Una premessa è doverosa.
Il presente blogger non ottiene alcun tornaconto dalla insistente segnalazione di argomenti simili e contigui in questo periodo.
Ancora parliamo di Linus, evvabbène, anche dopo la lectio pop con Paolo Interdonato di qualche giorno fa a Popsophia, ma questa volta della riedizione anastatica dei primi dodici numeri del glorioso mensile, giunta in edicola in questo scorcio d’estate.
Attualmente è oppurtuno acquistare (o ri-acquistare per chi già posiede la sua versione originale di mezzo secolo fa) il nono numero della rivista, quello che a dicembre 1965 chiudeva la prima annata di Linus. Avvolto in una copertina argentea stampata con questo unico colore speciale scelto dal direttore Giovanni Gandini in persona, per la prima volta trattava in modo adulto della fortuna di Topolino in Italia.
Lo faceva attraverso la penna del giornalista romano (dell’A.N.S.A.) Franco De Giacomo, nostalgico mussoliniano, grande collezionista della prima ora, intervistatore per IF di Romano Mussolini in un determinante servizio nel quale il figlio del Duce rivelava come stavano le cose in famiglia rispetto all’amore per Mickey Mouse e compagni.
Di questa storia del Gatto Nip avevamo parlato osservandone in dettaglio l’originale della copertina, pubblicata a pag. 49 di questo nono Linus.
Oltre ad essere un appassionato di Angelo Bioletto, sicuramente William Brignone, grafico, collezionista, lettore onnivoro di fumetti e così via, ama anche Antonio Rubino e Floyd Gottfredson.
Avendo maneggiato varie tavole originali per montare la mostra Magica Disney, viene voglia di condividere con William e con gli altri appassionati la visione ravvicinata di alcune tavole esposte. Prima ancora dell’Inferno di Topolino, disegnata da Bioletto, penso sia interessante soffermarci su questa copertina un po’ più antica, datata 1936, nota anche ai lettori di Linus degli anni Sessanta, perché riprodotta sul numero decembrino del 1965 del fondamentale mensile. Si tratta appunto del numero 9, come abbiamo detto sopra, fascicolo che attualmente è in edicola per restarci tutta la settimana in allegato al quotidiano La Repubblica.
Il mio edicolante di fiducia, Igor, rivela che questi fascicoli non hanno stravenduto, a differenza di altri collaterali, ma la cosa è comprensibile. Possiamo parlarne altrimenti in qualche altro post, ammesso che la cosa interessi.
Qui sopra, la cover dell’albo che uscì in edicola nel 1936. Un po’ sbiadita. Su Linus è in scala di grigio, come tutto il numero, nel quale l’ottavo a colori è impiegato per alcuni soldatini da ritagliare disegnati da Guido Crepax, grande appassionato, come il direttore Giovanni Gandini, di questa forma di gioco.
Cosa c’entra Rubino con Floyd?
I più assidui appassionati Disney lo sanno benissimo.
Ma, menando il can per l’aia, prima di arrivare al dunque sarà forse simpatico sottolineare che al PAN c’è anche molto altro di visionabile da vicino.
Per esempio, gli sketches originali di Blasco Pisapia sulla 313 o sulla limousine (abarth?) di Uncle Scrooge…
Ma anche su Carl Barks, per dire, e le grandi vignette che realizzava.
Veniamo al Gatto Nip.
Rubino, direttore di Topolino da un anno circa, è l’autore del collage di questa copertina. Forse sono sue le righe a lapis sulla testa del villain, ritagliato dalla patinata di una vignetta della storia di Gottfredson e un po’ ritoccato.
La toppa sotto l’ombelico di Nip, per esempio, è stata visibilmente rimaneggiata dal papà di Barbabucco…
Tracce di biacca sono anche sul tubo che protegge la coda del Topo, mentre completamente di Rubino sono le note fischiettate e le nuvolette di fumo provenienti dal comignolo di una casetta, ricavata anch’essa da una striscia di Mickey Mouse.
Di Rubino sono il titolo un po’ liberty, la scritta “50 cent.”, la damigianetta e il tronchetto con la nepeta cataria in corso di distallazione…
Dove le figure nelle vignette non erano disegnate per intero, il Rubino di settantasette anni fa le completava, come si vede dalle parti basse delle scarpe, con suole e tacchi. L’artista liguere ha anche sbiaccato un po’ del naso annodato di Topolino.
Questa sopra è una scritta di promemoria apposta sul retro del foglio di cartoncino.
Che sia di Rubino?
Forse sì.
E sotto c’è lo stampone colorato ad acquerello dallo stesso Rubino, forse aiutato dal figlio Michele, già in attività con lui.
Per il momento basta così.
Ma chiudiamo con un Zapotec che s’incammina verso la Macchina del Tempo e Blasco, un paio d’ore prima della vernice, effettua gli ultimi ritocchi a pennello.
Appunto con la vernice.
Grazie a Luigi F. Bona, allo WOW Spazio Fumetto di Milano e alla Fondazione Franco Fossati per il Gatto Nip!
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