Scusate l’OT, ma mi sa che ci vuole.
Onorato di essere fra i link dell’ineffabile Alexandra Amberson (direi l’unico fumettista o quasi del suo parterre), spendo qualche parola sugli eroi contemporanei USA, sul presidente di guerra Bush e sul suo supposto menefreghismo verso il popolo che indegnamente, per due mandati ha governato.
L’America è un grande Paese. La messa fuorilegge (tardiva, okay) di Guantanamo lo dimostra. Lo stesso dicasi per la libera informazione televisiva, per noi una chimera inimmaginabile. Noi abbiamo l’inginocchiato e untuoso Bruno (COGH!) Vespa, più volte giustamente messo alla berlina dai frequentatori di questo blog, loro hanno Dave Letterman, caustico conduttore da tempo immemorabile del programma serale Late Show. Il talk-show è trasmesso negli States dall’emittente CBS e ripreso in Italia da RaiSat Extra.
La testa scolpita di Barack Obama è ricavata da un modello con “viste” dell’incredibile animatore e regista John Kricfalusi, che (penso) commercializzerà presto dei pupazzi in pvc di Obama, di McCain e della Clinton, facendo (sospetto) un bel gruzzolo.
Com’è possibile anche solo paragonare due personalità così antipodiche e al servizio di opposti interessi? Fare da “voce del padrone” il primo, metterne il luce le magagne l’altro, con uno spirito liberale da pensatore fuori dalle logge, che da noi è appannaggio di una ristretta élite di illuminati trasversale agli schieramenti.
Per corroborare questo concetto, vi posto un video nel quale il Letterman fresco di emissione, contemporaneo alla visita papalina di Bush (sarà andato a confessarsi per lavarsi la coscienza, prima di ricevere i miliardi dai petrolieri che ha contribuito a far arricchire durante il suo ultimo mandato e godersi la pensione?) rivela un atteggiamento ben diverso da quello dei “giornalisti spaventapasseri” di casa nostra. Redattori spesso mooolto più venduti dei loro stessi giornali, messi a presidiare postazioni strategiche peri intorpidire i neuroni dei telespettatori più sprovveduti: quelli che comunque, contando uno ciascuno di loro, un voto possono anche sputarlo al momento buono. Voto che, nell’imperfetto regime democratico, pesa al pari di un altro, dato da un cittadino consapevole.
Il discorso porta lontano, ma chi ha voluto sapere, da tempo sa e non credo possa essere scusato.
Ecco Dave:
Della simpatizzante repubblicana Alexandra-Lexi (giovane osservatrice italoamericana residente in California, vedi foto a destra), posto l’inizio del suo illuminante ragionamento sulle previsioni circa il prossimo presidente degli USA, che tiene conto di informazioni immagino ignote ai più.
E’ prevedibile che da qui a novembre saremo ogni giorno sommersi da sondaggi che, di volta in volta, ci diranno in che misura il tal candidato è in vantaggio rispetto all’altro.
Il mio consiglio è di lasciar perdere e di non dare eccessivo peso a questi dati.
I sondaggi, per lo più, sono stronzate che vanno bene per i giornali e per i lettori pigri.
Per chi è seriamente interessato a seguire lo sviluppo della campagna presidenziale americana, il sistema è un altro.
Per cercare di capire come effettivamente andranno le cose bisogna conoscere e saper leggere il meccanismo elettorale americano, che non consiste nella conta dei voti “popolari”, bensì dei voti “elettorali”, vale a dire la somma dei collegi elettorali che rappresentano i singoli stati. I quali, in base al numero degli abitanti, hanno diritto a più o meno voti elettorali.
Il numero dei voti elettorali – 538 – è invariabile, pertanto è necessario aggiudicarsene 270 per vincere.
A questo punto proviamo a comporre una previsione che sia basata il più possibile su dati certi o estremamente probabili.
Cominciamo col distribuire i voti elettorali che si possono considerare sicuri al 100%. Tra parentesi riporto i rispettivi voti elettorali garantiti da ogni singolo Stato.
Stati sicuri per Obama:
Washington (11), Oregon (7), Illinois (21), Maine (4), Vermont (3), New York (31), District of Columbia (3), Maryland (10), Delaware (3), Connecticut (7), Rhode Island (4), Massachusetts (12), Hawaii (4)
Totale voti sicuri per Obama: 120
Stati sicuri per McCain:
Montana (3), Wyoming (3), Idaho (4), Utah (5), Arizona (10), South Dakota (3), Kansas (6), Oklahoma (7), Texas (34), Arkansas (6), Louisiana (9), Indiana (11), Kentucky (8), Tennessee (11), Mississippi (6), Alabama (9), West Virginia (5), South Carolina (8), Georgia (15), Alaska (3)
Totale voti sicuri per McCain: 166
Il seguito, qui.