AMORE PER LA PELLICOLA

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Innanzitutto, ottima primavera a tutti i visitors!

Ecco il seguito del post precedente, costellato anche questo, più che mai, di copertine legate a serie con esseri umani, o con perso-
naggi dei disegni animati televisivi, trasposte in comic books nei decenni preferiti da Gianni Minà.

Una delle immagini di questo post potrà anche servire come silente indizio per chi volesse sciogliere il nodo postulato nel post precedente, vale a dire:

Quale insondato (e inusitato) ma concretissimo legame concatena gli adorati Stanlio e Ollio con l’Alvin Show?

Adesso che avete avuto modo riflettere un po’ di più, e che tramite Tu Tubo avete goduto quattro decenni dopo della visione in quadricromia della siglia di apertura dello spettacolo, ci state arrivando?

Forse qualche sceicco, forse Eta Beta… O Paolo Castagno… Chissà.

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E sì che dobbiamo ancora rivelare nel dettaglio i risultati dei quiz del mese scorso… Ma portate pazienza; forse saranno rinvenibili all’interno dell’uovo di cioccolata in luogo dell’ennesimo braccialetto in latta giallina.

Eravamo rimasti al commento di Alberto Vangelisti sul come è iniziata la sua passione per i i film in “vera” pellicola, in barba alle riproduzioni in vhs e in dvd.

AMORE PER LA PELLICOLA

La passione per l’autentico cinema in pellicola non è un qualcosa che si spiega, semmai si prova. Pur tuttavia facendo un balzo all’indietro negli anni, esattamente nei primi anni Ottanta, posso almeno tentare di spiegare come la cosa divenne, nel mio caso, estremamente naturale e plausibile.

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Difatti, se è vero che dalla metà degli anni Settanta fino al 1981 l’unico supporto disponibile per l’appassionato di home cinema di allora fosse la pellicola super 8, più pratica e meno ingombrante della sorella maggiore 16mm, è altrettanto vero che tra il 1981 ed il 1982 tutto il settore subì un pesan-
tissimo arretramento….

Cosa accadde???

Provate a indovinare…

Accadde che la maggior parte di coloro che noleggiando films erano utenti abituali cambiarono il loro modo di visionare i films stessi, scegliendo la pratica videocassetta vhs per godersi i loro titoli preferiti. Ma fu, parados-
salmente, proprio questa triste situazione che distinse i veri appassionati di cinema in pellicola dai “normali” fruitori che si accontentavano di vedere comunque un film indipendentemente dal mezzo di restituzione del film stesso.

Alvin_xmas

Fu in quel periodo che alcuni decisero di trasformarsi da semplici appassionati noleggiatori di film in collezionisti di pellicole cinemato-
grafiche.
D’altro canto, la situazione non lasciava altra scelta; inizialmente in molti, tra i quali il sottoscritto, ovviamente, iniziarono ad effettuare visite presso le ex agenzie di noleggio films per acquistare quanti più titoli possibile. E, in un momento in cui queste stavano chiudendo i battenti o si stavano riconvertendo in video-
noleggi, fu piuttosto agevole portare a termine buoni affari in termini di acquisto.
Sotto questo aspetto il periodo “delle vacche grasse” andò avanti per qualche anno: i collezionisti ripulirono tutto ciò che poterono, inclusi tutti i negozi di cine-foto-ottica della penisola a prezzi di assoluto realizzo.

Poi, però, si giunse all’impatto con la dura realtà; non si riusciva più a trovare alcunché e, al tempo stesso, si doveva pur prendere atto che nessuno stava stampando veramente più niente: non sarebbero stati più disponibili i film più recenti e neanche quei classici italiani o stranieri che ancora mancavano all’appello. Questa era la situazione in Italia a metà degli anni Ottanta.

Triste. praticare un hobby sapendo che non ci sarebbe stato un futuro! In quel periodo, mi chiedevo spesso se all’estero fosse accaduta esattamente la stessa cosa che era accaduta in Italia, ma si trattava di un pensiero fugace, perché non immaginavo neppure a chi mi sarei potuto rivolgere per appagare la mia curiosità.

E poi arrivavano in Italia anche molte cassette vhs di importazione che non lasciavano affatto presagire che fuori dai nostri confini la pellicola avesse potuto continuare la propria avventura commerciale. E’ appena il caso di ricordare che in quel periodo non esisteva Internet, niente eBay, niente e-mail, niente forum… niente di niente.

Sembra passato un secolo e viene da riflettere più di un po’ su quanto Internet abbia cambiato le nostre abitudini e facilitato i nostri contatti a livello globale.

