WALTER CORSE DA SOLO

Veltroni

Correre è di per sé un’impresa, in un mondo di lumache!

Questa bella vignetta e triste è di Giorgio Sommacal, che molti (anzi: tutti!) senz’altro conosceranno grazie alle sue collaborazioni a Il giornalino, Lupo Alberto, Cattivik

Già a suo tempo Carlo Peroni (Perogatt) si era servito di lumache e chiocciole per raccontare le sue gag. Adesso, questo flemmatico animale viene ripreso da Giorgio e dall’amico Augusto Rasori per “M”.

“Perché le lumache?”, uno potrebbe anche domandarsi.

Vignetta125

Perché i loro occhi sono antenne puntate verso il mondo, perché hanno l’aria di non avere mai paura, perché ci osservano in silenzio e notano tutti i nostri difetti in “fast forward”, perché non si lasciano coinvolgere da inutili diatribe di territorio, perché dopo una giornata di pioggia amano fare una “passeggiata” quando esce il sole, come capita spesso anche a noi, perché dal guscio loro hanno il coraggio di uscire.

Ecco perché.

Con gli stessi personaggi, ma in chiave “generalista” Giorgio e Augusto (Giors e Gugu) hanno fatto un promo in animazione flash di 9 minuti, già proiettato fuori concorso alla rassegna CORTOinBRA.

Date un’occhiata qua e inviateci un personale feedback. Trattasi di un ordine!

Web: http://www.giorgiosommacal.com
BLOG: http://striscebavose.blogspot.com/

Francesca

Nello spirito della battuta lumachesca è anche quella che segue, collegabile al fatta che, dopo dieci anni, a Castel Sant’Elmo, ci siamo incontrati di nuovo, con Francesca Fornario, autrice di satira e scrittrice per bambini.

La vignetta del pugno nell’occhio è una sua creazione di qualche giorno fa, tornata anche oggi di schiacciante attualità (dettagli a parte). Il disegno appartiene a un artista che Francesca stima molto: Francesco Schietroma.

  • Moerandia |

    Grazie per l’augurio e l’interessante trattazione
    di Amurri e Verde (tralaltro ho letto entrambi i libri dell’Amurri e &Verde News”) oltre al loro spazio su “Italia sera”, quando ancora il preserale non era appaltato agli sponsor, ricordo, su Radio 1 alle 13,20 anni fa, il programma “Chiamate Roma noi due noi due”. Enrico Vaime invece è uno di quei volti che mi fanno cambiare canale.
    Quello del Bagaglino è uno spettacolo teatrale che può vivere anche al di fuori della televisione (come è anche accaduto), una compagnia con un suo pubblico affezionato. Nel corso degli anni, da quando si chiamava “Biberon”, lo spettacolo si è ampliato anche troppo (esigenze televisive), ha cominciato ad ospitare politici (anche troppi nell’ultima edizione), ma ha sempre avuto un suo volto ben riconoscibile. Che sia comicità “vecchia”, sono in totale disaccordo: esiste una comicità vecchia? Faccio un esempio: Franco e Ciccio venivano accusati da qualcuno di riciclare la vecchia comicità di Stanlio ed Ollio: in realtà sono un tantino diversi, ma se anche fosse, se vediamo certa comicità successiva, moscia quando non volgare (non tutta), è un bel passo all’indietro rispetto ai due grandi comici siciliani.
    Personalmente posso (sor)ridere ugualmente con un fumetto americano di primo Novecento, considerato “vecchiume” persino da addetti ai lavori :-O, come con un fumetto italiano recente: si tratta sempre dello stesso mestiere.
    Non accuso il Bagalino nemmeno di superficialità: come dicevo, si tratta di uno spettacolo teatrale per il grande pubblico, che affronta i temi in maniera semplice e chiara. Non tutti insomma devono fare ricerca, ci sono varie correnti, come ad esempio questa.
    Poi ci si può trovare di fronte ad una vignetta di Forattini in cui un perplesso Jimmy Carter osserva da dietro uno steccato un Giulio Andreotti cow-boy che cavalca con disinvoltura una falce-e-martello imbizzarrita, pensare molto bene del vignettista, ma non si conclude con “Pippo Franco questo non lo sa fare”, viene da pensare semmai “Pipppo Franco le dice in un altro modo”.
    Mi scuso per la lunghezza della risposta, e mi auguro che gli archivi Rai un giorno restituiscano quel che devono.
    Saluti.
    G.Moeri

