Oggi ha scritto nel blog, a commento di un vecchio post, un amico di vecchia data di Massimo De Vita: Dario Maggiulli.
Le sue parole sono così singolari e rivelatrici dell’essenza del grande fumettista, che prontamente lo evidenziamo. Si riferisce al filmato sotto, girato dagli amici del Papersera.
Il grande offiziante è Frank Stajano.
Io di tanto in tanto ritorno a vedermi questo video e resto incantato della natura complessamente meravigliosa di Massimo. Non lo vedo da quasi cinquant’anni (dal giugno 1965), e me lo ritrovo integro, nella virginale filigrana della sua anima candida.
Ecco, il suo particolarissimo gesticolare con quelle mani d’artista, la sua animatissima mimica facciale, fervorosa, nel ‘dire di se’, della sua ‘innocenza’, per non essere confuso con quanti speculano nei ‘facili convivi’ sulle adulazioni, che lui ritiene immeritate. E si racconta con l’innocenza di un bambino, guardando per pudore nel vuoto davanti a se, non perdendo il filo della verità delle cose.
Non ho fatto altro che riprodurre quanto altri hanno creato…
E, c’è poi tanta religiosità in lui quando rivela ciò che difficilmente altri al suo posto avrebbero fatto. Quel salire le rampe delle scale che portano al pianerottolo dove, ‘per una vita’, neniato dalla radio a basso volume, lui è chino sul mondo disneyano, con un raccoglimento francescano che lo tiene lontano dall’imperversare di estetiche sociali devastanti.
Mi ha regalato una poetica del suo vivere talmente mistica da aver pensato, senza economia, —Santo Subito— Si, certamente sono scherzoso, ma, io che gli sono stato tanto vicino quando aveva 21, 22, 23 anni, so di cosa parlo.
Dal ’62 al ’65. Era già lanciatissimo con paperino, ma in modo soft, come lui è per natura. Sobrio al massimo ed elegante al massimo, in modo naturale. Molti gli aneddoti da raccontare ancora, infarciti sempre del mio psicologismo.
In apertura di post Giorgio Cavazzano e Massimo De Vita insieme, fotografati alla Mostra del Fumetto di Reggio Emilia.