Comunque. il destino si doveva compiere e mi rivelò che in Inghilterra la situazione era in realtà assai diversa. Accadde una sera, nella primavera del 1986, in casa di un amico che acquistava materiale fotografico per corrispondenza nel Regno Unito; mi trovai per puro caso a sfogliare il catalogo che lui riceveva regolarmente per tali acquisti e non sfuggì alla mia attenzione un annuncio pubblicitario di una azienda inglese che avrebbe imposto uno sviluppo ben diverso a quest’hobby che in quel momento stavo quasi per abbandonare.

La pubblicità annunciava che la tal ditta “Derann” commercializzava films di edizione commerciale in super 8, sia classici che recenti; ricordo la citazione di titoli come “Arma Letale”, “Via Col Vento”, “Fra Diavolo”… insomma, di tutto un po’.

Mi affrettai a prender nota dell’indirizzo, per richiedere un eventuale catalogo o lista di titoli disponibili. Catalogo che mi arrivò non più di dieci giorni dopo dall’invio della mia richiesta. Certo, il primo pensiero che veniva in mente era il problema della colonna sonora in inglese, che non si adattava ad una proiezione in Italia; ma, come si dice in questi casi, il bisogno aguzza l’ingegno, e già stavo escogitando la soluzione per poter applicare la colonna italiana in sincrono sulla pellicola al posto di quella inglese; e per giunta in stereo, giacché gli inglesi stampavano (e stampano) la pellicola super 8 munita di due piste sonore che consentivano (e consentono) l’incisione e la riproduzione in stereofonia.

Boris

Insomma, quando questo bel catalogo illustrato mi arrivò a casa, mi si riaprirono le porte di un mondo che consideravo ormai perduto: titoli incredibili erano disponibili come “Quarto Potere”, “Ombre Rosse”, “Ben Hur”, ma anche “Poltergeist” e “Terminator” e poi in seguito sarebbero arrivati anche tutti i maggiori capolavori Disney e tutti i lungometraggi e le comiche di Stanlio e Ollio: un fiume in piena, che avrebbe consentito all’appassionato, con legittimo orgoglio, la tranquilla continuazione del proprio hobby!

E così fu! Certo, i prezzi non erano quelli di “realizzo” ai quali ci eravamo abituati acquistando in Italia le ultime rimanenze di films in pellicola, ma…. era lì la festa!

Derek Simmonds, il patron della Derann, ebbe l’intuizione e l’enorme merito di capire che i veri appassionati sarebbero rimasti “orfani” di materia prima e che in realtà la domanda di pellicole stampate a passo ridotto avrebbe ancora costituito un mercato.

Un mercato di piccole dimensioni, ma per una sola azienda che rimaneva disposta a seguirlo, assai proficuo ed interessante. Inoltre, appariva evidente che costoro sarebbero stati disponibili a trasformarsi in collezionisti scrupolosi decisi a formarsi tante cineteche private all’interno delle proprie abitazioni, garages, cantine, mansarde etc, trasformati, in questo caso, in tanti piccoli home cinema, esattamente come oggi avviene in larga scala col dvd e col videoproiettore.

Così, siamo nel 1986-87, si decide di stampare in CinemaScope ciò che anche in 35mm è uscito in egual formato ed in stereo sfruttando entrambe le piste del super 8 e la predisposizione iniziale di alcuni proiettori come l’Elmo, il Sankyo, il Bealieu, gli ultimi modelli usciti della Eumig, Braun e Bauer.

O quella comunque possibile in macchine professionali come i Fumeo 9119/9120, utilizzati anche dal sottoscritto per questa edizione del Laurel e Hardy and Friends di sabato 15 marzo scorso.

In quel periodo, questi proiettori tornarono a nuova vita e le poche case rimaste ancora in grado di costruirne rimisero perfino in cantiere una nuova, seppur piccola, produzione.

In particolare. Bealieu in Francia e Fumeo in Italia decisero di riaprire, pur in tono minore rispetto ai tempi d’oro in cui esisteva un mercato di massa, la divisione di assemblaggio dei loro già arci noti cineproiettori.

La Derann è così andata avanti inarrestabile fino al 2000, seguita fedelmente da un piccolo compatto esercito di collezionisti, fin quando ha fatto la sua comparsa sul mercato video il DVD (Digital Versatil Disk) che, allacciato eventualmente ad un video proiettore con tecnologia DLP (Digital Light Processing), è riuscito a costituire una valida alternativa al super 8, insidiandone anche la qualità a livello di home cinema.