  • Luca |

    Poffarre, chi avrebbe mai immaginato tanti commenti a un post come questo?
    Ne sono felice, naturalmente.
    Forse è vero: parlare “non benissimo” del Bagaglino è quasi divenuto un luogo comune. Personalmente, devo dire che i loro spettacoli non mi piacciono (mi scuso, ma de gustibus…, mi scuserà per questo, caro Moeri). I miei appunti non riguardano la supposta volgarità del linguaggio impiegato (quandomai?), bensì una superficialità di battuta per me eccessiva e scontata, una rinuncia alla ricerca, con un mix di avanspettacolo tardivo e di varietà datato, anche più fuori tempo (per dire) de “L’amico del giaguaro” di Bramieri-Pisu-Del Frate (inizio anni Sessanta), o di “Tigre contro tigre”, de “La trottola”… Questi ingredienti usati dal Bagaglino, uniti al coinvolgimento nello show dei vari politici in cerca di consensi, e all’arruolamento di attori e soubrette per me poco simpatici mi spingono a far giustizia immediatamente con il telecomando…
    Ben altro era il livello di Amurri e Verde, ai quali è andata sempre la mia grande ammirazione. Ho registrato negli anni molti loro show televisivi e radiofonici, che ho poi studiato a lungo; ho anche avuto la fortuna di dirglielo quando li ho poi conosciuti, a suo tempo, per uno spettacolo tv, all’inizio del loro “Amurri e Verde News”.
    Con loro voglio ricordare un altro Maestro, umorista dalla prosa sublime, che spesso ha lavorato con Antonio Amurri, e con il quale ha condiviso il lancio (nel 1966) di “Gran Varietà”: Maurizio Jurgens, papà di Stefano. Il programma tutto scritto da Maurizio Jurgens “Le ballate degli italiani” era un vero capolavoro creativo, penso perduto nei meandri degli archivi Rai; con un cast da fare invidia e una regia altrettanto esemplare (se ben ricordo di Federico Sanguigni).
    Non voglio fare adesso un trattato, ma aggiungo anche il mio apprezzamento per l’ottantunenne Oreste Lionello, altro autore e entertainer che ho seguito sempre; il suo show da me prediletto era “Troppe donne pover’uomo!”, scritto con Sergio D’Ottavi, dove recitava degli sketches con Andreina Pagnani, Paola Pitagora e altre attrici di teatro, forse anche Rina Morelli e Lina Volonghi. Qualcuno se lo ricorda?
    Di questi programmi (e purtroppo di decine di altri) non ho mai trovato altra traccia che nella mia memoria.
    Accettabili, per i miei gusti, anche il Pippo Franco e l’Oreste Lionello (con il Pino Caruso) diretti da Antonello Falqui all’inizio degli anni Settanta, in “Dove sta Zazà”, “Mazzabubù” e così via. Quegli show erano veramente ben diretti, con classe, da un fuoriclasse (gioco di parole) come Falqui, “il regista dal dolce sapore di prugna”. “Quando si dice Falqui, non ci sono equivoci!” . Dagli anni Ottanta in poi… Pardon, per Lionello e compagnia ho qualche problema di sopportazione.
    Resta sublime il suo lavoro di doppiaggio, anche nei film Disney. Il suo Bert di “Mary Poppins” è superbo, benché un po’ fuori sincrono (diciamo così) come avviene un po’ per tutto il film anche con le altre voci.
    Se qualcuno ha notizie o tracce di questa magica stagione della cultura umoristica italiana, sarò lieto di ospitare i suoi interventi. Da cosa nasce cosa. Ma bisogna tornare indietro nel tempo, purtroppo.
    Enrico Vaime, autore che stimo moltissimo e che si può considerare l’ultimo depositario della “sapienza scrittoria” del varietà italiano, purtroppo si occupa di giornalismo. Lo fa benissimo, a “Omnibus” su La 7, con la saggezza e l’ironia che un conduttore imbalsamato da TG1 (o uno dei vari venduti in circolazione) non saprebbe mai sfoderare. Però, trovo che la sua, di intelligenze creative, sia sprecata. Ma è un segno dei tempi.
    M fa piacere che qualcuno come lei, caro Moeri, sia sensibile a questi stimoli (ma lo sapevo già scorrendo le sue pagine web).
    Parliamone…
    Buon primo maggio. Io lo passo lavorando, per tenere dietro alle consegne.
    L.

