Ad un anno dalla scomparsa di Giorgio Marchetti alias professor Ettore Borzacchini, scrittore e umorista (del Vernacoliere, per esempio), il Sodalizio Muschiato, “accolita di spiriti ameni dediti al volontariato dell’umorismo”, ricorda il Maestro domani, 7 settembre, alle ore 18 a Livorno, alla Villa Fabbricotti presso la Panchina Borzacchini vicino alla grottina.
Un sodale di vaglia, Capras, ricorda al quotidiano Il Tirreno:
«Fu in un’altra notte di tregenda che nacque, da un prodigio nei pressi della Chiesa dell’Apparizione, il Sodalizio Muschiato – sempre sia lodato – presenti quelli che poi si autoconsacrarono come i Sodali a Vita, ovvero il Maestro Alberto Fremura, Marc Sardelli, Giorgio Marchetti, Capras e Federico Maria Sardelli. Costoro si dettero poche regole semplici e monastiche, basate sull’autoironia e lo studio permanente dei costumi della società in chiave di satira». Alle imprese del Sodalizio Muschiato col tempo si affiancarono altri sapidi amici come il Baccelliere (Antonio Cerracchio),
il Profeta (prof. Francesco Genovesi), il Protonotaro (illustre membro del foro livornese di cui non si vuole esprimere il nome), lo Scenografo di Corte (Fabio Leonardi) ed altri, tutti accomunati da un forte e anticonvenzionale spirito di amicizia».
Fra i sodali, amici del Borzacchini, c’è anche Carlo Bartolini, raffigurato nello scatto sopra con Sardelli e Borzacchini, alle Piastre (PT), in occasione di una remota manifestazione del Premio La Bugia.
E’ proprio Carlo ad avvertirci di queste iniziative e a invarci un suo scritto a corredo:
La “Bugia” del Borzacchini
Ettore Borzacchini, Alberto Fremura, Marc Sardelli, Stefano Caprina e Federico Sardelli sono stati ospiti del Campionato della Bugia piastrese dal ’96 al 2002. Poiché (per sua bontà) il responsabile di questo blog cita spesso la mia amicizia col “Sodalizio Muschiato” che essi compongono, da ex-organizzatore della manifestazione piastrese ricordo così l’ideatore e giudice unico del “Bugiardino di Legno” a un anno dalla scomparsa.
“Questo è il Borzacchini…” disse nell’edizione del ‘97 l’amico Stefano presentandomi il signore alto, magro e distinto, con il cappello di paglia, la barba folta ed il fazzoletto rosso al collo, che accanto a lui guardava il nostro incontro. Fu allora che il nuovo arrivato, forse mosso a compassione dalla mia fretta, mi porse orgogliosamente la vignetta che aveva in mano dicendo “Questo è il mio omaggio al vincitore…”. “Grazie! – risposi – … ma gliela consegnerà Lei!”.
Giorgio entrò così nella Bugia, per non uscirne più.
Dopo il primo anno, arrivava alle Piastre immancabilmente accompagnato dalla moglie, dal figlio o da tutti e due insieme, facendomi dedurre che la Bugia doveva piacergli davvero se era diventata un’irrinunciabile questione di famiglia. Che lì si trovasse bene lo confermava immancabilmente quando, prima di salire sul palco, entrava in casa abbassandosi sotto lo stipite della porta per andare deciso verso l’abbraccio di mia mamma e mia zia che chiamava affettuosamente “le bimbe”.
Alla fine della Bugia del ’99, Giorgio mi stimolò con la stessa, affascinante proposta dell’anno precedente “Dobbiamo istituire un premio da assegnare al politico più bugiardo dell’anno, e quel premio sarà il Bugiardino di Legno! Ché trattandosi di politici… o come glielo vuoi dare?”. L’idea era coinvolgente ma non mi sbilanciai, preoccupato com’ero dalle molte cose da fare per il Campionato al quale avevamo aggiunto anche la Bugia Informatica, con un sito Internet. Il pensiero però mi stuzzicava così, durante l’inverno, telefonai a Stefano dicendogli che il premio si sarebbe istituito se Giorgio ne fosse stato giudice supremo, curando la motivazione. “Chiamalo subito – mi rispose – ché lui, non aspetta altro!…”. Giorgio accolse la notizia entusiasta e nel 2000 salì sul palco spiegando la scelta del politico più mendace con un’esposizione talmente geniale che, alla fine, un Bugiardino d’argento lo consegnammo anche a lui. Dopo averlo tolto dalla scatolina, lo baciò e prima di infilarlo nella catenina d’oro che gli pendeva dal collo, accennando le altre due medagliette, disse “Guarda, è in buona compagnia… questa è il ricordo di mia mamma e questa di Luchino Visconti!”.
Nelle successive edizioni del Campionato ho potuto soltanto stupirmi di come, per quel premio bizzarro, da tutta l’Italia arrivassero a Le Piastre giornalisti curiosi di conoscere il nome del personaggio a cui la dissacrante motivazione di Giorgio assegnava quell’insolito riconoscimento che, dopo le mie dimissioni e la sua uscita di scena, più non esiste.
Carlo Bartolini