Archiviato il baraccone sanremese, dal balzano cast ridondante di perfetti giurati per le premiazioni delle prossime Mostre di Comics, torniamo sulla Terra e a ciò che ci riguarda.
Intanto, grazie a Gianfranco Goria, che quotidianamente posta splendidi lavori di Walt Kelly, come questi deliziosi francobolli con Pogo & C..
L’argomento del post (poi passeremo alle recensioni di libri seri, ovvero al “lavoro”, mentre questo è divertimento puro, dopolavoro, respiro, passeggiata in un parco, fine della pandemia, giornata sulla spiaggia, sundae, chiusura di Mediaset… qualcosa di bello, insomma) riguarda il “moffetto” Pepè Le Pew, seduttore antropomorfo creato dal genio di Chuck Jones.
Il motivo dell’ipotetica morte di Pepè nel corso dell’anno?
Nella corsa al politicamente corretto che sta scuotendo, anche assai giustamente, la cultura degli Stati Uniti (e di una parte del mondo) Pepè rischia di essere la prossima vittima sacrificale, con cancellazione di vecchi cortometraggi da parte della major che ne detiene i diritti.
La ragione è che il maleodorante latin lover francofono raffigurerebbe come “normali” le molestie sessuali, banalizzandole.
C’è chi dice la sua in proposito, su Twitter.
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Nella speranza che la vecchia filmografia di Pepè non subisca ingiurie, auspicando quindi un matrimonio imminente con la gattina Penelope Pussycat, finalmente consenziente (ma si scherza. Quale matrimonio, eddài, Cartoonist Globale mica porge il fianco al buffastro Pillon! O all’inconcepibile Adinolfi!), ci sfoghiamo per il momento con una piccola retrospettiva casuale di shorts e di gadget vari, fra cui la celebre maglietta indossata decenni fa da un leader di un noto gruppo post-rock.
Da tenere d’occhio l’ultimo cartoon della serie, che è intestato a Titti (o Titì). A Tweety, insomma.
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Poiché potrebbe sembrare (erroneamente) provocatorio postare qualcosa su questo tema proprio nel giorno della Festa della Donna, mi affretto a farlo prima della mezzanotte.
Enjoy!
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