Frank Stajano non ci sarà, non riesce a muoversi da Cambridge in modo accettabile (aeronauticamente parlando), ma lo immaginiamo comunque con noi tramite questa istantanea scattata con Luciano Gatto (http://it.wikipe-dia.org/wiki/Lucia-no_Gatto) a Reggio Emilia il 25 maggio scorso.
Grazie assai al fotografo (il cui nome mi sfugge, ma che potrebbe essere lo stesso Paolo Castagno, o anche Marco Barlotti… Be’, la mia gratitudine va a tutti e due, e a Frank e a Luciano, il © è del legittimo autore dello scatto)!
Quella del prossimo week end, organizzata dalla Kolosseo, è un’occasione forse unica per incontrare l’autore di tante storie disneyene e non che hanno fatto la felicità di almeno tre (ma mi sbilancerei anche su quattro, se non cinque) generazioni di lettori di tutto il mondo.
Informazioni a gogò, e forse anche qualche commento, si possono trovare sul sito ufficiale di Gatto, al quale vi rimando: http://www.luciano.gatto.name/
Gatto mantiene anche con le prime sue storie tutte “disegnate in proprio” un’impostazione grafica influenzata dal tratto di Scarpa, col quale continua occasionalmente a collaborare, come testimonia la stupenda “I Sette Nani e la fata incatenata”, che esce con qualche ritardo editoriale su “Almanacco Topolino” n. 12 del 1959, dopo che è tramontata l’idea lanciata dal direttore Mario Gentilini di destinarla ad un albo dal formato speciale.
Intanto, Gatto aveva già esordito come egregio disegnatore completo con l’episodio “Paperino e il ciliegio rabdomante”, uscito su “Topolino” n. 193 del 25 agosto 1958. Proseguirà l’esperienza disneyana superando una difficile prova sui numeri 200 e 201 del tascabile, con la complessa “Paperino e il Natale natalizio”.
Dimostrando una notevole versatilità e forza comunicativa, in questa storia (ristampata due Natali fa su “Grandi Classici Disney”), Gatto dovrà infatti confrontarsi in una volta sola con un cast di interpreti assai articolato: Paperino, Zio Paperone, Gambadilegno, Topolino, Archimede Pitagorico, Paperina, Gastone, Minni, Pippo, Qui, Quo e Qua, Nonna Papera, Ciccio, Edi e un membro isolato della Banda Bassotti che risponde al nome di “Basso Bassotto“.
Trascorreranno molti anni prima che il cartoonist veneziano firmi in modo occulto le tavole disneyane, in particolare nella vignettona di apertura o in quella di chiusura, disegnando dei gatti che di solito ammiccano apertamente al lettore.
Nella sua sterminata produzione di fumetti Disney, Gatto evita di scriversi le trame da solo, per collaborare con la maggioranza degli sceneggiatori in forza a “Topolino”.
Fra tutti, negli anni Ottanta stringe un proficuo sodalizio col napoletano Fabio Michelini, facendosi notare sia per le avventure che mettono in scena i Sette Nani, sia per la fiabesca “Zio Paperone e la magica atmosfera di Natale” (“Topolino” n. 1778 del 1989) dalla sceneggiatura particolarmente complessa.
Fra le creazioni originali di Michelini e Gatto, la più amata dalla coppia è senz’altro rappresentata dal coniglio Pacuvio, che debutta con “Topolino e l’incredibile bosco fiorito” sul n. 1612 del settimanele, uscito nel 1986.
Questo strampalato coniglio che si esprime rimando, imparentato sia col Leprotto Bisestile che con lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie, guida Topolino e Pippo oltre uno specchio che si rivela una porta dimensionale, i cui paesaggi sono dipinti da Pacuvio stesso con un magico pennello.
Il magico coniglio ricomparirà anche in “Topolino e l’incredibile mondo Tic Tac” (n. 1692 del 1988) e in “Topolino e l’incredibile naniversario” (n. 1706, ancora del 1988).
Come omaggio all’opera complessiva di Gatto, proprio una statuetta di Pacuvio (ved foto) gli sarà assegnata dagli appassionati lettori del “Papersera” nel 2007, pochi mesi fa (fine maggio) nella cornice della Mostra Mercato di Reggio Emilia.
La più lunga e complessa storia dell’accoppiata Michelini-Gatto, eseguita nel 1993 con tecnica pittorica, è “Qui, Quo, Qua in ‘Le avventure di Pinocchio'”, con le sue 191 pagine ripartite in cinque capitoli.
Oltre a questa, Gatto ha all’attivo anche molte storie con altri personaggi, come il drago Prezzemolo e Topo Gigio, o come il gatto Sempronio (vedi le due vignette qui a lato in merito), il topo Felicino e il cane Arcibaldo, impostati graficamente da Gino Gavioli per il settimanale “Il Monello” (come i lettori di questo blog ben sanno) e ripresi da Gatto nel 1960. Forse, proprio da queste egregie storie, realizzate nel 1960, il cartoonist veneziano trae l’idea di raffigurare spesso dei gatti anche nelle tavole disneyane, in particolare nella vignettona di apertura o in quella di chiusura.
Questi felini, quasi sempre ammiccanti verso il lettore, costituiscono la “firma occulta” del loro autore, nata dal desiderio di infrangere un anonimato obbligatorio nel quale per decenni sono confinati i fumettisti disneyani dall’editore Mondadori.
Significative anche le interpretazioni gattesche dei personaggi diretti alle pubblicazioni dell’editore Bianconi: la virago Nonna Abelarda e il nipotino Volpetto, il piccolo cow boy Raviolo Kid e la coppia felino-palmipede Mao Duebaffi e Okey Papero (con Ebano Dollaroni, minaccioso nababbo africano, del quale vedete due vignette), proseguiti egregiamente da Gatto dopo il loro lancio dovuto a Giovan Battista Carpi (e prima della loro discutibile continuazione compiuta in fretta e furia da Mario Sbattella).
Per varie testate di Bianconi, fra cui “Salterello”, Gatto imposta anche una serie tutta sua; ha come protagonista il ragazzo delle caverne Pietrino, per le sceneggiature del quale interviene talvolta anche Ennio Missaglia.
Tavole di questo periodo sono felicemente presenti nella mostra personale dell’autore, che si apre sabato mattina, 15 settembre, presso la Biblioteca San Giorgio a Pistoia.