“NOVECENTO”, PARTE SECONDA

Nave

Questo post è la diretta continuazione del precedente e quindi va letto sinotticamente.
Questa volta, della storia in uscita su Topolino domani, parliamo con Tito Faraci, che fra poco si unirà a noi, nella flottiglia di Nòva, con un suo personale blog.
Di Giorgio Cavazzano ammiriamo ancora qualche vignetta a matita, tratta dalla ventisettesima pagina della storia; le tavole originali, peraltro, saranno esposte dal prossimo 8 maggio alla Fiera del Libro di Torino. Trattasi di palese invito a partecipare, se non altro per ammirare questi capolavori, dove Cavazzano ha dato davvero il meglio di sé.

Novecento

Luca Boschi: La tua amicizia e frequentazione con Alessandro Baricco precede questa iniziativa, vero?

Tito Faraci: Sì, certo. Alessandro è davvero un grande appassionato e intenditore di storie disneyane, e di fumetto in generale (legge anche Tex, per dire). Aveva molto apprezzato Topolino Noir, l’antologia di mie storie uscita nel 2000 per Einaudi. Cosa di cui sono onorato. Una volta mi ha detto che tiene quel libro sul comodino. Bum!
Ovviamente, la stima è reciproca. Per me lui è un grande autore e una gran bella persona. Un maestro. Anzi… un preside! Si dà il caso, infatti, che io ogni anno tenga un corso alla sua Scuola Holden. Un po’ insegno, un po’ imparo.

Novecento_al_piano

Luca Boschi: Qual è stata la genesi del progetto? Idea tua?

Tito Faraci: Per la verità erano molti anni che avevo la tentazione di chiedergli se gli sarebbe andato di fare una storia di Topolino insieme. Ma poi mi intimidivo. Finché l’idea non è tornata fuori, in redazione di Topolino. E devo ringraziare anche il caporedattore Gianfranco Cordara e la direttrice, Valentina De Poli. Lei ha guidato questa nave in porto con saggezza, abilità e molto rispetto.

Luca Boschi: Il contatto con Giorgio Cavazzano è avvenuto subito dopo?

Tito Faraci: È avvenuto in modo naturale, quasi automatico. Era già scritto nel destino che lui, solo lui, dovesse illustrare questa storia.

Luca Boschi: Raramente in storie di questo tipo l’autore del testo originario (in questo caso Baricco) interviene anche nella lavorazione del fumetto che vi fa riferimento. Come sono andate le cose?

Tito Faraci: Be’, quando ho finalmente fatto la proposta ad Alessandro, lui ha accettato subito con entusiasmo. E abbiamo davvero lavorato insieme. Ripeto e sottolineo: insieme. Sono andato da lui, abbiamo studiato la storia fianco a fianco. Lui fra l’altro ha ideato un nuovo inizio e un nuovo finale, apposta per questa versione di Novecento disneyana. E poi ci siamo sentiti, scritti mail, inviati messaggini sms a ripetizione, come sedicenni.

Baricco

Tito_face

Luca Boschi: Nel presentare la storia, nel post precedente, ho parlato di riscrittura piuttosto che di parodia, perché… l’idea che un autore possa parodiare se stesso è un po’ “di scuola”.

Tito Faraci: Infatti, non è una parodia, ma una nuova versione di Novecento. È stato un libro, uno spettacolo teatrale, un film e ora è anche un fumetto.

Luca Boschi: Ci sono stati momenti più complessi di altri da superare o risolvere, nella realizzazione dell’opera? Per esempio, nelle note pubblicate a corredo su Topolino di questa settimana, Cavazzano accenna al fatto che sua moglie Elena gli ha suggerito di ridisegnare da capo l’ultima tavola.

Tito Faraci: Giorgio mi ha detto che Elena non aveva apprezzato una prima versione della tavola conclusiva. Pare che l’inquadratura ricordasse troppo una vignetta precedente. E poi. Elena preferiva che la nave fosse vista da dietro, mentre si allontanava dai lettori. Giusta scelta. Brava.
Comunque, fra moglie e marito…

Luca Boschi: L’inserimento del personaggio di Macchia Nera (in borghese, come in tante storie made in Italy del passato) da cosa è stata suggerita?

Tito Faraci: Ci voleva un antagonista, preso dal mondo dei “topi” disneyani. La prima idea, fin troppo ovvia, era stata Gambadilegno. Ma poi ho pensato a Macchia Nera. Me lo vedevo meglio, seduto dietro a un pianoforte. Gamba no, non funzionava, con quelle sue zampacce. E quando ci abbiamo ragionato su insieme, io e Alessandro, abbiamo deciso che era proprio l’idea giusta.

Luca Boschi: La collaborazione con Baricco prosegue anche oltre questa esperienza? Si è parlato (benché con ironia) di una riduzione in fumetti disneyani del suo libro Seta

Tito Faraci: Be’, è uno scherzo suo, di Alessandro Baricco. Nella strampalata intervista che gli ho fatto per Topolino, si è inventato sul momento una parodia di Seta, con Paperino come protagonista. Però, chissà, la voglia di riprovarci c’è.

