi saranno pronti a voltare ennesimamente gabbana. Vediamo verso quale deretano allungheranno la lingua, loro i tanti giornalisti corrotti e di regime.
    Quelli che censurano la Bonino, Pannella e non solo.
    Saluti,
    Walter Vecellio

  • danieletomasi |

    Chiedo scusa se intervengo ora, e qui, riguardo a quanto era scritto in un post precedente con il primo (mi pare) intervento di Carlo Chendi (che saluto calorosamente) sull’argomento: l’uguaglianza “sceneggiatore di fumetti = regista di cinema”.
    Anche su questo non concordo, non mi pare si possa fare un parallelo diretto, perche’ anche nel cinema ci sono gli sceneggiatori che indicano nei loro scritti gli stati d’animo dei personaggi, le loro azioni e reazioni, cosa dicono e cosa pensano, in che ambiente e in che tempo ci troviamo, le correlazioni tra le scene, il tipo di inquadratura e l’angolazione. Su questo poi intervengono gli storyboarder, aggiungendo del loro dal punto di vista visivo. Poi ci sono anche altre figure che prendono spunto dalle indicazioni dello sceneggiatore (se ne ha date, ed anche quanto più o meno siano approfondite) che sono lo scenografo per gli ambienti e il costumista per gli abiti. Il regista puo’ lasciar lavorare e prendere quel che gli vien dato o metterci voce, discutendo e indirizzando (quando poi non sia lui stesso il creativo, sceneggiatore o altro che sia). E sicuramente ci mette voce anche il produttore (per gli americani e’ invece il produttore esecutivo). Questi influisce anche quando si passa alle riprese, dicendo la sua, oppure lascia fare al regista, che comunque in questo momento e’ influenzato (sempre piu’ o meno) dal direttore della fotografia, che non controlla solo le questioni della illuminazione, ma dice la sua anche sulle inquadrature. Ci sono poi altri creativi di notevole importanza, alcuni assenti nel Fumetto (il compositore della colonna sonora) altri presenti (il responsabile del montaggio) e che possono modificare quanto indicato nella sceneggiatura cinematografica, sempre con regista e produttore esecutivo che dicono la loro (piu’ o meno a seconda dei casi, ed anche qui possono assumere totalmente il compito).
    Ecco, e’ un processo produttivo che non puo’ essere messo in parallelo con il fumetto, certi aspetti a volte li controlla lo sceneggiatore, a volte il disegnatore, a volte entrambi si influenzano, alcuni altri sono influenzati dall’inchiostratore, altri dal colorista, altre volte comanda uno e basta. Inoltre non e’ detto che la sceneggiatura sia di tal dettaglio che le scelte di inquadratura, luci, ambienti, e persino di espressione dei volti o diposture siano state decise in quella sede, mentre invece sono compito del disegnatore.
    Insomma, la differenza tra la quantità di figure creative presenti e la variabilita’ delle situazioni di collaborazione tra gli artisti (ma anche come scelta proprio di queste figure), ben differenti nell’ambito realizzativo dei due linguaggi (Cinema e Fumetto) secondo me non consente paragoni ne’ applicazione di percentuali fisse.
    Ritengo che se queste non possono essere definite in accordo tra i creativi coinvolti, sia solo l’elemento “tempo impiegato” a poterle indicare.
    __
    Aggiungo anche che non e’ vero che il disegnatore “stacca” quando interrompe il lavoro, disegnare non e’ una cosa automatica, ne’ quando devi decidere tu “in toto” come impostare una inquadratura o una tavola, ne’ quando hai una sceneggiatura in cui c’e’ scritto persino il numero di denti che devi disegnare se il personaggio sorride (insomma, quando e’ iper-dettagliata) e magari ogni vignetta ha uno bozzetto-schemino di riferimento realizzato dello sceneggiatore. Anche un buon disegnatore ha il suo “taccuino di appunti” a portata di mano in cui si disegna delle prove di illuminazione, di anatomia, di postura, di posizione dei personaggi, di scenografia degli ambienti.
    Buona giornata a tutti.
    ______________
    DT – http://danieletomasi.altervista.org

  • Gianfranco Goria |

    Condivido il PS di Milazzo.
    Quanto alla cositituzione di una NUOVA associazione, mi piacerebbe capirci qualcosina di più. Magari cominciare a ragionare su una bozza di statuto. Anche per afferrare quali rapporti funzionali potrebbe avere coi sindacati di categoria (quindi, non SOLO con il SILF, il quale GIA’ ora organizza i lavoratori dei settori fumetto, illustrazione e cinema di animazione, senza distinzione interna – vale a dire che offre tutela sindacale, nel caso del fumetto, a soggettisti, sceneggiatori, disegnatori, inchiostratori, coloristi, letteristi… – ma anche altri sindacati, di cui io ignoro l’esistenza, ma potrebbero pur esserci). Ovviamente, come stabilito dalla legge, ci sono significative differenze fra un’associazione (ce ne sono poi di vario tipo) e un sindacato di categoria. Si tratterà quindi di valutare con attenzione la forma e la sostanza, per cercare ciò che possa essere tecnicamente più efficace, quando si andrà a parlare di diritti, tutele, pensioni, contratti ecc. Mi sembra molto interessante e vorrei avere un tavolo di confronto anche fisico (non solo virtuale), magari in autunno. Mi pacerebbe intanto attivare un confronto con le citate Anonima Fumetti e col sindacato SILF (che, per l’auunto, sono un’associaizone di categoria e un sindacato di categoria), per cominciare a mettere in comune le concrete esperienze pregresse e quelle in atto da parte di chi ha operato (e opera) nella organizzazione di categoria professionale. Potrebbero essere utili a chi voglia far partire un nuovo progetto associativo. Ritengo poter anticipare a Ivo che avremmo anche una sede disponibile per un primo incontro di massima, se anche tu ritieni (Ivo) che la cosa possa essere utile.

  • danieletomasi |

    Io dopo la parola “valore” nella frase tratta dalla National Cartoonists Society Constitution ci metterei “espressivo”, non “economico”, quindi non la considererei una indicazione di percentuali di pagamento, ma “solo” di significanza artistica.
    ______________
    DT – http://danieletomasi.altervista.org

  • Alessandro Gottardo |

    Ciao a tutti.
    Ho ascoltato a Torino Ivo Milazzo, Giulio Giorello, Luca Boschi.
    Appoggio anch’io e mi accodo ai tanti in questa battaglia per diritti così a lungo e ingiustamente negati.
    Vorrei solo dire all’amico Carlo Chendi che non sono sicuro che la diatriba fra disegnatori e scrittori sia utile in questo momento. Forse sarà necessaria all’atto della definizione finale della modifica legislativa. Adesso temo che questa discussione sulle percentuali da dare ai disegnatori e quelle da dare agli scrittori possa allontanarci
    dall’obiettivo di una solidarietà fra autori che sembrerebbe essenziale.
    Deferenti saluti a tutti.
    Ciao.
    Alessandro Gottardo

  Post Precedente
Post Successivo