Chi si aspetta news su supereroi e anime, animali buffi e antieroi tristi, quest’oggi può anche girare al largo, facendo il muso lungo.
Infatti, c’è invece un approfondimentiello minimo su un grande illustratore del loro tempo (non del nostro, perché, ahilui, è scomparso da mo’).
Il sottotitolo del post potrebbe essere: Casimiro Teja, umorismo in mostra all’Archivio di Stato in via Piave 21.
Eccolo qua, colbaccomunito, nella fredda mancata capitale (un tempo effettiva).
Giovedì 3 ottobre alle 17.30, nella sede di via Piave 21 dell’Archivio di Stato di Torino, il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo inaugura la mostra “Casimiro Teja, sulla vetta dell’umorismo”, curata dai disegnatori torinesi Dino Aloi e Claudio Mellana.
L’esposizione presenta per la prima volta insieme numerosi esempi dell’arte del “principe dei caricaturisti” vissuto a Torino a metà Ottocento.
Si potranno ammirare stampe originali, caricature e tavole di illustrazione pubblicate sulle diverse riviste con cui Teja collaborò: La lanterna magica, Le scintille, Spirito Folletto, il Fischietto e Pasquino (in alcuni si firmava anche Puff).
Il pezzo forte della mostra è l’album di schizzi inediti (tavole disegnate a matita) recentemente ritrovato e acquistato da un collezionista, che viene esposto al pubblico per la prima volta.
Poiché Teja realizzava incisioni e litografie di cui non sono rimasti i disegni originali, questo album costituisce una testimonianza unica del suo modo di lavorare.
Prossimamente, alcune notizie in più su Teja, un Maestro (tutto sommato dimenticato) rispetto al quale Alfredo Castelli accarezzava l’idea di produrre (raccogliere e rendere editorialmente appetibili) i fumetti di Peja, considerabile il primo fumettista effettivo italiano.
Altri lavori esposti sono reportage giornalistici fatti da Teja per il suo giornale: una sorta di carnets de voyage per immagini. Tra questi spicca il racconto disegnato del viaggio compiuto in Egitto per il taglio dell’istmo di Suez nel novembre 1869 e il “Viaggio da Torino a Roma”, cioè il trasferimento della capitale del Regno d’Italia da Torino a Firenze e poi a Roma.
Arricchiscono la mostra i disegni e le vignette realizzate dagli amici contemporanei di Teja: Camillo, Dalsani, Virginio, Gonin, Caronte, Caramba e Redenti, tutti rappresentati attraverso le loro vignette sul tema della montagna, in onore dei 150 anni del Club Alpino Italiano.
Dopo la sua scomparsa, avvenuta a Torino nel 1897, i lavori di Teja vennero raccolti in un volume con la prefazione di Edmondo De Amicis, distribuito con La Stampa.
Grande appassionato di alpinismo come Quintino Sella (dedicò alla montagna molte delle sue vignette), e amico personale di Vittorio Emanuele II, Teja fu tra i primi aderenti al Cai insieme all’amico caricaturista Camillo Marietti.
A Torino, in piazzetta IV Marzo, c’è il monumento a Teja.
Eseguita dallo scultore Edoardo Rubino nel 1903, l’opera venne inaugurata nel 1904 in corso Cairoli e trasferita nel 1923 in piazzetta IV Marzo. Il celebre disegnatore e caricaturista fu ritratto in un altorilievo sotto una copia del busto romano del Pasquino, simbolo della satira politica che diede il nome al giornale per cui Teja lavorò sin dal primo numero e di cui disegnò la testata.