La pubblicazione di ben due storie firmate da Enrico Faccini nel numero di Topolino attualmente in edicola (il 2757, con Topolino e la jellamolecola, scritta dall’ottimo Casty e Mondo Bassotto- Andare sul classico, completamente sua) offre un’occasione perfetta per dare la stura alla lunga conversazione intrapresa con l’autore dai partecipanti a questo blog.
Per dare un qualche ordine al “coacervo” di domande fatte a Enrico dai visitatori, in particolare da SuperSgriz e Doctor Einmug, abbiamo mescolato le singole osservazioni e curiosità giunte in tempi diversi, coniugandole con altre che sono invece farina del nostro sacco. A tutto abbiamo dato genericamente il nome di “Blog”. A corredo di questo post, disegni inediti di Enrico, realizzati per scopi diversi, ma inconfondibilmente contraddistinti dal suo stile.
Prevedo che ne avremo almeno per tre post, se non di più, preparatevi!
BLOG: In tempi recenti, più di un lettore è favorevolmente impressionato dal ritorno su Topolino di personaggi che non si sono visti in tempi recenti, da Meo Porcello a Bum Bum Ghigno. All’appello manca ancora Sgrizzo Papero, il balzano cugino di paperino, creato da Romano Scarpa nel 1964 e ripreso una trentina di anni più tardi da vari autori italiani, fra cui… noi due (tu e il presente blogger).
Perché Sgrizzo Papero ti era sembrato interessante da rilanciare?
ENRICO FACCINI: Comincio col dire che ho sempre amato il personaggio di Sgrizzo e ho avuto la fortuna di visionare le tavole originali della storia di Scarpa “Il più balzano papero del mondo” esposte al padiglione Disney di un Salone Internazionale di Lucca, anni fa…
BLOG: Erano state selezionate in occasione del lancio del volume sui Disney Italiani edito da Granta Press. Era il 1990, e per la prima volta molte tavole originali uscivano dal vault della Disney-Italia (e della precedente gestione mondadoriana, per la quale erano nate).
ENRICO FACCINI: Il personaggio è stato un po’ accantonato ufficialmente, e anch’io l’ho un po’ perso di vista nei miei progetti.
Suppongo che uno dei motivi sia la minore notorietà rispetto a Paperoga, più vendibile sul mercato internazionale: le storie Disney italiane vengono tradotte, pubblicate e ristampate in tutto il mondo, quindi è presumibile si privilegino le storie con i characters più conosciuti.
Poi, i due personaggi sono un po’ simili, pur con differenze: Paperoga ha lampi di poesia surreale, Sgrizzo è proprio matto, per usare le parole dello stesso Scarpa.
BLOG: La tua storia più eclatante con il personaggio è stata forse la prima: Sgrizzo uomo del futuro…
ENRICO FACCINI: La storia Sgrizzo uomo del futuro è una di quelle che mi ha dato maggior soddisfazione, specie a livello di plot, mi sembra ben congegnata.
Oltre al plot, mi ha permesso di fare un po’ di ironia sulle mode intellettuali – o di quelli che se la tirano da intellettuali – con la figura dello studioso accademico che prende cantonate solenni cercando di interpretare le mattane di Sgrizzo.
Le influenze sono molte, dal Fantozzi della Corazzata Potemkin alle avanguardie artistiche (esiste veramente un film di Andy Warhol della durata di sei ore, con l’inquadratura di un uomo che dorme: “Sleeping”).
E mi sono tolto lo sfizio di citare la bellissima storia di Barks Paperino re del circo nell’ultima vignetta.
BLOG: Vedremo un tuo nuovo episodio con Sgrizzo a breve?
ENRICO FACCINI: No, al momento non ho progetti in cantiere con Sgrizzo.
BLOG: Il gioco della satira sull’intellettualismo spinto è stato ripetuto da te anche nella storia in cui Paperino e Paperoga si cimentano come artisti d’avanguardia…
ENRICO FACCINI: In quella occasione ero reduce da un viaggio a Madrid e da una visita al museo d’arte contemporanea Reina Sofia, dove accanto a cose interessanti come Guernica c’erano altre “opere” difficilmente inquadrabili, diciamo così.
