PADRE PIO BACKSTAGE

padre pio

Verissimo, questo blog si occupava di fumetti, nel secolo scorso.
Trattava di animzaione nell’Ottocento e di illustrazione verso la fine del Rinascimento.

Secoli prima affrontava i temi dei graffiti rupestri.

Ma è forse suo diritto cambiare parzialmente target se gli si presentano testi di una certa importanza e attualità.

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Per non virare di 360, anzi di 365 gradi, qualche immagine sul tema la embedda anche adesso, mentre si appresta a rimbalzare l’articolessa Ciarlatani, di Piergiorgio Odofreddi (alla rilettura dell’opera omnia del quale rimando. Suo è il © relativo alla ricerca che segue, sulla quale ero personalmente già informato, ma che mette conto riproporre adesso, in un rigurgito di creduloneria generale che fa accapponare la pelle).

Qualche cenno storico:

Francesco Forgione (1887-1968) in arte Padre Pio fu ordinato frate nel 1910. Immediatamente gli vennero le stimmate per poi scomparire subito dopo. Nel 1918 le stimmate tornarono. Lo spettacolo delle ferite che sanguinavano mentre il frate diceva messa fece accorrere le masse, oltre che (finalmente) i medici. Nel 1919 uno di questi visito’ il frate e noto’ che le piaghe erano superficiali, e presentavano un alone del caratteristico colore della tintura di iodio. La diagnosi fu confermata dal perito ufficiale inviato dal Santo Uffizio, che attribuì alla tintura di iodio lo sviluppo e il mantenimento delle lesioni, in origine superficiali e di natura patologica (necrosi della cute).

Secondo i confratelli, Padre Pio versava acido fenico, acido nitrico e acqua di colonia sulle ferite “per attutire a scopo di umiltà il suo odore di santità”. Nel 1920 anche Padre Gemelli visitò il frate, e dopo aver dichiarato che le stimmate erano di origine isterica cercò di farlo internare.

Nel frattempo il frate si era schierato a favore dei fascisti. Il giro di denaro delle offerte minava il voto di povertà dei cappuccini, e la spartizione del bottino spesso degenerava in rissa. Il culto dei devoti, alimentato dal commercio dei panni sporchi del sangue delle stimmate, sconfinava nell’idolatria pagana.

Il flusso dei pellegrini interferiva con la supposta clausura dell’eremo, e le visite notturne al convento di sedicenti “figlie spirituali” davano adito a pettegolezzi poco edificanti.

Dopo che l’arcivescovo di Manfredonia dichiarò che Padre Pio era un indemoniato, e i frati di San Giovanni Rotondo una banda di truffatori, il Santo Uffizio dovette correre ai ripari.

Nel 1922 ordinò al frate di indossare guanti senza dita per nascondere le stimmate. Nel 1923 decretò che non si era in presenza di alcun fatto soprannaturale. Nel 1924 ammonì i fedeli ad astenersi dal mantenere qualunque rapporto, anche epistolare, con Padre Pio. Nel 1931 privò il frate di tutte le facoltà religiose, salvo quella della messa, che però poteva celebrare solo privatamente.

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Due visite ispettive, ordinate dalla Santa Sede nel 1927 e 1928, stabilirono che la situazione nel convento di San Giovanni Rotondo era solo un aspetto di un grave disordine morale del clero foggiano, che indulgeva in ogni sorta di allegria: “corruzioni, ruberie, ricatti, peccati della carne, simonìa (delitto consistente nel vendere o comprare cose sacre) odi e vendette”.

E proprio questa fu la salvezza di Padre Pio che propose al Vaticano un patto fra “gentiluomini”: la mancata pubblicazione di alcuni libelli sull’edificante situazione (confezionati nel 1931 e 1933 dai seguaci del frate), in cambio della revoca delle disposizioni nei suoi confronti. Nel 1934 la Santa Sede cedette, pur reiterando che padre Pio non doveva trasformare la messa in uno spettacolo da baraccone, che le donne non potevano rimanere a dormire al convento, e che il commercio delle pezze insanguinate era severamente proibito.

Ormai il frate aveva ottenuto l’impunità, e decise di dedicarsi alla costruzione del suo monumento: un ospedale divino. Un misterioso finanziamento di 300 miliono di allora arrivò dalla Francia nel 1941, forse da un conto estero nel quale erano state “fatte affluire” le offerte dei fedeli. L’ospedale fu inaugurato nel 1956, e fa parte dell’unico vero miracolo di Padre Pio: la trasformazione di San Giovanni Rotondo in un potentato economico completo di alberghi, pensioni, ristoranti, bar e negozi di ogni genere. Oltre che di un enorme tempio progettato da Renzo Piano, con la capienza di 30000 posti (in un paese che conta 27000 abitanti).

Con l’avvento di Giovanni XXIII, che non credeva affatto alla santità del frate, ordinò nel 1960 un’ispezione a San Giovanni Rotondo. Si stabilì che moltissimi frati possedevano automobili private e gestivano personalmente grandi somme di denaro, nonostante il voto di povertà. Le donne continuavano a pernottare nel convento e il commercio delle reliquie non si era affatto fermato. Nel 1961 il Santo Uffizio tornò a segregare Padre Pio e a prendere il controllo del convento.

Con l’elezione di Paolo VI il frate potè tornare a svolgere le sue attività. In cambio, la Santa Sede pretese e ottenne di essere nominata erede universale nel suo testamento. Alla sua morte, avvenuta il 23 settembre 1968, Padre Pio effettuò un ultimo miracolo: le stimmate erano sparite senza lasciare traccia, e lasciando invece ovvi sospetti sulla loro esistenza.

Giunge infine l’operazione di canonizzazione, orchestrata in modo da confluire nel gran business del Giubileo, da parte di Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002.

(Piergiorgio Odifreddi)

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