Ecco qua, il genio della vignetta causticissima e urticante, dopo essersi esibito con il dito medio sino agli ultimi istanti della sua esistenza al vetriolo, all’età di 87 anni ha raggiunto Wolinski, Cabu, Reiser, gli altri colleghi anarchici e fuori dagli schemi che, chi in un modo chi nell’altro, ha anticipato l’abbandono di questa valle di lacrime.
Quando se ne va un collega e un “faro” del disegnio vignettistico è sempre un pessimo giorno. Anche se (altro luogo comune), trattandosi di un disegnatore irridente, si aggiunge sempre, in questi casi, che avrebbe odiato lo si congedasse in questo modo, preferendo invece un saluto corale costituito da una fragorosa risata grassa.
Se un disegnatore satirico controverso vi fu, ebbene, fu proprio lui, Maurice Sinet all’anagrafe, libero da ogni freno che potesse ricondurlo al politically correct che, sembra impossibile ma era così, pervadeva anche la redaziobne di Charlie Hebdo, settimanale storico sul quele Siné lavorava, non senza bisticciare anche ideologicamente con i suoi colleghi.
Come quando il vaso traboccò, nel 2008 dopo piu’ di 20 anni di collaborazione con Charlie Hebdo, quando Siné fu accusato di antisemitismo.
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Qualcuno, forse, in rete, coglierà oggi l’occasione per rivangare questa faccenda, un incidente di cronaca sul quale personalmente preferisco soprassedere come Franco Franchi (faceva), perché rischierebbe di oscurare ingiustamente i meriti eterni di Siné, che vanno ben oltre. E che gli concedono di essere stato reazionariamente anarchico in qualche occasione, guidato dalla bussola della beffa-a-ogni-costo.
Accenno solo al fatto che addirittura, all’epoca Siné, o meglio il suo alter ego anagrafico Sinet, venne trascinato in giudizio con l’accusa di “istigazione all’odio razziale”. Giustamente, venne scagionato in tempi anche rapidi, perché il suo alter ego satirico Siné aveva semplicemente esrcitato (convenne il giudice) un diritto di satira che non poteva essere incasellato nell’accusa di antisemitismo.
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Va invece detto che dopo essere stato allontanato da Charlie Hebdo, Siné aveva fondato una propria rivista decisamente fatta in casa, Siné Hebdo (divenuta in seguito Siné Mensuel, non potendo gestire unea periodicità settimanale), ricalcata merceologicamente e graficamente sulla ormai rivale Charlie Hebdo.
Infine, nel 2010, un paio di anni dopo la cacciata, Charlie Hebdo sarà condannata in tribunale per aver interrotto abusivamente il contratto con Siné, del quale in questo post tento di mostrare qualche esempio di lavoro.
Due giorni fa (alla vigilia della sua morte), Siné scriveva ciò che segue:
Depuis quelque temps, vous avez dû remarquer que je ne nageais pas dans une joie de vivre dionysiaque ni dans un optimisme à tous crins, ce qui est pourtant mon penchant habituel.
Je ne pense, depuis quelque temps, qu’à ma disparition prochaine, sinon imminente, et sens la mort qui rôde et fouine sans arrêt autour de moi comme un cochon truffier.
Mon moral, d’habitude d’acier, ressemble le plus souvent maintenant à du mou de veau!
C’est horriblement chiant de ne penser obsessionnellement qu’à sa mort qui approche, à ses futures obsèques et au chagrin de ses proches! Je pense aussi à tous les enculés qui vont se frotter les mains et ça m’énerve grave de crever avant eux!
Heureusement que vous êtes là, admirateurs inconditionnels, adulateurs forcenés… vous ne pouvez pas savoir comme vos messages me font du bien, un vrai baume miraculeux!
Quand je lis vos mots d’encouragement, c’est comme si j’éclusais un délicieux verre de vin nature, à la température idéale, dans un hamac, au soleil, avec un chat sur les genoux: le bonheur parfait!
Grazie a Ferruccio Giromini per aver ricordato a un po’ di amici la dipartita di Siné in una sorta di newsletter circolare.
Ciao!