“ESOPO E LA VOLPE” AL MUSEO DELLA FIGURINA DI MODENA

Esopo

Venerdì scorso si è inaugurata a Modena una notevole iniziativa per gli amanti dell’illustrazione: una mostra visitabile sino al 13 aprile 2009 nei locali del Museo della Figurina, la cui collocazione non potrebbe esse più appropriata, data la presenza in città della leggendaria casa editrice Panini, celebre da decenni worldwide per le sue figurine.

Curata da Paola Pallottino, storica ed esegeta dell’Illustrazione, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Macerata, si intitola Esopo e la Volpe – Iconografia delle favole dal IV a.C. al XX secolo.

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Figurine, volumi illustrati originali, i due fac-simile miniati del trecentesco manoscritto medievale Romulae Fabulae di Gualterius Anglicus e del Codice Bartolini 83 del 1449, nonché il più antico documento figurativo della favola La volpe e la cicogna, conservato su un’idria a figure rosse del IV secolo a.C., rinvenuta in una tomba di Corchiano e oggi custodita al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.
Sono questi i ‘pezzi forti’ della mostra, organizzata e prodotta dal Museo della Figurina e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.

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La mostra, frutto dello studio ventennale della curatrice, presenta come unici protagonisti gli animali, connotati simbolicamente a metaforizzare vizi e virtù umane.

L’esposizione comprende una grande tavola sinottica, che presenta simultaneamente cinque favole: Il lupo e l’agnello, Il corvo e la volpe, Il lupo e la gru, La volpe e la cicogna e La cicala e la formica nel loro svolgimento cronologico, attraverso riproduzioni tratte da manoscritti e opere a stampa, per favorire l’immediato raffronto fra i contenuti e la loro evoluzione nei secoli, grazie ad una lettura articolata su ascisse e ordinate.

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Contestualmente viene messo in evidenza il contributo artistico offerto dai fantasiosi miniatori, dagli anonimi xilografi delle prime edizioni figurate e dai grandi illustratori come Marcus Gheeraerts, Francis Barlow, Thomas Bewick, Grandville, Gustave Doré, Walter Crane, Boutet de Monvel.

La mostra si conclude con una sezione interamente dedicata alle figurine, la cui iconografia, spesso aggiornata alle rielaborazioni favolistiche di La Fontaine, svela una sorprendente originalità.

Accompagna l’esposizione un catalogo bilingue pubblicato dalla Franco Cosimo Panini e corredato, oltre che dal testo critico di Paola Pallottino, da una inedita bibliografia sull’argomento e da una ricchissima sezione dedicata alla fortuna iconografica delle favole esopiche. Impreziosisce il catalogo, l’allegato in ampio formato della riproduzione con la tavola sinottica in mostra.

È prevista anche un’attività didattica mirata, con materiale predisposto e laboratorio per i bambini.
Continua infine la collaborazione tra il Museo della Figurina e un gruppo di studenti dell’Istituto d’Arte Venturi, coordinati dalla professoressa Antonella Battilani, interpreti in chiave contemporanea degli stimoli offerti dalle favole di Esopo, che a distanza di 2500 anni sprigionano ancora un fascino duraturo.

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Nella sua recensione dell’iniziativa sul Messaggero.it, Fiorella Iannucci intervista la curatrice chiedendole quale il suo artista preferito. «Grandville – risponde senza esitare Paola Pallottino -. E’ lui a dare un’interpretazione metaforica delle favole. E’ il primo a umanizzare la cicala e la formica: quest’ultima è raffigurata in veste di massaia a difesa delle proprie provviste sulla soglia di casa, l’altra è una zingara con la chitarra a tracolla. Strabiliante: Platone nel Fedro racconta come in origine le cicale fossero creature umane che, sedotte dal canto delle Muse, trascurassero di mangiare e di bere fino a morirne. E che dire della sua interpretazione della favola della Volpe e la cicogna? Al posto delle due scene simultanee tradizionalmente adottate (…), Grandville ricorre ad un delizioso artificio figurativo per evocare il pasto della volpe: la scena è semplicemente ricamata sulla tovaglia di una tavola imbandita, sulla quale troneggia l’ampolla della cicogna. Un genio. Tutti hanno rubato a Grandville, cinema d’animazione compreso».

