In questo anno nefasto, scompaiono alcuni dei grandi autori che hanno accompagnato chi ha letto fumetti, al momento sfornati di fresco, negli scorsi decenni. O chi ha visionato nello stesso periodo dei film animati, come in questo caso.
Se n’è andato oggi anche l’animatore Roberto Gavioli, famoso insieme al fratello Gino (del quale ho parlato più volte in questo blog) per aver realizzato una gran parte dei più popolari corti animati di “Carosello”. Era nato il 16 luglio 1926 a Milano.
Oltre ad averne sempre seguito l’attività, ho avuto modo di conoscerlo, osservandolo anche in azione e mentre introduceva un buon numero di film insieme al fratello Gino e al fedele animatore e fumettista Paolo Piffarerio, “difendendo” e motivando le scelte grafico-narrative del suo studio, la Gamma Film.
L’occasione, a Genzano Romano, era una bella edizione del festival “I Castelli Animati”, diretto da Luca Raffaelli, al quale partecipavo anch’io come inviato del Disney Channel, per introdurre il serial animato “Mickey MouseWorks”, all’epoca non ancora in programmazione sui teleschermi.
Le scelte di Roberto Gavioli e dello staff che lavorava con lui erano spesso molto “avanti” sui tempi, e hanno avuto (fra gli altri) il merito di contribuire, soprattutto negli anni Sessanta, a svecchiare il gusto grafico grafico degli italiani (piuttosto ignoranti e superficiali, diciamolo pure). Gamma Film (studio altrimenti scritto “GAMMAfiln”) proponenva a milioni di telespettatori uno stile molto europeo, e collegabile anche alle stilizzazioni di John Hubley per la U.P.A. (la casa di Mister Magoo, per intenderci), non estranea nemmeno alla ricerca operata da Ward Kimball per i corti un po’ iconoclasti tipo “Toot, Whistle, Plunk and Boom” o (più tardi) “Is Tough to Be a Bird”.
Su Roberto Gavioli e il suo studio ha inserito oggi un significativo e approfondito ricordo nel suo blog Davide Barzi, alla pagina:
http://davidebarzi.blogspot.com/2007/08/roberto-gavioli.html
Vi consiglio di leggerlo! Si tratta dell’ampio stralcio di un’intervista a Paolo Piffarerio realizzata da Barzi nell’autunno del 2003, in occasione della preparazione della mostra personale sull’autore.
Eccone un microestratto.
(…)
BARZI: Il primo vostro personaggio che in qualche modo fece la storia del Carosello fu Caio Gregorio er fusto der pretorio.
PIFFARERIO: Per simbolizzare la buona qualità della scala d’oro, il tessuto in Terital che dovevamo promuovere, pensammo di usarli per vestire un centurione romano. Per caratterizzarlo gli fornimmo una voce che somigliava un po’ a quella di Aldo Fabrizi. I primi film erano sulla storia di Roma e sul rapporto tra greci e romani. La cosa era molto apprezzata, così proseguimmo fino a raccontare con gli stessi personaggi la storia del Medioevo. Alla fine non sapevamo più cosa fare, però.
(…)
Di Caio Gregorio, la casa editrice Mursia pubblicò nel 1963 quello che ritengo sia stato l’unico “oggetto” derivato dal suo “Carosello”, uscito per getile concessione senza fare alcun riferimento all’azienda committente dei film, la Rhodiatoce S.p.A., né all’oggetto pubblicizzato, costituito di calze da donna di nilon. Questo “oggetto derivato” è un grande fascicolo dall’alto costo di 300 lire (nel 1963 un “Albo del Falco” con Nembo Kid ne costava 50, un “Classico di Walt Disney” 250, e quest’ultimo era in assoluto il prezzo più alto sul mercato delle pubblicazioni a fumetti o illustrate sino all’aprile 1965).
In alto a destra ne vedete la copertina. Il testo è di Alfredo Danti, lo stesso che scriveva i versi per corti animati di “Carosello”; le illustrazioni sono di Paolo Albicocco e Giorgio Forlani.
L’altra immagine di Caio Gregorio, all’inizio di questo post, è una figurina di carta incollata su una pagina dell’album “Chi è di Carosello. Storia della pubblicità televisiva”, a cura di Emilio Pozzi, pubblicato da Carlo Carusi Editore nell’aprile 1963.