GATTA CI COVA…

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Ho un debito verso la libreria di gente che se ne intende Les Bouquinistes, a una cortese mail della quale non ho avuto modo e tempo di rispondere in questi ultimi mesi (come a centinaia di altre: mi scuso con tutti, ma vi/li avevo avvertititi: it’s impossible, riuscite solo ad accrescere il mio senso di colpa, ma difficilmente potrò essere “dei vostri”, in generale).
Siccome ho appena ricevuto questo invito a una mostra insontro sui gatti, lo posto al volo, anche solo due ore e mezza prima dell’evento, ma così è: mi è giunta la mail ora e siccome sono in attesa di partire, occupo questi istanti così, invece di rispondere ad alcune altre centinaia di domandeccetera.
Grazie, questa cosa suo gatti sembra interessamte. Brava Silvia Beneforti, e grazie a Paolo, latore della presente.
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Mentre mi trovo altrove rimugino a proposito di altri gatti.

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Leggere88Sono passati circa venticinque (in cifre: 26) anni da quando, temporaneamente, ho lavorato per la bella rivista Leggere di Rosellina Archinto, la cui sede era sita in una bella zona poco trafficata di Milano, sotto il cui smog s’intravedeva persino un po’ più di verde della media. O almeno nella mia mente era così; fontanelle, edere, tè con Clive Malcolm Griffits e con un amico che tempo fa ha inaspettatamente deciso di uscire dal consesso degli umani…

Sulle viti e presso i convolvoli di quell’area, dove agevolmente ci si spostava in bici, qualche gatto sbarcava il lunario.

Chissà se anche in onorevole memoria di quei felini sparuti, ma consapevoli ras del quartiere, adesso la casa editrice Archinto ha deciso di dare alle stampe l’edizione italiana di una raccolta di vignette sui gatti pubblicate dal settimanale ammerigàno The New Yorker, che oltre a pezzi di costume, rubriche culturali molto sbirciate anche dai nostri opinion leader (almeno quelli che conoscono l’Inglese), articoli su politica e attualità, ha pubblicato sino ad oggi ben più di 70.000 vignette umoristiche, dal giorno del suo debutto, nell’anno (di grazia, certo) 1925. Non tutte sui gatti, alcune anche su di noi.

Orecchie

Si sono passati la matita e il pennellino disegnatori di vaglia come William Steig, Saul Steinberg, Sam Gross e molti altri. E le copertine, tra gli altri, hanno foggiato quadricromie di art spiegelman e Françoise Mouly, di Joost Swarte, del nostro Lorenzo Mattotti.

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O di Ana Juan, che ha realizzato questa per commemorare il decimo anniversario dell’11 settembre.
Toccante.

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Prima di tornare sui gattti, aggiungo anche questa di Dean Roher, perché si ricollega alla copertina di Mad che avevo postato ieri nell’articoletto su Jack Davis, qui.
In questo caso la Gioconda ha la faccia di Monica Lewinsky (la cover è del ’99).

Corrierino ricorda, in un commento sotto, che gli amanti delle belle copertine del New Yorker possono forse aprezzare il blog http://the-new-yorker-covers.blogspot.com/ che ne contiene una carrellatona.
Il fiscalista ufficiale del New Yorker mi ha tirato le orecchie perché non avevo provveduto a fare la segnalazione prima io stesso e quindi ecco, ottenuto un look compatibile con quello del neoministro ministro dei Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, segnalo.

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Insomma, chi come Riccardo Mazzoni è appassionato (anche) di gatti sarà felice di sapere che per Natale può farsi regalare questo libro, The New Yorker. Lo humour dei gatti (pagg. 175, 22,50 euro ma se è un regalo cancellatelo).

Cameriere

Veniamo a Tom e Jerry.
Si comincia con una pubblicità piuttosto assurda della Hitachi, diffusa a suo tempo in Giappone, con Tom e Jerry come testimonial(s).

Rieccoli anche, sempre colà, a promuovere un microprocessore della Canon.

Dell’ultimo video parliamo più tardi, magari nel prossimo post.

Infine ecco la cover del numero attualmente in edicola, dipinta da Eric Drooker, che ha fatto le quattordici visibili qui, fra cui quella del 2007, affascinante, col piccione.

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Odierna