  • Moerandia |

    Egregio sig.Boschi
    condivido anche stavolta il commento di Lele, guerra civile e vittime da entrambe le parti, altro che liberazione. C’è però da aggiungere un protagonista, ossia quel Regno del Sud che combatteva accanto agli Alleati con quello che restava del vero esercito italiano; tra questi soldati si contarono più morti che tra i partigiani.
    Non capisco perchè ce l’abbiano tutti (in apparenza, perchè poi il pubblico lo vede) col Bagaglino, nonostante qualche momento grassoccio hanno dimostrato di sapere fare sia il varietà che la satira, e se andiamo a vedere i nomi che ci sono dentro, nessuno metterebbe all’indice Pippo Franco od Oreste Lionello. Ricordo che per rispetto del periodo pre-elettorale interruppero una loro parodia del “Grande Fratello”, intitolata “Il Grande Politico”, mentre ci fu chi si comportò ben diversamente. Senza di loro ci sarebbe un vuoto, e non vedo proprio chi altro potrebbe riempirlo (già abbiamo perso Amurri&Verde), anzi, certe trasmissioni sono ad un livello senz’altro più basso del Bagaglino; c’è addirittura uno che ha sacrilegamente reintitolato “Happy Days” col nome di una parolaccia.
    Saluti.
    G.Moeri
    P.S.: Lumache? Ma quelle non sono chiocciole? 😉

  • Luca |

    Verissimo, Lele: quell’episodio raccontato da “Lisca di Pesce”, che gli valse anche un po’ di problemi perché in quella circostanza “osava” sviscerare il pensiero di un italiano medio che un po’ sapeva e un po’ no, è una sorta di paradigma, descritto anch’esso in modo piuttosto disincantato e “semplice” (ma chiaro per chi avesse avuto orecchie per intendere) dell’italiano opportunista.
    Purtroppo, temo che l’italiano medio del 2008, nel suo intimo, sia ancora così. Come Battista, ma nel contempo anche come chi, intollerante perché munito di coda di paglia, non amava che questa intima confusione e ipocrisia fosse rappresentata in vignette da Jacovitti.
    Jac, come sappiamo, ebbe dei problemi anche in seguito, ai tempi di “Linus”, quando “sfruculiava” i lettori orientati verso la sinistra extraparlamentare che talvolta erano infarinati di ideologia, senza avere delle concrete basi per stare da quella parte (né da un’altra). Il direttore Oreste del Buono, che sapeva il fatto suo, aveva lasciato carta bianca a Jacovitti, e certo non era intenzionato a censurarlo benché il Maestro di Termoli ironizzasse su Up il sovversivo di Alfredo Chiàppori, sul Dottor Rigolo di Pericoli-Pirella e sugli altri personaggi satirici della rivista. Il suo umorismo era comunque un po’ più “alto” di quello del Bagaglino, pur con qualche scivolone, e andava lasciato libero di essere espresso sulle pagine del mensile, se non altro per rispetto a un autore così titanicamente grande: il principale umorista italiano già da decenni.
    Anche su “Linus” Jacovitti tendeva soprattutto a divertire e a far ridere, piuttosto che a satireggiare come facevano i suoi più giovani e schierati colleghi, per cui qualche battuta superficiale, magari dettata da giochi di parole o da tormentoni, gli andava perdonata. E bisognava ringraziare il Maestro per la partecipazione a una rivista con la quale tutto sommato non aveva molto da spartire.
    Ma così non fu, come ho mostrato a mo’ di esempio con due vignette messe a raffronto in “Irripetibili”, dove Linus, sulla copertina di una copia della sua omonima rivista letta da Gionni Peppe (o Gionnipeppe), al posto della sua consueta coperta stringeva una bandiera rossa con falce e martello.
    Nel libro si vede la versione originale dell’immagine disegnata da Jac, ricavata da una fotocopia fatta alla tavola prima della sua consegna, e a fianco c’è la versione censurata dell’immagine, sbiaccata su richiesta della redazione, dove la bandiera era tornata a essere la classica coperta da Linus, e il suo manico serviva a comporre una inopportuna scaletta a pioli appoggiata di lato.
    “Battista l’ingenuo fascista” avrebbe bisogno di una ristampa, e così anche il resto delle vignette satiriche di Jac: quelle pubblicate sul “Travaso”, per esempio…
    Rivelo segreti d’ufficio e annuncio un “possibile lieto evento”, spifferando che c’è chi da tempo sta cercando di ricostituire tutto questo ampio corpus di tavole e vignette per riproporlo ai lettori?
    Non posso aggiungere altro!!! 🙂
    L.

  • Lele |

    Signor Luca Boschi,
    evidentemente le mie considerazioni riguardavano i primi due interventi del blog, non le simpatiche vignette.
    La mia formazione culturale sul tema si basa sul fantastico fumetto di Jacovitti : “Battista l’ingenuo Fascista”.
    Consiglio a tutti di leggerlo perchè rappresenta ferocemente l’Italiano medio con le ipocrisie e gli opportunismi che lo contraddistinguono.
    Ciao.

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