Inoltre, purtroppo, nel 2002 è morto Derek Simmonds, ormai da tutti considerato il “Re del super 8” e che, per la verità, non si era affatto arreso a questa ulteriore avanzata del video.
Nell’ultimo anno di vita, Derek, pur minato da un male incurabile, si dedicò stoicamente alla propria attività, rinforzando i suoi contatti con la Disney ed editando “Il Gobbo di Notre Dame”, “Pocahontas” e l’ottimo “Fantasia 2000”, per la gioia di chi, ancora adesso, come il sottoscritto, continua, sorretto da un incrollabile entusiasmo nei confronti della (ancora) superiore qualità della pellicola, a sostenere il collezionismo di films super 8 e 16mm.

Da qualche anno, suo figlio Adrian Simmonds, subentrato al padre nella conduzione aziendale, nutre forti timori sul fatto che il mercato del passo ridotto possa ancora avere un radioso futuro.

Così, da qualche tempo, non assistiamo più ad alcuna edizione di films completi da parte della Derann. Un nuovo nome, per fortuna, si è affacciato sul mercato con grande entusiasmo: si tratta della Classic Home Cinema di Phil Sheard, che viene in questo momento considerato l’erede “superottiano” di Derek Simmonds.

A lui si devono le ultimissime stampe di film super 8 e anche 16mm con titoli come “Spiderman”, “007 Casino Royale” e tanti altri, così come altri ancora sono attualmente in cantiere, attesi dai vari appassionati in tutto il mondo.

Oggi, più che mai, sono del parere che chi, come me, colleziona film in pellicola, abbia anche il dovere di divulgarli organizzando giornate come quella bellissima di sabato 15 marzo, dedicata ai nostri “boys” Stanlio e Ollio. Per questo stiamo valutando, insieme all’amico Alessandro Santi, di farlo divenire un appuntamento annuale fisso e di trasformarlo in un vero e proprio festival della durata di almeno due giorni: ci sarà così modo di approfondire l’opera dei due straordinari comici e anche quella dei loro colleghi dello stesso periodo e di tutti gli altri che, anche in un passato più recente, si sono ispirati alla loro opera costruendosi a vari livelli una brillante carriera cinematografica.

Inoltre, sempre con Alessandro Santi e con altri appassionati abbiamo costituito un cineclub che abbiamo denominato Cineteca Lumiére, affidandone la presidenza all’amico Giuliano Bisuschi. Questa associazione avrà il compito di organizzare ulteriori occasioni di incontri cinematografici e non mancheremo di informare quante più persone possibile, anche attraverso questo blog, circa l’operato del cineclub, confidando che questo serva per avere sempre un buon numero di appassionati spettatori nelle future iniziative che andremo ad intraprendere.

A presto, con grossi CineSaluti a tutti!

A questo punto, prende la parola Alessandro Santi, che specifica a proposito di Alberto: il cineclub al quale collabora ora non è più Primi Piani ma Cineclub Lumiére (questa nuova dizione è da aggiornare anche nel nostro sito!).

A proposito delle discussioni nei commenti del post su Stanlio e Ollio:

Cric e Croc (con o senza k/e) sono i nomi dati ai Nostri nei primi (pochi) film doppiati in Italia, negli anni Trenta.
Nel dopoguerra si decise di ridoppiare i vecchi film e tutti quelli ancora inediti da noi ribattezzandoli Stanlio e Ollio, italianizzazione maccheronica di Stanley e Ollie che Laurel & Hardy avevano nel Fra Diavolo originale, ambientato in una Italia settecentesca da operetta.

Il fantastico finale freak pensato da Stan per Block-Heads non fu girato, probabilmente per l’esigenza di finire al più presto il film (già iniziato in velocità per ottenere finanziamenti dalle banche) e per i contrasti sempre più forti tra Stan (punto di vista da artista) e Hal Roach (punto di vista da produttore), aggravati dalla cattiva pubblicità dei giornali scandalistici riguardo ai problemi familiari di Stan.

Quindi, fu più per motivi pratici che artistici che si decise di ambientare il film prevalentemente in interni e di chiuderlo con la scena dell’inseguimento delle comparse (remake di We Faw Down), originariamente pensata come penultima scena prima di quella dei trofei. Chi volesse approfondire può leggere L&H The Magic behind the Movie, del prodigioso Skretvedt (già citato in post precedenti)!

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Secondo voci non confermate, sembra che il primo film a colori a cui partecipa la Coppia, The Rogue Song, sia stato distrutto insieme ad altri girati su pellicola a due colori dalla stessa Technicolor quando mise a punto una migliore tecnica di stampa (tre colori invece di due).

Per chi interessa approfondire i film di montaggio, è stato pubblicato il documentatissimo libro I FILM ANTOLOGICI DI STANLIO E OLLIO dalla Tenda modenese Noi siamo le Colonne.

