La giornata di oggi è piena di fatti, fattacci e di cose da segnalare.
Ci sono post in corso d’opera, quasi pronti. Ci sono articoli e giornali razzisti che disonorano il nostro Paese e fanno rischiare anche l’incidente diplomatico (vedi sotto).
Ma una terribile notizia giunge dall’ANSA qualche ora fa annunciando che il micidiale morbo si è portato via un altro collega, amico da decenni. L’agenzia riporta, con la freddezza propria di questi scritti anti-empatici:
È morto all’età di 83 anni il noto illustratore, scrittore e regista Ro Marcenaro. Si è spento a Reggio Emilia nella notte scorsa, dopo alcune complicanze dovute al coronavirus.
Genovese di nascita, era da tempo residente a San Martino in Rio, nella Bassa Reggiana.
Fu tra i primi a fare disegno animato in Italia, realizzando spot pubblicitari (il più famoso è quello degli anni ’70 del Fernet Branca realizzato con la plastilina) ma anche videoclip musicali come tutto l’album ‘Matto come un gatto’ di Gino Paoli.
L’artista poi si è fatto conoscere al grande pubblico soprattutto coi suoi fumetti di satira politica (nel ’93 vinse l’ambito premio ‘Forte dei Marmi’) per tantissimi giornali e riviste tra cui Panorama, Il Venerdì di Repubblica, La Gazzetta dello Sport, Epoca, Espansione, Rassdgna Sindacale e L’Europeo.
Ha diretto anche alcune tv private, da Tvs a Genova fino a Tele Ciocco e Telereggio. E dalla sua matita nacquero anche alcuni francobolli per lo Stato di San Marino, uno di questi ha vinto il premio come migliore dell’anno. Tra le sue opere si ricordano i romanzi fantapolitici ‘La diaspora bianca’, ‘Il manifesto del Partito Comunista a fumetti’, ‘Il Candido’ di Voltaire, ‘Il Vangelo di Marco’ e ‘La Costituzione Italiana illustrata’. (ANSA).
Di Ro avevo scritto recentemente nel libro Italia ride!
Giuseppe Caregaro sembra non avere alcuna chance per coronare il suo sogno, a meno di non ripiegare su una proposta rivoltagli da Rodolfo Marcenaro (detto «Ro»), un illustratore che si fa notare, nei primi anni Sessanta, con i volumi dell’editore Ugo Mursia scritti da Ermanno Libenzi (Piccolo Quiz) o Erminio Lampi (Il libro dei giochi), ma che soprattutto è in possesso di uno stile da animatore abbastanza all’avanguardia, lavorando, già dal 1956, a numerosi spot animati per la Tipofilm di Milano e presso lo Studio K di Firenze, diretto da Francesco Misseri: un’altra delle colonne di Carosello.
Così, con una piroetta incredibile, si decide che «Carosello», senza compiere alcun riferimento diretto alla trasmissione, diventerà il nome di battesimo di un nuovo personaggio, varando in modo indisturbato una testata che porti questo titolo attrattivo.
Tentando la sorte, si sceglierà come ambientazione principale il Far West, perché i temi che lo concernono risultano da sempre i prediletti dai lettori italiani. A scrivere le sceneggiature sono chiamati in servizio Alfredo Saio e Andreina Repetto che già si cimentano, per «Tiramolla», con le trame abbastanza anticonvenzionali del cagnolino Ullaò, colme di gag da animazione slapstick “alla Warner Bros.”.
Giunge quindi in edicola il primo numero di questo stranissimo «Carosello King», nel luglio 1963. Come sempre, si sceglie la fine dell’anno scolastico per proporre le novità fumettistiche, contando sul maggior tempo libero a disposizione dei ragazzi, potenziali acquirenti.
Carosello King è lo scaltro pony-express che fa da apripista al gruppo di inediti personaggi contenuti in questo libretto di dimensioni un po’ più grandi della media, il font della cui testata riprende sfacciatamente quello del programma TV. I due soli disegnatori del mensile sono, appunto, Ro Marcenaro e l’amico e compagno di viaggio Gianni Pegoraro (che si firma «Gianni Peg»). Oltre al titolare del periodico, Marcenaro realizza le storie di detection dell’Ispettore Twist e di Mac Rotella, proverbiale “rotella mancante” del cervello, resa antropomorfa con una linea che ricorda abbastanza da vicino alcune fisionomie di personaggi animati di Carosello, come il pretoriano Caio Gregorio o il trio di cavernicoli Mammut, Babbut, Figliut, della Gammafilm dei fratelli Gavioli, ma anche il gattone Kuko, e l’indiano Unca Dunca, dell’astro nascente Bruno Bozzetto.
Ma il pubblico non è pronto, la serie non viene apprezzata e chiude i battenti dopo un anno tondo: dodici numeri. Così, quando tra il 1963 e il 1964 gli albi di «Carosello King» saranno raccolti in quattro volumetti stagionali che iniziano con il titolo Storie d’Estate, sulle loro copertine risaltano, in modo depistante, soprattutto i personaggi tradizionali della Alpe: Cucciolo, Tiramolla, Pugacioff, Serafino e così via, come se si volesse archiviare un’esperienza che editorialmente non ha dato i frutti sperati. E soprattutto cancellandone le tracce al fine di gettare fumo negli occhi degli incauti acquirenti. Come se non bastasse, anche le rese di queste raccolte sono riutilizzate e rispedite in edicola in seguito, rifilate e con la scritta ingannevole «ristampa» sulle nuove copertine.
Le disegna Attilio Ortolani, il cartoonist tuttofare assunto dopo la scomparsa di Caregaro.