Ecco, è proprio lui, Milt Kahl, ritratto nello scatto in copertina del libro francese sui disegni animati qui a destra.
Un genio.
Di questa parola sembra che abusi in questi post, e ancor di più nelle conferenze e incontri seminariali mattutin-pomeridiani a Firenze.
Ma signori, stiamo parlando dei “Maestri dell’Universo”, se non sono (o sono stati) geniali costoro, chi altro dovrebbe esserlo (o esserlo stato)?
Il terzo incontro che vi si scodella ha luogo, com’è noto, l’8 Marzo 2013 (Festa della Donna) ed è intitolato
Maestri Disney: GIORGIO CAVAZZANO, GIOVAN BATTISTA CARPI, MILT KAHL (giustappunto, forse il meno noto dei tre).
Il corso proseguirà come segue:
15 Marzo 2013
Tre artisti nel “Boom”: HUGO PRATT, ALDO DI GENNARO, BRUNO BOZZETTO
19 Aprile 2013 (parecchio tempo dopo e alla vigilia di Napoli COMICON, ma ci sono vacanze pasquali e svariati altri impegni della Scuola che costringono l’Universo Mondo a fare questa scelta…)
Arte e business: ANDREA PAZIENZA, GIORGIO DE GASPARI, JOHN LASSETER (con l’amichevole partecipazione di WALTER MOLINO)
Per info e prenotazioni:
Scuola Int.le di Comics
Viale Spartaco Lavagnini 42
50129 Firenze
Tel. 055 218950
mail: firenze@scuolacomics.it
h 10-13 oppure 15-18
Iscrizione obbligatoria in segreteria
L’apporto di Milt Kahl è fondamentale in un film che la “fabbrica” di Walt Disney ha in cantiere alla fine della Seconda guerra mondiale e nel quale spicca il simpatico Brer Rabbit (Fratel Coniglietto).
In vari post ne abbiamo già parlato, basta fare CLIC sul tag che lo riguarda, e miracolosamente tutto “riciccia” fuori.
Fratel Coniglietto, insieme a un buon numero di altri animali pensanti, caricature emblematiche di altrettanti membri della società umana, con Brer Bear (Compare Orso) e Brer Fox (Compar Volpone) è protagonista di un’antologia di racconti scritta da Joel Chandler Harris per un giornale del Sud degli Stati Uniti.
Queste storielle a sfondo educativo, care a Disney fin dall’infanzia, sono state raccolte tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 nei sei volumi della serie Uncle Remus.
Lo Studio Disney adatta il contenuto di alcuni racconti di Chandler Harris, rendendo i personaggi perfettamente antropomorfi come Topolino, Paperino e Ezechiele Lupo (con i quali si incontreranno, talvolta, nelle avventure a fumetti), ma nel lungometraggio che adesso è in lavorazione limita il loro intervento ad alcune circoscritte presenze.
Il film è basato in massima parte su una storia interpretata da attori, con una mescolanza di animazioni e riprese dal vero che supera, se possibile, anche la qualità appena espressa con I tre caballeros, confermando che lo staff di Walt Disney è ormai perfettamente in grado di gestire anche una produzione di cinematografia più tradizionalmente legata ad attori in carne e ossa.
Lo Zio Remo (Uncle Remus) a cui si allude è un anziano piantatore di cotone, di colore, che racconta a una platea di ragazzini una sterminata serie di storie morali servendosi di interpreti dai connotati animaleschi, rifacendosi in qualche modo all’esempio di Fedro e di Esopo.
Il personaggio più frequentemente citato da Remo, deputato a provocare l’identificazione dei giovani ascoltatori, è appunto il coniglietto, figura di maggior spicco del lungometraggio, intitolato Song of the South (“La canzone del Sud”), ma liberamente tradotto in italiano con titoli diversi, il più famoso dei quali è I racconti dello zio Tom (ma nel 1973 sarà nuovamente distribuito come Fratel Coniglietto, Compare Orso e Sora Volpe e ne realizzerà lo splendido poster l’eccelso illustratore Bruno Napoli).
Per le platee italiane la scelta di chiamare il saggio narratore di colore Tom anziché Remo (nome che invece sopravvive nei fumetti) si deve al tentativo di trovare un collegamento con La capanna dello zio Tom (Uncle Tom’s Cabin or Life Among the Lowly), popolare romanzo anti-schiavista scritto dall’americana Harriet Beecher Stowe nel 1852.
Ripensando a questa esperienza, Walt ricorderà, anni dopo: “Sapevo di dovermi diversificare. Ci prova all’nizio, perché non volevo rimanere impantanato in Topolino. Così mi buttai nelle Silly Symphonies.
La cosa funzionò.
Le Symphonies condussero al lungometraggio; senza tutto il lavoro che vi avevo profuso non sarei mai stato pronto neppure ad affrontare Biancaneve.
Ora volevo andare oltre; volevo andare oltre il semplice cartoon, perché il cartoon aveva finito per mostrare i suoi limiti. Potevo farne di sette o otto minuti, o addirittura di ottanta. Provai anche con i film a episodi, dove ne riunivo cinque o sei per ricavare un lungometraggio di ottanta minuti. Ora bisognava diversificarsi ulteriormente, ossia dedicarsi ai film con attori.”
Altri dettagli nel seminario!
A Milt Kahl si deve anche il design di Pico De Paperis (Ludwig Von Drake).