Certo, il Paese in questo momento ha problemi più gravi, ma è comunque interessante (e tutto sommato doveroso, per chi lavora nel settore) seguire i problemi delle testate a fumetti più importanti, come Linus e (se non altro) rendersi conto di quale vita difficile abbia oggi chi vive la sua esistenza cartacea nelle edicole.
Il disegno allegorico di apertura è © del perfectus semper Mauro Biani (grazie!).
Agli abbonati dello storico mensile è giunta la seguente comunicazione:
COMUNICAZIONE RISERVATA A TUTTI GLI ABBONATI DELLA RIVISTA LINUS
Cari abbonati,
innanzitutto ci scusiamo per il silenzio di queste settimane rispetto a una situazione così delicata come quella dei nostri abbonati.
Vorremmo potervi dare delle buone notizie ma, al momento, purtroppo ancora non si è trovata una soluzione a questo problema.
Il distributore Pressdì Mondadori, che per Baldini Castoldi Dalai editore S.p.A. (da cui abbiamo preso in affitto la rivista) gestiva sia il canale “edicole” che quello “abbonamenti” non ci consente di sottoscrivere un nuovo contratto per la gestione e la distribuzione degli abbonamenti, cosa invece che è stata possibile fare per la distribuzione nel canale edicole.
Stiamo comunque cercando di risolvere la questione e vi terremo aggiornati non appena avremo novità al riguardo purtroppo per il mese di agosto 2013, così come è stato per il numero di luglio, i nostri abbonati non potranno ricevere la loro copia a casa.
La rivista sarà invece regolarmente distribuita in edicola.
Baldini & Castoldi srl
Questo post prosegue gettando un nuovo sguardo, per chi non l’ha fatto in precedenza, sui “prodotti derivati” della lotta del bracchetto Snoopy delle strisce di Charles Monroe Schulz, ingaggiata contro il maledetto Barone Rosso nel corso della Grande Guerra.
Senza troppo commentare, passiamo ai fatti.
Un paio d’anni fa è uscito negli States il gioco Snoopy Flying Ace, con il design di Peter Wagner per la Xbox Live Arcade.
Le parole di Wagner:
Smartbomb Interactives team of artists were tasked to re-imagine Snoopy (as the WWI flying ace) and give the cultural icon a fresh new feel. My job was to capture the essence of what it was like to be the fearless beagle, piloting a little red doghouse over Europe during the Great War.
Parlando di diritti derivati, balza alla mente il ricordo di un oggetto di altri tempi, dimenticato, che si volle dedicare a Snoopy e al Barone Manfred von Richthofen: un brano musicale inciso dal gruppo The Royal Guardsmen: Snoopy Vs. the Red Baron.
In Italia ne fece la cover Giorgio Gaber, un Gaber ancora pre-impegnato, che fece, diciamolo pure, uno dei suoi più clamorosi flop, pur nella cultaggine del risultato.
Il 45 giri in questione fu inciso addirittura prima del celebre Torpedo blu…
Riascoltare per credere…
Erano gli anni in cui la collega (di Gaber) Caterina Caselli cantava, e pure bene, non solo canzoni sue, ma anche di altri. Da brivido (per chi apprezza ciò) questa interpretazione dal vivo, da Napoli, di Rain And Tears (dallo show Senza rete), cavallo di battaglia del gruppo greco Aphrodite’s Child.
L’immagine finale con tutti i personaggi è un po’ pesantina, quindi ci mette un po’ a scrollare. Pazientare, prima dell’uso.
A suo tempo, la lettrice di grande cultura Emi-chan aveva scritto in merito:
Se questo gioco, come sembrerebbe dalle prime informazioni, non è un vero e proprio “sparatutto” ma ridicolizza la retorica bellica attraverso scontri poco convenzionali e più o meno pacifici, allora non ho nulla da eccepire sull’operazione in sé. Vedere Snoopy abbattere realisticamente un aereo nemico in 3D, invece, mi disgusterebbe.
Non mi piace molto il coinvolgimento di Charlie Brown e degli altri bambini: ho sempre avuto l’impressione che gli scontri col Barone Rosso appartengano all’universo interiore di Snoopy più di ogni altra delle sue fantasie.
Joe Falchetto, il celebre avvocato, il chirurgo eccezionale, il tennista campione sono incarnazioni di Snoopy che Charlie Brown e gli altri accettano come parte del loro mondo: quando Snoopy interpreta uno di questi ruoli i piccoli umani con cui ha a che fare sembrano perfettamente immedesimati nella “storia”.
Invece se Snoopy è impegnato in una cruenta battaglia aerea Charlie Brown sospira per i fori di proiettile alquanto realistici sulla cuccia del suo cane, i suoi amici fanno commenti sarcastici sulla sanità mentale tanto del bracchetto quanto del padroncino e persino i fratelli di Snoopy (con la parziale eccezione di Spike, di cui scriverò più avanti) rimarcano che in famiglia non sono tutti così, per fortuna.
Solo Marcie e Spike prendono parte a questa Grande Guerra di Snoopy, e forse non è proprio un caso: la prima (che non è una soldatina come sembra in questo videogame, ma una “signorinella francese”) è una bambina solitaria che non riesce a relazionarsi con i suoi coetanei neanche nella maniera problematica di Charlie Brown: il suo legame col mondo dell’infanzia è rappresentato solo dall’amicizia con Piperita Patty, sua antitesi, attraverso la quale Marcie cerca di entrare in contatto con gli altri bambini rispetto ai quali lei è “diversa”, per i suoi occhiali, la sua imbranataggine negli sport e la sua cultura di gran lunga superiore alla media inculcatale da due genitori colti e ambiziosi.
Il fatto che la sua conoscenza del francese le abbia consentito di essere ammessa nel “mondo di Snoopy” è un piccolo traguardo tutto per lei e, insieme alla possibilità di aiutare Patty durante i compiti in classe, probabilmente è l’unico vantaggio che lo studio “matto e disperatissimo” le abbia regalato (almeno per quel che riguarda la ricerca della felicità).
In quanto a Spike, Snoopy lo ha trascinato in questa “dimensione alternativa” contro la sua volontà ed infatti non può fare altro che riversare anche in essa la sua alienazione (“Quando si torna a casa?”, stavolta senza neanche il conforto di un’ambiente familiare (il deserto) nel quale stabilire legami fittizi (con i cactus, nel suo caso).
Che poi la frustrazione, la mancanza di motivazioni e il desiderio di tornare a casa di Spike siano sentimenti comuni a moltissimi soldati di trincea nel “mondo reale”, questo è un altro discorso.
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