ALI FARZAT (FORSE) DISEGNA ANCORA!!! (updated con video etc.)

Unarisataviseppelirra

In riferimento a questa lugubre notizia che abbiamo dato ieri, solerte Marco Tunus ci segnala una meraviglia.

Chissà quanti dolori gli può esser costato, dal letto dell’ospedale dove si trova ora, ad Ali Farzat (o “Ferzat“, come alcuni altri lo trascrivono) si è autoritratto. Una vignetta che, come scrive Skukran qui, ci insegna che spesso è proprio una risata ad avere il potere di seppellire il nemico.

Ferzat-syria

Secondo Elle, che scrive sotto, invece, in realtà questa vignetta non è di Ali.
Speriamo che possa farne una paragonabile a questa appena possibile!

Muro.

Sono giunto, invece, a questo murale sui generis grazie a Susannah Breslin (a sinistra nella foto sotto, fatemela postare, è con Xeni Jardin).

Girls

  • Vanessa |

    Cio, Francesca!
    Ah. era lì, quel brano?
    Io ho avuto il 45 giri se non sbaglio.
    Facava:
    “Sette colombe bianche su una 600…
    Un vago sentore di merda portato dal vento…”
    Bel brano, belle parole!
    Fondiamo un club?
    Vanessa

  • Francesca |

    Io ho il disco! una vera rarità. nel collettivo c’era anche Daniele Trambusti
    “Mi piaci Fanfani”e “7 colombe bianche su una 600”, insieme alla “Colpa è del diavolo” sono i brani che ricordo meglio.
    ciao

  • Luca Boschi |

    Ecco, mi è venuto in mente il secondo pezzo di Riondino – Victor Jara!
    Faceva:
    “La colpa è del diavolo,
    Che esiste davvero,
    Sa odore di cavolo,
    E’ piccolo e nero…”
    Era collegata alla rivelazione fatta da Paolo VI sull’effettiva esistenza di Satana anche nella vita quotidiana come personificazione. Io ci feci un fumettino per “La Comune” di Dario Fo
    E poi?
    Ciao!
    L.

  • Luca Boschi |

    Ciao a tutti e grazie per le precisazioni e per le discussioni collaterali, anche su Victor Jara.
    Ciao, Leone!
    Peraltro, ricorderai che esisteva un collettivo musicale di nome “Victor Jara”, nel quale cantava anche un giovane Davide Riondino,. Sua era la voce del pezzo “Mi piaci, Fanfani!”.
    Ho scavato nella memoria profonda, eh! Avrei conosciuto Riondino all’SMS di Rifredi, per un festival, chiamato Festival della Disgregazione al quale avevo partecipato collaborando a un fotoromanzo esposto in mostra, complice la mia (ex) collega Livia Benelli. E, accidenti, come si chiamava la sceneggiatrice del fotoromanzo, che lasciò l’italia subito dopo (con un pacco di miei “Alter Alter”, che ho recuperato in altre copie negli anni successivi?).
    Aveva un bel profilo alla Garbo, bionda, capelli lisci.
    Tu, Leone, ricordi questo episodio? Era ai tempi della libreria di Luca Nannini, verso Borgo Pinti, della quale scrissi l’insegna, e all’inaugurazione della quale intervenne anche “Trattino”.
    Ma come si chiamava la libreria? “Futuropolis”, suppongo…
    Cose remote, che per tanti anni non ho più ricordato.
    La sera andammo al Tenax, con lei, e rimasi a casa tua la notte.
    Ti dice qualcosa, tutto ciò? Lo tengo nei commenti “pubblici”, così, forse, qualcuno può essere spinto a ricostruire questo pezzo pre-riondinico.
    Erano due i pezzi di Riondino con i Victor Jara (li andammo a sentire una mattina al Teatro manzoni, dove erano intervenuti in corso di manifestazioone studentesca). Io ero con la Tiytti, quindi era circa al tuo primo anno di Liceo.
    Ciao per ora!
    L.

  • Maurizio |

    Caro Ipocriti!, mi sembra che il tuo commento, pur miope nell’approfondire e nel qualunquizzare la questione, giunga comunque a una conclusione che si può condividere. Le dittature si assomigliano tutte, il comunisco teorizzano non ha certo trovato applicazione accettabile presso quei regimi, che sono più che altro capitalisti e imperialisti. Hanno approfittato della teori secondo la quele “una persona è un numero e conta la società” per sfruttare meglio la popolazione, specie le classi povere e medie, magari poco istruite, o rintronate dai media di regime.

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