La visita di Sergio Pennacchini, giornalista di Repubblica e XL, alla grande mostra londinese dedicata a Roy Lichtenstein, offre lo spunto per parlarne anche in questo blog, pur trattandosi di un tema collaterale (ma poi mica troppo!) ai Fumetti.
Innanzitutto, quache informazione: i quadri di Roy sono celebri e immediatamente riconoscibili, eppure la retrospettiva appena aperta alla Tate Modern è la prima da oltre vent’anni, pensate un po’, dedicata intteramente a questo maestro della Pop art. Sue opere sono apparse in giro (anche da noi a Napoli COMICON anni fa, a Castel Sant’Elmo, per esempio), ma alla Tate ve ne sono tante e particolari, quelle ispirate ai fumetti (uesta volta li scrivo con la “f” minuscola), ma anche sculture di ceramica e ottone, disegni, collage e dipinti anche un po’ misteriosi, come i nudi e i paesaggi della Cina degli ultimi anni di attività dell’artista.
Chi li conosceva?
In tutto sono circa 130 opere. Il titolo è Roy Lichtenstein: a Retrospective e i dati tecnici seguono:
Tate Modern, Londra
Fino al 27 maggio
Correadata da un catalogo monumentale che prima di possedere si sbava (normalmente) per acquistare, come dimostra la lunga fila di compratori che rendono ardua l’operazione.
Il quadro sopra, Look Mickey, 1961, è un Gift of Roy and Dorothy Lichtenstein in Honor of the 50th Anniversary of the National Gallery of Art
A suo tempo, correva l’anno 2011, avevamo passato questo servizio.
Mi calo in quel momento.
Si sa che Leonardo di Caprio ama i fumetti e quel che ad essi è connesso. Le sue apparizioni, più o meno in incognito (o tentato tale) alla San Diego Comic-Con lo rivelano chiaramente. Poco tempo fa ha partecipato a un’asta di Christie’s, come spiega questo articolo di Judd Tully uscito su ArtInfo, del quale copio una particella:
Powered by a rare Roy Lichtenstein Pop Art masterpiece from 1961 that fetched a record $43,2202,500, Christie’s marathon postwar and contemporary art evening sale delivered $247,597,000. That tally landed midway between pre-sale expectations of $226,450,000-$312,340,000 for the 91 lots offered. Of those, 82 sold for a svelte buy-in rate by lot of ten percent and 13 percent by value.
Di Caprio è entrato nella sede dell’asta col cellulare all’orecchio per dissuadere i paparazzi dal molestarlo e con un cappellaccio calcato sulla testa. Come se la gente fosse scena e non capisse che era lui.
Sembrava interessato all’opera di Lichtenstein, che riproduciamo sopra, I Can See The Whole Room!… And There’s Nobody In It!, ma poi non si sa se l’abbia acquistata tramite un prestanome o abbia mollato il colpo. Di fatto, il quadro è stato aggiudicato a Guy Bennett, agente privato di New York, per la bella cifretta di 43.202.500 dollari.
C’è chi l’ha definito “il furto del secolo”.
Un secolo appena cominciato, tutto sommato.
Chiunque abbia acquistato il quadro è, ovviamente, un riccone repellente, absit iniuria verbis, un palese segnale vivente dell’ingiustizia sociale globale totale banale, che affetta la nostra società malazzata.
Ciò a prescindere dal fatto che Di Caprio è un bravo attore e ha anche fatto delle scelte professionali non banali, invece di riposare sugli allori dopo il travolgente successo di Titanic.
Ciò indipendentemente dal valore dell’opera in sé, che può definirsi al massimo (IMHO) “interessante” dal punto di vista artistico, non di più. Un giudizio tutto sommato positivo per ragioni storico-artistiche, ma che non è minimamente paragonabile alla “beffa speculativa” che il mercato dell’arte, e delle aste, ha montato intorno al quadro-oggetto stesso.
Il catalogo di Christie’s ha anche pubblicato la fonte dalla quale Lichtenstein, allora trentasettenne (sopra in foto, anni fa), aveva ricavato l’immagine da ingrandire, al momento di realizzare il dipinto.
Correva l’anno 1961, Topolino debuttava in edicola tutto a colori, Guglielmo Zucconi assumeva la direzione del Corriere dei Piccoli e l’artista non aveva fatto ricerche particolari, scegliendo di riprodurre una vignetta (pur evocativa) da poco pubblicata sui giornali, in particolare il 6 agosto 1961. Si trattava della serie avventurosa (secondaria, diciamocelo) Steve Roper, firmata Saunders & Overgard.
Naturalmente, la tavola (non striscia, ovvio, ma grazie per la correzione, Fortunato!) originale era in bianco e nero. Lichtenstein avrebbe aggiunto appena un po’ di giallo, prima di “licenziare” il suo dipinto e trasformato la didascalia in balloon, giusto per far vedere ai passanti, che avrebbero scrutato la sua opera, che di fumetti si stava parlando (semmai ci fossero stati dubbi).
Fortunato Latella osserva, giustamente, che nei supplementi domenicali la vignetta della Sunday page era pubblicata a colori. Ma all’interno delle pagine di alcuni giornali no, restava in bianco e nero.
Quando, due anni dopo, il quadro viene esposto al museo Guggenheim in occasione della mostra (davvero) seminale Six Painters and the Object, il disegnatore di Steve Roper, William Overgard (30/4/1926 – 25/5/1990, nella foto a destra), allora trentaseienne (praticamente coetaneo di Lichtenstein), scrive al curatore della mostra della Guggenheim:
Sir: As a cartoonist, I was interested in Roy Lichtenstein’s comments on comic strips in your article on pop art. Though he may not, as he says, copy them exactly, Lichtenstein in his painting currently being shown at the Guggenheim comes pretty close to the last panel of my Steve Roper Sunday page of August 6, 1961. Very flattering… I think?
Poi, tanta acqua sciaborda sotto i ponti (SCIACQ!, SCIOCQ!)
Infine, l’estate scorsa, un appassionato di fumetti fa un giro in rete perlustrando i siti di aste e vendite di tavole e trova l’originale di Overgard su eBay e se l’aggiudica per… 431 dollari.
Cifra forse non bassissima, ma più che accettabile.
La domanda è, adesso: quale meccanismo perverso permette che l’originale sia aggiudicato a 431 dollari e la “copia” (per grande, fatta con dispendio di tela e vernice, ma…) a 43.202.500?
Va considerato che il prezzo della tavola di Overgard era così “alto” a causa dell’introvabilità dei suoi originali, poiché il fumettista aveva donato il suo archivio di oltre 3.000 pezzi allo Special Collections Research Center della Syracuse University.
Ma la vignetta incriminata” non faceva parte di quel corpus (per cui… merce rara!).
Basta così, per oggi.
Seguono alcune copertine di Steve Roper dal mondo, un brano musicale con Ewan McGregor e Louise Germaine che cantano in playback con le voci di Mickey e Sylvia (Love Is Strange, dalla miniserie televisiva inglese Lipstick on Your Collar, 1993, scritta e diretta da Dennis Potter) e qualche quadro del buon Roy.