FRANK MILLER E (forse) UNA NUOVA MARCIA SU ROMA

Alleanza_nazionale300

Oggi segnalo il blog di Roberto Recchioni (http://prontoallaresa.blogspot.com/2008/02/chiss-se-miller-lo-sa.html), che ha suscitato un bel po’ di in-
teresse in rete perché a sua volta riporta una notizia davvero strana: l’impiego da parte della formazione po-
litica di Alleanza Nazionale di una immagine realiz-
zata da Frank Miller per il suo 300.

E poi c’è chi ancora afferma che fumetti e politica non c’entrerebbero gli uni con l’altra!

Cosa significa? Puro desiderio di fare un repulisti di quartiere? O trattassi forse dell’allusiva visualizzazione della “nuova marcia su Roma” minacciata dal vecchio telepremier?

A quando la campagna di Calderoli col personaggio del selvaggio Bingo Bongo (quello dei fumetti, dise-
gnato da Gentina e poi da Asteriti)?

Palo_con_300_2

Interessante, comunque, notare che i fumetti hanno ormai sdoganato perfettamente il loro ruolo nella comunicazione spicciola, e fa piacere che una formazione politica di grande visibilità ne adotti una immagine (probabilmente senza ri-
conoscere i diritti a chi di dovere, si sospetta anche nel blog di Robbe).

Una nota personale: con il blogger Roberto ci siamo incon-
trati per la prima volta a Roma (nell’ormai lontano 1994) proprio (guarda tu, i casi) in occasione dell’incontro con Frank Miller, in una folla di fans, amici del fumetto e giorna-
listi, tutti felici per essere riusciti a incontrare il Maestro al suo ritorno da una visita nelle chiesone romane e vaticane.

Segnalo anche i vari commenti al post di Robbe!

Un saluto al visitor e cartoonist Lele (:-)), che magari la cam-
pagna con Bingo Bongo la gradirebbe sul serio e, devo dire, anch’io!

Per Lamberto Dini, invece, suggerisco la longilinea figura di Tiramolla, ben adattabile anche alle prerogative di mol-
tissimi altri suo colleghi, beninteso!

Blog_frank_miller

Incredibile ma vero, in un battibaleno ho ritrovato una foto di Frank di allora (a destra, click sopra per ingrandirla), scattata nel giardino del bel piccolo hotel sui colli di Roma nel quale soggiornammo (in camere diverse, e con diverse compagnie, naturalmente) nel corso di quella memorabile prima edizione di Expocartoon; quella che si immaginava avrebbe segnato una nuova epopea di rassegne fumettistiche nella Capitale, nel momento in cui tutto lo staff di Immagine, capeggiato da Ri-
naldo
Traini, aveva abbandonato la città di Lucca dopo una lunga serie di disfunzioni locali (e di gherminelle tese ai nostri danni da maligni del posto) che avevano messo i bastoni fra le ruote a uno staff, e a un gruppo di ospiti, davvero irripetibile.

  • Lessa |

    Stasera, che è San Valentino, si va al ristorante jappo evvivaaaa! Mio marito e’ cosi carino ad invitarmi…. yuhuuuuu!
    Lessa