La cosa si è ripetuta in un altro viaggio a Barcellona, dove visitai un museo di cui ora non ricordo il nome, sulle alture della città.
Appresi di un episodio curioso: all’inaugurazione del museo, avvenuta negli anni Venti o giù di lì, una delle opere era costituita di ombrelli rotti, o qualcosa del genere: un operaio dell’allestimento, equivocando, li prese e li buttò nella spazzatura.
BLOG: Nella storia che citi compariva anche un insopportabile critico d’arte…
ENRICO FACCINI: Nella prima stesura di questa storia avevo modellato quel personaggio, Sturm Und Drang, ispirandomi a un critico d’arte reso televisivamente noto da risse e intemperanze verbali.
Nella prima versione, Sturm Und Drang camminava a quattro zampe e anziché parlare si esprimeva a ringhi e latrati, tenuto al guinzaglio da un inserviente. Avvicinatosi alle opere esposte, prima le annusava, poi le azzannava scuotendo la testa e facendole a pezzi, deliziando le signore presenti.
Accorgendosi della “living performance” di Paperino e Paperoga che giocano a palla, Sturm Und Drang uggiolava felice, avendo riconosciuto un “capolavoro” ermetico.
La redazione ha comprensibilmente ritenuto opportuno smorzare i toni.
BLOG: Cosa ne pensi del “Paperoga DOC”, quello creato da Dick Kinney e Al Hubbard? Pensi che l’umorismo che pervadeva quegli episodi abbia influenzato il tuo lavoro?
ENRICO FACCINI: Ne ho un ricordo vivido di quando lo leggevo da ragazzino, c’era questo segno particolare, fresco, spigoloso ma vivace, lo stesso che ritornava nelle storie del cucciolo Lillo, sempre a firma di Hubbard.
Ricordo il clima surreale creato sia dalle situazioni sia dal disegno, e il risultato spiccava sul resto della produzione (come peraltro il Cavazzano di metà anni Settanta).
Al momento dispongo solo di alcune storie pubblicate su vecchi numeri di Topolino o su alcuni Almanacchi, dovrei recuperarne delle altre per controllare…
BLOG: Sui Grandi Classici Disney degli ultimi cinque anni sono state riproposte praticamente tutte in quella versione pocket, e svariate altre, nel formato a quattro strisce per pagina, sono apparse su Zio Paperone…
ENRICO FACCINI: Rilette con l’esperienza accumulata, queste storie mi piacciono per la loro freschezza e semplicità, anche se qua e là il plot è un po’ sgangherato, sfilacciato.
Se c’è un’influenza di Kinney sul mio lavoro, è avvenuta a livello inconscio e non voluto, è da molti anni che non rileggo queste storie, per quanto le abbia molto apprezzate.
BLOG: Come ti è nata l’idea di Timoteo Piccione?
ENRICO FACCINI: Il personaggio di Timoteo Piccione è nato frequentando uno studio dove lavorava Andrea Freccero. La cosa si è mescolata con spunti che già mi frullavano in testa, sviluppandoli ed esasperandoli… è piaciuta in redazione ed è andata avanti. Il personaggio è stato creato graficamente dallo stesso Andrea Freccero; io ho provveduto a fornirgli (diciamo così) la “psicologia”.
Nella fase di stesura, Andrea ha inoltre suggerito preziose idee e spunti che io ho provveduto a organizzare.
Timoteo è un impicciastro che ficcanasa dappertutto, o forse è solo come una persona che entra in una compagnia che non conosce e con le sue domande cerca di intervenire nella discussione. Peraltro è fastidioso trovarsi in compagnia di persone che si mettono a parlare di fatti solo a loro noti escludendo gli altri dalla conversazione: o li si ignora, o per cercare di essere coinvolti si fanno delle domande sull’argomento.
BLOG: Non si tratta di un personaggio occasionale, vero? Nel senso che alcuni lettori del blog desiderano ardentemente vederlo di nuovo!