Grazie ancora Luca, a prestoooo (peccato ‘un tu sia venuto sabato!)
Ale

Il © di Alvin è Ross Bagdasarian, alter ego di Dave Seville; quello di Hector Heathcote (in Italia era divenuto il protagonista dello show della domenica Il prode Ettòrre, che precedeva nel palinsesto del Primo Canale il baudiano Settevoci di Paolini e Silvestri) di Paul Terry/Terrytoons.

  • Maurizio Mason |

    Gentili Amici;
    Complimentandomi con voi chiedo se può interessarvi di partecipare al prossimo “Metricamente Corto 2” Trebaseleghe (OD) Film Festival dedicato al Cortometraggio dal 30 Settembre al 5 Ottobre in uno Stand espositivo esterno dove poter collocare il vostro Materiale Video e Grafico dedicato al Cinema. Per maggiori dettagli e Comunicazioni: bottegadellarte@alice.it
    Grazie e Buona Giornata!
    Maurizio Mason

  • alessandro santi |

    Scusate tanto, l’indirizzo del precedente post è scritto male, ecco quello giusto:
    enciclopedia@laurel-e-hardy.it
    arrivedOrci!

  • alessandro santi |

    Salve a tutti e auguri!
    Per richiedere il libro sui film antologici scrivete a enciclopedia@laurel-ehardy.it
    l’email dell’amico Benedetto Gemma, autore del suddetto libro.

  • Lele |

    Incredibile……. quest’uomo sa tutto!
    Signor Luca Boschi, la sua cultura è sterminata : ma come fa a conoscere vita morte e miracoli di tutti i personaggi dei fumetti e dei cartoni animati?
    Anche il topo giapponese, da cui, secoli prima di Goldrake, ho imparato a dire “sayonara” sentendo il saluto che concludeva sempre la puntata .
    Purtroppo negli anni 60, checchè ne dica Minà, non c’era molta scelta per i cartoni animati. Ricordo il Club di Topolino, il Braccobaldo Show con i nuovi personaggi di Magilla Gorilla e Wally Gator, una trasmissione presentata addirittura da Lucio Dalla che trasmetteva vecchi personaggi Warner.
    Ricordo degli strani personaggi fatti con dei fili metallici : Patafil e Filopat.
    Ricordo i primi Scooby Doo che erano quasi roba per adulti vista l’ambientazione noir.
    Troppo forte.
    Viva Luca Boschi.
    Buona Pasqua

  • Luca Boschi |

    Be’, grazie New Amz…
    Che Ross Bagdasarian (padre) e Dave Seville sono (stati) la stessa persona, lo sapevi?
    Per il lancio dei Chipmunks apparve all’Ed Sullivan Show cantando “The Witch Doctor” (canzone che da bambino non sapevo fosse sua, ma che ha imperversato per almeno un decennio della mia infanzia, proveniendo dai juke box della località di vacanze a un tiro di schioppo da dove vivevo allora). Era lui in carne ed ossa, accompagnato da tre pupazzi animati “alla Topo Gigio” che gli aveva fatto… Bob Clampett! Il quale li muoveva di persona da dietro una sorta di staccionata. Alvin brandiva un martellone che minacciava di dare in testa a tradimento all’ignaro Ed Sullivan durante la presentazione di Dave Seville…
    Cha altro aggiungere? Parte di questi cartoons, davvero misteriosi perché tutto il credito veniva dato a Seville-Bagdasarian, era realizzata presso lo studio di Jack Kinney (!)… E alcuni soggetti li scriveva il fratello Dick (!), uno dei miei sceneggiatori preferiti (per la cronaca), qualche anno prima di inventare Paperoga. La stoffa della comicità esilarante e un po’ demenziale c’era già, anche se i personaggi dei Chipmunks erano in sé piuttosto asfittici…
    Con Francesco Coniglio (editore di “Irripetibili”, di “Memorie dell’Arte Bimba” e di una tonnellata di libri musicali), appassionato collezionista di memorabilia dei Beatles, ne parlavamo un mesetto fa, dopo che avevo portato con me in redazione un numero (che ho doppio, ma vabbe’) dell’Alvin” italiano edito da Aldo Razzi negli anni Sessanta, acquistato a Roma alla fumetteria di Andy Capp alla modica cifra di euro uno.
    Francesco non conosceva il fumetto, ma conosceva i personaggi, e da un suo file mi ha mostrato la copertina di un vecchio LP con Dave Seville e i Chipmunks. Ovviamente, era quello eccezionale e ultrararo in cui Alvin, Simone e Teodoro eseguivano delle cover dei Baronetti. Paul McCartney, grande appassionato di fumetti e toons gli aveva fatto (con gli altri, beninteso) questa grossa e ultrainsolita, impervinusitata concessione.
    Ciao per ora.
    L.

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