  • Geroboamo |

    La rete funziona poco.
    E’ lenta.
    Nelle pause leggo un bel libro, che fa seguito al famoso “La casta”, di cui parlano tutti.
    Ferrara non si vergogna di prendere contributi pubblici per il Foglio. E ha ragione. Gli altri sì e lui no? Giuliano fa tutto alla luce del sole. La sua azionista è la signora Berlusconi, il suo stipendio lo paghiamo noi, la pubblicità viene dalla Mondadori del marito della signora Berlusconi. E’ un giornalista libero da preoccupazioni economiche e da ogni censura.
    Può dire tutto quello che vuole il suo padrone.
    “Ed ecco lui, Giuliano Ferrara, che fumava e si aggiustava la cravatta: «Sono bello, abbastanza? Sta’ attento, eh… se poi vengo male…”. Quando si parla di finanziamenti ai giornali, tutti pensano al Foglio. «E perché? È il giornale più trasparente che ci sia in Italia. Il Foglio è nato con due lire e nell’ipotesi di chiudere rapidamente. Quello che è successo è che invece il giornale oggi vende tredicimila copie al giorno. Un terzo dei soldi gli vengono dalle vendite, un terzo dalla pubblicità (… la Mondadori ci ha fatto un contratto con le anticipazioni, con quei contratti di favore anche finanziario che ci permettono di vivere abbastanza tranquillamente e comodamente… ) e naturalmente anche, dal secondo anno della fondazione, dai contributi dello Stato… Con il trucco della famosa Convenzione per la Giustizia, che era… Un trucco… beh, beh, diciamo che la legge dava una possibilità e noi l’abbiamo sfruttata… È un trucco nel senso che non era un vero partito, era…
    Avevamo chiesto a Marcello Pera, che faceva parte del centrodestra, senatore, e a Marco Boato, deputato del centrosinistra, due persone amiche, due lettori del giornale, di firmare per il giornale. Abbiamo fatto questa Convenzione… per la Giustizia… Un escamotage! Legale, perfettamente legale, al quale purtroppo hanno cominciato a ricorrere molti altri, anche quelli che però non vanno in edicola, non vendono copie, non hanno un’azienda reale, che vuole fare giornalismo, politica, cultura e informazione, e che, così, sono delle piccole lobbies intorno a persone… Si sono tutti infilati in questo calderone”

    Nella “cooperativa” del Foglio sino al 2005 c’erano gli azionisti. Ferrara: “Comunque, fino ad adesso c’è, come dicono i francesi, un tour de table chiarissimo: la signora Berlusconi al 38%, Giuliano Ferrara al 20-25%, non ricordo più adesso, il 10% ce l’ha lo stampatore Colasanto, il 15% Denis Verdini… Lo Stato non si deve verg… Io non mi vergogno di prendere soldi dallo Stato per fare questo giornale, è chiaro? Mi vergognerei se me li mettessi in tasca, se il giornale vendesse duemila copie, se fosse una finta… Capito? Se fosse un giornale che dà premi… un giornale banale, un giornale politicista, un giornale di Palazzo. Allora mi vergognerei. Il Foglio pubblica l’enciclica di Ratzinger, fa una battaglia di due anni – prima ancora che la Conferenza Episcopale Italiana si fosse svegliata – sulla fecondazione artificiale e sull’embrione, e più in generale ha delle idee e le presenta sul mercato delle idee… Insomma, un giornale vero. Io sono orgogliosissimo di avere il finanziamento dello Stato. Penso che lo Stato dovrebbe essere… Certo, se poi finanziano pure l’ultima caccola che arriva, al di fuori di ogni controllo e criterio di qualità!”.
    Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa

  • Luca Boschi |

    Bravo Moeri!
    Concordo su tutto. Il nome di Giuliano Isidori, che ha anche scritto testi comici per dei varietà radiofonici (fra cui il celeberrimo “Gran Varietà” di Amurri, Jurgens e Verde) mi era rimasto sulla punta della… tastiera.
    In particolare, vorrei postare non appena possibile un esempio di una serie a fumetti, snocciolata sotto forma di tavole autoconclusive, che realizzava per la rivistina “Il Tigre”, data in omaggio dai distributori della Esso a metà anni Sessanta, e ambientata nella Roma (o nella Grecia?) antica, con due gemelli terribili, Bibì e Bibò locali. Molto divertente.
    Aggiungo il nome (anzi, il cognome) di De Seta, grandissimo disegnatore, illustratore e vignettista, purtroppo razzista convinto, e anche un po’ truce nel raffigurare le menomazioni fisiche. Certo, non mi scandalizzo, ma si può distinguere fra quando ciò avviene con uno spirito “di denuncia”, come in Francia fanno Cabu o Vuillemin, che ha scherzato persino si campi di concentramento (cosa non per tutti i palati), e quando invece si fa sul serio in una prospettiva un po’ riduttiva, per denigrare. De Seta era anche l’autore, tra gli altri, di Rusveltaccio Trottapiano, personaggio caricaturale del premier Roosevelt, il quale era affetto da un problema di claudicanza, forse a causa di poliomelite (non sono così enciclopedico da poterlo affermare con certezza).
    Quasi siliconate prima che il silicone esistesse, le donnine di De Seta, tuttavia, sono state straordinarie sempre, fino almeno agli anni Settanta, quando le disegnava ormai anziano per il nuovo “Marco Aurelio” di Delfina Metz.
    Cambiando argomento, adesso, il nuovo governo del dopo 13 aprile risolverà finalmente il conflitto d’interessi, no?
    Mi attendo una nuova campagna elettorale de fuego, ottima per stremare ancora di più un Paese esangue.
    Grazie, Clemente, salutammo i ceppalonici & i voltagabbana tutti!
    L.