ENRICO FACCINI: Timoteo è già riapparso in una storia natalizia, che nella stesura originale aveva un finale più “cattivo”.
Succedeva che la slitta di Babbo Natale si allontanava nel cielo, in vignette sempre più piccole, sotto il fuoco di domande sciocche dell’impiccione. Nella tavola successiva (che è stata tagliata) la slitta tornava indietro in vignette sempre più grandi mentre Timoteo continuava a martellare di domande Babbo Natale (perché torniamo indietro? hai dimenticato di chiudere il gas? non tiri il freno a mano?).
Nell’ultima vignetta, Babbo Natale assestava un calcione al piccionastro buttandolo giù dalla slitta.
Naturalmente, Babbo Natale non può comportarsi con durezza, specie nella notte di Natale, e così il finale è stato cambiato.
Anche qui, citazione barksiana nell’apparizione di Babbo Natale che scende giù dal caminetto.
BLOG: Ti riproponi di inserirlo ancora in qualche storia futura?
ENRICO FACCINI: Ho raccolto appunti per un’altra storia di Timoteo, è possibile che torni, anche se non a breve perché ho pronti altri progetti più maturi.
Questi personaggi, però, pongono un problema: hanno un carattere monodimensionale, fanno sempre la stessa cosa all’esasperazione, ed esauriscono la loro spinta in una storia. Prendiamo a esempio il personaggio di Taddeus in Paperino e l’autocontrollo massacrante, quello che continua a strillare KTINN e KTANNN… una volta esaurita la gag e la sorpresa, rischia di diventare stucchevole, ed è un po’ difficile, anche se non impossibile, riciclarlo.
Mi è stato anche chiesto di riutilizzare il personaggio di Olirence Lauvier, il superstiziosissimo attore trombone di teatro che parla in rima.
BLOG: Il riferimento a Laurence Olivier è scoperto (lo esplicito pensando ai lettori giovincelli)…
ENRICO FACCINI: Anche qui, si tratta di un personaggio con delle limitazioni, può apparire in particolari situazioni ma non sempre, anche se ha qualche carta in più rispetto a Taddeus.
BLOG: Adesso, veniamo al tuo rapporto con Bum Bum Ghigno!
ENRICO FACCINI: Bel personaggio, molto divertente, ho fatto due storie con lui. La prima me l’ha proposta Corrado Mastantuono, che aveva piacere a far vivere il suo personaggio attraverso le matite di altri autori, come Freccero e Intini (il migliore a trattarlo, dopo Mastantuono of course).
BLOG: Come è nata l’idea di “passarvi” la gestione del personaggio, almeno in via temporanea?
ENRICO FACCINI: Ho grandissima stima di Mastantuono, e ho accettato con piacere i suoi suggerimenti (molto rispettosi) di correzioni sul disegno, volti a renderlo più rigoroso ed efficace narrativamente. Devo dire che il mio disegno è stato inferiore al soggetto, non ne sono rimasto soddisfatto al 100%, è andata meglio con la storia da me scritta “90° minuto, il pallone fa BUM”.
Se dovessi rimettere mano al personaggio, preferirei farlo su soggetto di Mastantuono e al momento non so se sia disponibile.
BLOG: Quali trovi che siano le caratteristiche migliori dell’artista Mastantauono?
ENRICO FACCINI: Lo considero, con Cavazzano, il più completo professionista che abbia conosciuto in Disney. Lavora con rigore e metodo, probabilmente derivati dalla sua lunga esperienza come animatore in uno studio romano.
L’animazione è l’unico tipo di espressione o creativa che richieda un apparato industriale organizzato come un’azienda, il che presumo abbia contribuito alla sua formazione e atteggiamento sul lavoro.
E’ anche disegnatore realistico molto interessante, con un sapore da linea latina che a me piace molto. Arrivare a disegnare copertine per i mensili Bonelli non è cosa da tutti, e Mastantuono lo merita in pieno. Gli auguro i migliori successi.
Grazie, Enrico! Tienti pronto (insieme ai visitors) per la seconda parte!
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Il © dell’immagine con Fethry Duck è Disney.