Cicala

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Tra le immagini, oltre alla bellissima illustrazione di Gradville, considerato da alcuni osservatri, fra i quali Enrico Gianeri – Gec un ispiratore di Walt Disney, ce n’è una della serie Favole, pubblicata nel 1901, che serviva come pubblicità del cioccolato Suchard.
Un’altra, del 1904, litografata da J.E. Goossens (Parigi-Lille) era invece impiegata come pubblicità per i grandi magazzini Au Bon Marché di Parigi.

Da non trascurare quella tratta dal volume Fables de La Fontaine, pubblicato a Parigi da Hachette nel 1929, opera di Félix Lorioux.

Per chi vuole recarsi alla mostra, l’indirizzo è:
Museo della Figurina
Corso Canalgrande, 103 – 41100 Modena
Tel: 059-2033090 Fax: 059-2033087
Email: museo.figurina@comune.modena.it

Orari
Dal martedì al venerdì 10.30-13; 15-18.
Sabato, domenica e festivi 10.30-18. Chiuso il lunedì.

Ingresso gratuito.
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  • Maniac Cop |

    Be’, è un notevolissimo passo avanti. Grazie dell’impegno e dell’interesse, soprattutto, e anche grazie in anticipo, se “faremo” altri passi avanti.
    Comunque c’è tempo. Non è il caso di disturbare in fretta e furia – per un mio capriccio – Cimino per questa faccenda. Ripeto, c’è tempo: io aspetto. In ogni caso lo scoprire la verità su questa storia penso sia un ulteriore omaggio al grande Rodolfo, se la storia sia veramente sua.
    Per la millesima volta: grazie.
    Ciao.

  • Luca Boschi |

    Curiose ‘ste coincidenze, Modenese Perbene, vero?
    Maniac Cop, in assenza di segnali diversi sono portato a ritenere che la storia sia effettivamente di Catalano, dando quindi ragione a tutti: all’INDUCKS e a me stesso.
    Devi sapere che a suo tempo, in occasione di una visita nella sua casa-studio, Rodolfo Cimino ci mostrò un enorme pacco di ricevute di pagamento, firmate da Mario Gentilini, che riferivano anche alle sue prime storie, di inizio anni Sessanta, e che su una vecchia agenda presi degli appunti in particolare su quelle che potevano essere di paternità controversa. Erano con me Catia (mia amica) e Frank Stajano.
    L’indomani giunse anche il drappello di amici del Papersera, ancora con Frank, che a loro volta consultarono un enorme quantitativo di dati fornitici da Rodolfo,; quel giorno ci concentrammo soprattutto sulle sceneggiature con storyboard: decine e decine.
    A quella visita, e agli appunti caotici che scrissi sull’agenda, usati anche come base a un paio di interviste con Rodolf pubblicate in un occasioni recenti, potrebbe risalire il mio appunto sul “Capitan Kidd”, che corregge quanto scrissi nel 2005.
    Ma potrei anche aver equivocato. Allora, forse (poiché elementi ciminiani in quella storia ve ne sono) non resta che domandare direttamente a Rodofo per avere una sua interpretazione autentica, non potendo fare una domanda analoga allo scomparso Catalano.
    Salutoni!
    Luca

  • Modenese Perbene |

    Il Museo della Figurina nella stessa citta della Panini? Ma Daaaaaiii! Che combinazione! Che le due cose siano legate?

  • Maniac Cop |

    Ah scusa, oltre a postarti l’articolo scritto da te sui Maestri Disney, mi ero dimenticato, Luca, di ringraziarti per le preziosissime informazioni che mi hai fornito sulle vecchie attribuzioni a Elisa Penna e sui disegni dei De Vita.
    Tu pensavi che non mi interessassero, invece sono molto importanti per me: tutto è importante ai fini della ricostruzione filologica di una storia.
    Grazie e alla prossima!
    Ciao

  • Maniac Cop |

    Ah scusa, oltre a postarti l’articolo scritto da te sui Maestri Disney, mi ero dimenticato, Luca, di ringraziarti per le preziosissime informazioni che mi hai fornito sulle vecchie attribuzioni a Elisa Penna e sui disegni dei De Vita.
    Tu pensavi che non mi interessassero, invece sono molto importanti per me: tutto è importante ai fini della ricostruzione filologica di una storia.
    Grazie e alla prossima!
    Ciao

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