  • Moerandia |

    Giustissimo: ci sarebbero diversi nomi da citare: Vidris, Fremura, Nistri, Isidori ed altri … a casa ho un numero de “Il Cantagallo”, bellissimo. Certo, posso apprezzare anche certuni di parte avversa, come Lunari, Chiappori, persino Vincino.
    E posso anche esprimere pareri contro Mediaset indipendentemente da ogni schieramento politico, perchè certe cose sbagliate sono sotto gli occhi di tutti, altre un pò meno per la tecnicità della materia ma fanno ugualmente danno.
    Saluti.
    G.Moeri

  • Nizar |

    Siamo fritti, gente!
    Il problema non è Frank Mille, i diritti più o meno pagati o altro.
    Il problema è quel che ci aspetta dopo le elezioni del 13 aprile.
    E tanto paghiamo noi i danni di quanto è accaduto.
    A cosa mi riferisco? Mi spiace citare Marco Travaglio, che raccoglie poche simpatie da ogni pare. Comunque il problema è che il Consiglio di Stato dovrà risarcire l’editore di Europa7 per i danni subiti dal 1999 a oggi e, possibilmente, “levare le frequenze occupate da Rete4 grazie a una serie di proroghe legislative compiacenti, per assegnarle finalmente al legittimo beneficiario e consentirgli di accendere, con nove anni di ritardo, la sua emittente nazionale.” Questo dice Travaglio.
    E ancora: “Mediaset, in un comunicato spiritoso almeno quanto Debenedetti, sostiene che “Rete4 è pienamente legittimata all’utilizzo delle frequenze su cui opera. Quindi nessun rischio per Rete4”. In realtà non spetta a Mediaset, ma al Consiglio di Stato, decidere se assegnare a Di Stefano il solo risarcimento pecuniario, o anche le frequenze finora negate. Intanto l’Europa, che ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’illegittimità della Gasparri, potrebbe presto condannare il nostro Paese a versare una multa di 400 mila euro al giorno. Risarcimento a Di Stefano ed eventuale multa saranno, ovviamente, a spese dei contribuenti.
    “Secondo l’infallibile pratica del “ridi e fotti”, per 15 anni il Cavaliere ha imposto al Parlamento gli affari suoi come affari di Stato. Mantenendo Rete4 sull’analogico terrestre, ha incamerato introiti pubblicitari da favola che non avrebbe mai visto se l’emittente fosse finita sul satellite. E ora chi paga i danni? Lo Stato. Cioè, pro quota, ciascun contribuente. Se esistesse un’informazione decente, da oggi tutti i giornali e le tv dovrebbero annunciare agli italiani una nuova tassa: la “tassa Berlusconi”. Se esistesse un centrosinistra decente, dovrebbe promuovere una gigantesca class action di 58 milioni di italiani per chiedere i danni a Silvio. (http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/1769020.html)
    Solo gli uomini liberi di ogni parte politica possono fare questo, non certo i partiti, men che meno quelli di centro-sinistra che sono in sostanza d’accordo con quelli di centro-destra sullo status quo.
    Che ne pensate?
    Nizar

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