SE N’È ANDATO SERGIO ROSI, PAPÀ DELLA “MIA LULÙ”

Blog_lul

Paolo Gallinari, Presidente dell’Anafi, ci ha appena comunicato che il 25 novembre scorso se n’è andato Sergio Rosi, autentico pioniere dei comics del Dopoguerra in Italia.

Chiunque si occupi in qualche modo di fumetto, anche da lettore distratto, ha perso qualcosa… grande consolazione è l’affetto che tutti stanno dimostrando.

Le manifestazioni di stima di tutti quelli che lo hanno amato durante la sua vita professionale e privata si fa sentire in questi giorni.

A destra, una copertina dei suoi tanti albi, disegnati, ma soprattutto progettati da lui, quando anche non editati sotto varie forme e denominazioni: un numero speciale del gennaio 1961 La mia Lulù, tascabile per ragazzine. I personaggi sono quelli della “banda” di Volpetto (presente anche nel titolo), ispirati alle tavole di Uncle Remus con Brer Rabbit, tratte dai racconti antirazzisti e educational di J. Chandler Harris.

La casa editrice si chiamava S.E.I.C., per la quale Rosi firmava anche come direttore responsabile, oltre che come produttore dei vari contenuti del tascabile.
L’indirizzo della redazione era, come sempre (almeno in questo periodo), quello di casa sua.

Blog_bambolina

A lato, un tascabile francese, pubblicato a Toulouse dalle Editions de la S.E.P.: il n. 23, dell’aprile 1963, di Bambolina (il titolo suona stranamente come italiano), identico nella confezione agli albi romani della Editrice Flaminia. Non c’è da stupirsene, perché lo stampatore è lo stesso: i (leggendari) Fratelli Spada di Roma, con il packaging di Massimo Liorni.

Fra tutti gli amici di Sergio Rosi, Tonino Risuleo, uno dei tanti suoi collaboratori, ha scritto:

È quasi buio, fra i ruderi di Torre Argentina
quattro gatti se ne stanno mosci mosci.
S’è risaputo che un vecchio amico se n’è andato,
come l’ultimo sole di quest’autunno che diventa più freddo.
E noi, come i personaggi di una storia di Sergio,
fatichiamo a voltare la pagina che abbiamo appena letto.
Un padre grosso così, tanti di noi l’avevano sognato!
Un vuoto grosso così, si farà fatica a riempirlo come si deve.
Fine?
Mai, le storie come questa sono sempre belle da continuare a leggere.

La famiglia e in particolare il figlio Sandro, che ha seguito le sue orme, ringraziano tutti.

I funerali si terranno domani a Roma, giovedì 27 alle 14.30, nella chiesa Santa Maria in Monte Santo (conosciuta come la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo).

.

  • Massimo |

    oggi avevo appena disegnato un personaggio e ho rigirato la pagina per vedere in trasparenza il disegno al contrario alla ricerca di eventuali errori ( un gesto che per me è diventato un’abitudine). Allora ho ripensato a Sergio Rosi che mi insegnò questa tecnica nel periodo che lavorai con lui alla fine degli anni 60. Ho cercato in Internet sue notizie e ho visto che è morto da quasi tre anni…
    Mi dispiace molto.
    Massimo Fecchi

  • Salvatore |

    Caro Franco, non ci conosciamo, non hai nemmeno firmato per intero per farti riconoscere come disegnatore…
    Ma il tuo messaggio è toccante, nelle sue poche righe.
    Una persona come Sergio Rosi doveva per forza essere molto sensibile, altrimenti non avrebbe speso la vita a fare quel che ha fatto.
    Mi piacerebbe conoscere qualcosa di più di lui, come di tanti autori che questo blog nomina e dei quali non avevo mai sentito parlare.
    Se hai qualche ricordo più “esteso” di Sergio Rosi, della vita che scorreva nel suo studio, sulle sue imprese e sui suoi disegni, ti chiedo di condividerle.
    E faccio lo stesso nei confronti di tutti gli altri che hanno lavorato con lui e lo hanno conosciuto.
    Parlare di un autore e della sua attività, anche se non è più con noi, è un bel modo di tenerlo in vita, perché attraverso le sue immagini continua a essere con noi. Soprattutto con noi che non lo abbiamo mai incontrato e che abbiamo imparato ad avere confidenza con il suo mondo tramite i suoi disegni.
    Grazie a tutti per l’attenzione,
    Salvo

  • Franco |

    Ho avuto la fortuna di ricevere i suoi insegnamenti come fumettista.
    Non scorderò mai come si disegna la mano di una donna, la “mano gentile”.
    Grazie sig. Sergio.

  • Lord Ashram |

    Vero, Tommaso!
    Copertine strane ma a loro modo classiche. Sono come delle copertine di libri, con un’immagine che non deve essere “sporcata” da righe di testo, annunci dei contenuti e altro. Corrispondono a quelle dei comic book americani dello stesso periodo.
    Per esempio, come in quelle della Harvey, o di Tom & Jerry (e probabilmente molte altre) sulla sinistra di quel “Lulù presenta” sono posizionate le teste dei personaggi che “agiscono” all’interno.
    Nell’albo francese quella striscia vicino alla costa, con immagini di… fuochi d’artificio?, è una specie di surrogato della fasciatura in stoffa che c’era su dei vecchi libri, anche per ragazzi; attraversava la costa e toccava le due copertine.
    Vorrei vedere un po’ di più di questo materiale, che non è ccessibile a chi è molto giovane.
    E nella rete non se ne vede l’ombra…
    Lord Ashram

  • tommaso |

    Che strana sensazione mi fanno provare quelle due copertine.
    “Parlano” non solo di un modo di fare e intendere il fumetto che non esiste più, ma anche di tutto un mondo che sembra remoto quanto quello descritto da un vaso greco…

  Post Precedente
Post Successivo