Continuiamo a parl(ott)are di un mondo in via d’estinzione: le strisce quotidiane e le tavole domenicali.
Forse sarebbe il caso di cavalcare questa recente ondata di (apparente) interesse per pubblicare qualcosa. Avrebbe un suo pubblico, nel mondo e di conseguenza anche in Italia, una bella “rispoverata” dei personaggi e delle serie più importanti e ancora pulsanti e vive, delle comic strips?
Personalmente, direi (quasi di sì). Per il momento, impariamo a conoscerne o riconoscerne alcune.
Allora, in attesa di scoprire con Sauro Pennacchioli gli insondati collegamenti fra la serie Drago (di Hogarth) e una fase evolutiva della grafica di Magnus, riproduciamo una serie di suoi commenti (di Sauro) annotati in coda a questo post.
A seguire, il commento di Sauro.
Ho appena riletto l’Eureka Pocket con le storie di Little Orphan Annie di Harold Gray del 1935-36. Il libro è stato pubblicato dalla Corno nel 1974. Ben tradotto da Antonio Bellomi, che oltre alla Corno aveva lavorato per la Williams come direttore.
L’introduzione di Luciano Secchi è la solita galleria di pregiudizi degli anni settanta che hanno inficiato la comprensione di Annie, uno dei migliori fumetti di tutti i tempi.
Scrive Secchi di Annie: “… è grazie la soprattutto alla sua storia dolciastra e astuta che ha catturato l’interesse…”.
Le storie di Annie non sono dolciastre, sono invece molto dure. Il pregiudizio deriva dal titolo della striscia, che peraltro non ha inventato l’autore: “Annie l’orfanella”, però le storie non hanno nulla di caramelloso.
Secchi definisce l’autore “rigidamente conservatore”.
E allora?
Per lo spirito dello storie presenti in questo volume, sempre secondo Secchi, lui non sarebbe “… disdegnante di una posizione conservatrice e classista. I ricchi sono sempre buoni con quello spirito paternalistico classico dell’epoca, mentre i villains sono di estrazione sociale inferiore, burattini e il più delle volte aridi, secondo la morale dell’epoca…”.
Come vedremo, esaminando le storie, è vero il contrario.
Annie viene assunta come controfigura a Hollywood.
“Whee, vediamo un po’, dieci dollari al giorno. Niente di speciale per una stella, forse, ma grana importante per una ragazzina come me”.
Divide le spese con un’aspirante attrice predestinata al fallimento, ma simpatica e dal cuore d’oro.
Il ricco produttore, invece, ha scelto Annie come controfigura perché, essendo orfana, anche se muore in una scena pericolosa nessuno lo denuncerà. Un ricco davvero edificante.
Annie trova poi lavoro da un produttore meno ricco, che la tratta meglio e che si innamora della attricetta senza speranze. Alla fine questo regista perde tutti i soldi, ma l’attricetta è comunque lieta di sposare il neospiantato. Tanto lei, dice con un sorriso, è abituata alla mancanza di soldi.
Quindi abbiamo un ex ricco fallito e una attricetta fallita prima ancora di cominciare come personaggi positivi.
Già in questa prima storia abbiamo visto che i pregiudizi di Secchi, Fossati e quanti altri, sono non solo infondati, sono da rovesciare.
Seconda storia.
Annie ottiene un passaggio in auto da un simpatico ricercato dalla polizia. Lei non lo tradisce, anche se può e se sa che è un poco di buono. In fondo gli deve un favore e lei non è una poliziotta. Nessun eroe agisce in maniera così anticonformista.
Il malfattore, inoltre, con Annie si comporta bene: le dice di mettersi al sicuro quando vede la polizia. Lei non obbedisce, perché vedendola con lui, afferma, la polizia non sparerà.
Terza storia.
Annie si stabilisce da un ciabattino. I vicini sono poverissimi, ciononostante onestissimi.
Arriva in città un ricco concorrente che apre un lussuoso negozio di scarpe, ma fallisce contro il ciabattino povero e onesto che lavora con dedizione. Il ciabattino ricco, non quello povero, si servirà di un gangster.
Quarta storia.
Annie diventa amica di un vagabondo, quindi non certo di un ricco.
Arriva in città un ricco che corrisponde esattamente alla descrizione di Secchi: un esempio per i benpensanti (come scrive letteralmente l’autore). Solo che non è buono, è malvagio.
I benpensanti si schierano dalla parte del riccone (non sanno che è malvagio), contro un poveruomo che fa un lavoro modesto, ma che alla fine trionferà.
Quando gli italiani si metteranno a leggere i magnifici fumetti di Annie, forse gli stupidi pregiudizi su di lei cadranno. Forse.
Fine