© Disney per le immagini

  • Stefano Priarone |

    Già che ci sono, ringrazio la Disney: vista la promozione (sabato i primi 25 che esibivano il numero di Topolino all’accredito stampa entravano gratis alla Fiera) ho dato la mia copia di Topolino a mia cugina (torinese doc) che ha quindi potuto entrare senza pagare (fra tanti che esibivano il tesserino stampa- fra cui chi scrive – è stata l’unica a far vedere il numero del Topo 🙂
    Ciaoissimo
    Stefano

  • Germana |

    Ciao a tutti, ragazzi.
    Iun vecchio commento ho letto accenni all’ultimo “I Maestri Disney”, con storie da leccarmi i baffi. E’ una settimana che lo chiedo inutilmente, però, ad ogni giornalaio: è mai possibile che a Roma non sia ancora arrivato? Ho chiamato un mio amico appassionato di Milano e non lo trova nemmeno lui, né nelle edicole normali, né in quelle della stazione e della metro.
    Un altro amico mi dice che ha avuto anche lui lo stesso problema con il suo edicolante fino a quando ne ha trovate due copie in un’altra edicola. Ma come cavolo è distribuito?
    Sembra che non ci sia, ma poi invece c’è.
    Mi aspetto un thread che ne parli, se possibile, please.
    Germana

  • Stefano Priarone |

    Mi unisco ai giustizi favorevoli alla storia. Ho letto Novecento anni prima del film e adesso ho letto con piacere questa sua versione “disneyana” (riscrittura, non parodia, concordo).
    E a chi si lamenta per il finale (diverso da quello originale) dico che era l’unico finale possibile per una storia di questo tipo, con Topolino e Pippo, è perfetto (a differenza di altri finali posticci ad esempio di film tratti da romanzi).
    Come è giustissimo che Pippo non dia spiegazioni del suo non voler scendere a terra, non ne da mai!
    Purtroppo la fiera del Libro è in contemporanea con il Telefilm Festival e quindi domenica sarò a Milano, Tito e non ci vedremo (sempre che stia meglio, ho una mezza influenza da giorni… e così rispondo anche a Luca…), però sarò a Torino (spero…) domani per una miniconferenza sulla ProGlo Edizioni.
    Ciaoissimo
    Stefano

  • Marco Travaglini |

    In effetti è vero: se Pippo interpreta se stesso, così come non può essere altrimenti basandosi anche sulla definizione di Luca che descrive questa storia come una “riscrittura” piuttosto che una “parodia”, la spegazione di Tito calza a pennello.
    Perchè mai uno come Topolino, abituato ormai da decenni alle stramberia di Pippo, debba pensare di chiedere a lui spiegazioni per il suo non voler scendere dalla nave?
    Pippo è fatto così, a modo suo. E come tale va preso.
    Anche perchè un’eventuale spiegazione da parte sua risulterebbe del tutto insensata, forse spiazzante, alle orecchie del lungimirante Mickey.

  • Tito Faraci |

    Grazie del riconoscimento della “qualità”. È importante. Le osservazioni che fa Contix, poi, sono molto interessanti.
    Tuttavia, vorrei sottolineare come Alessandro Baricco abbia voluto, lui per primo, declinare una storia utilizzando altri (!) personaggi, diversi da quelli del libro. In questa storia Pippo è Pippo, Topolino è Topolino. Non recitano un copione destinato ad altri. Il miracolo è come e quanto stanno bene questi personaggi in quella storia! Scherzando, continuavo a dire ad Alessandro: “Confessa, li avevi già in mente prima del libro!”
    Ciò non toglie che, diversamente dal libro (e dal film, e dalle versioni teatrali), non abbiamo voluto che Pippo desse alcuna spiegazione su quel non scendere a terra. Perché lui è Pippo, e Pippo non sempre (forse mai) dà spiegazioni. Quella del mal di terra, mi sembra chiaro, è solo una battuta che scivola via, alla fine. Una scusa bella e buona. La “risposta” è solo “quel magnifico silenzio, in mezzo al mare”. Non tutto, nella vita, ha un perché.
    E devo dire che sembra che i bambini, quelli che hanno letto la storia, stiano capendo. Mai sottovalutarli.
    Lui è Pippo. Non ho dovuto snaturarlo per metterlo in questa storia. E, a un certo punto, sono stati i personaggi a fare la storia, a guidarla. A renderla unica, diversa.
    Poi ogni giudizio è lecito… La scelta del sigaro in piedi, in equilibrio, è venuta in mente a Giorgio, visivamente. A noi è sembrata divertentissima. Pippo suona velocissimo e leggerissimo, ancora più di Macchia Nera. Il sigaro non cade. L’eccesso di politicamente corretto sarebbe stato non metterlo proprio, il sigaro. Ma… acceso o spento, in bocca o in mano, cosa cambia? Sceneggiando, non mi sono nemmeno posto il problema. La questione, eventualmente, nasce solo da un confronto con il libro. Un confronto che a mio parere non è il metro di giudizio più giusto.
    In ogni caso, ripeto: una critica come questa ha un senso. Posso non condividerla, ma è un’opinione più che legittima ed espressa in modo chiaro, civile e dettagliato.
    Ah, fosse sempre così…
    Quindi, di nuovo: grazie.
    Contix mi ha dato anche un’occasione per chiarire alcune cose per me importanti. E per scrivere un po’ su Nova… in attesa del mio blog, a cui al momento sto cercando disperatamente un nome. Quello giusto ancora non c’è. In compenso, ne ho trovati alcuni davvero tremendi, che hanno destato grande ilarità in chi mi circonda. È già qualcosa.
    Ci sto lavorando, però. La luce è vicina.
    Nel frattempo, passo e chiudo. La fiera del libro mi attende a Torino. Perché sto a dirvelo? Perché domenica, alle 13.30 parlerò anche di Novecento, con Giorgio Cavazzano al fianco. Se qualcuno passa di lì…
    Saluti
    Tito

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