Che effetto fa rileggere oggi, due anni e mezzo circa dopo la sua “emissione”, il contenuto di questo post che rimanda ai leggendari (si fa per dire) anni Sessanta, quelli che saranno celebrati, a metà dicembre 2012, da una manifestazione artistica composita della quale ancora non possiamo parlare, ma che vedrà la nostra partecipazione?
Ai lettori (più o meno fedeli) la valutazione.
Grazie a questa circostanza, riprendo il discorso su e con l’amica di lunga pezza Lia Frosini (ciao!), che a suo tempo mi ha scritto più volte nelle pagine del Luca Boschi (GULP!) Fan Club, organizzate e curate da Claudia Checcaglini (ciao anche a te! Hai trovato la libreria Boulinier in Boulevard Saint-Michel?) per sapere qualcosa sulle quotazioni di Linus, un argomento che potrebbe interessare a molti.
Ad altre sedi rimbalziamo le discettazioni sul superamento dell’informale nell’arte pop, sentito come un vuoto esercizio accademico, sull’avvicinamento alla realtà attraverso un recupero degli oggetti che conducono più di un artista ad un segno pittorico sempre più netto, fino ad arrivare alla fase Pop vera e propria.
Chiaro?
Limpido!
Recoaro!
Cerchiamo di svolgere il discorso in due tempi, ma per questo serve la partecipazioni di alcuni esperti di mercato, di prezzi, di bancarelle rionali e di circuiti antiquari.
Non che il sottoscritto non lo sia, ma questa materia è talmente aleatoria e controversa…
La nostra amatissima rivista, influente e formativa, senza la quale il Fumetto italiano (e non solo) non sarebbe stato quello di oggi, merita assolutamente una riscoperta. Un gruppo di valenti indicizzatori dell’INDUCKS, un paio di anni fa si era riproposto di schedarne tutti i contenuti, almeno quelli relativi ai suoi primi anni di vita, i più importanti, mettendo poi in rete il risultato del suo lavoro.
I © sono dei vari, rispettivi aventi diritto.
Spero che questo proposito si concretizzi.
Se così fosse, forse, davanti a un probabile nuovo interesse per il mensile (lanciato dalla Figure Sas, poi edito dalla Milano Libri, quindi da Rizzoli e da Baldini & Castoldi) anche le quotazioni dei suoi arretrati al mercato del collezionismo salirebbero.
Lo stesso avverrebbe anche per gli interessantissimi e giocosi, talvolta carnevaleschi (come spirito) supplementi della rivista, la copertina del primo dei quali, abbastanza raro, ho riprodotto sopra.
Smagliante ed evocativa, no?
Linus pubblicava, nei suoi anni migliori, fumetti eccezionali e indimenticabili, da B.C. di Johnny Hart (al quale accennava con nostalgia Mario Gomboli, presidente della Giuria del Premio Micheluzzi durante i lavori della giuria stessa a Napoli COMICON) a Krazy Kat di George Herriman, da Beetle Bailey di Mort Walker a Pogo di Walt Kelly, al Li’l Abner e Fearless Fosdick di Al Capp (dei quali abbiamo trattato più volte fra cui questo post, e dei quali parlerà in ben tre punti diversi il prossimo numero della rivista Fumetto dell’ANAFI, in uscita il 22 maggio alla Mostra del Fumetto di Reggio Emilia) alle tavole satirico-politiche di Jules Feiffer.
Sulla commercialità dei Linus arretrati non potrei fornire cifre precise, ma alcune settimane fa un lettore rispondeva in un commento a Lia Frosini in questo modo (non ne ho copiato il nome e mi scuso con lui, o meglio, vedo che si firma Dottor Chi):
Per quel che ne so io (rispondo a Lia) i “Linus” non valgono moltissimo, dipende solo da chi li acquista, se è intenzionato a spendere tanto o no. Ma se è una collezione con quelli in formato grande, qualche soldo possono valere.
Se ci sono le prime annate (dal ’65 al ’70, per esempio) e sono in buono stato, con tutte le pagine e non troppo vissuti, credo che la prima 100 euro li possa valere, poi fai una cinquantina ad altra annata. Quindi, con solo 69 (ah, che numero!!!) fascicoli potresti ricavare in totale 450 euro.
Ho fatto questo calcolo perché ogni anno ha 12 numeri, ma il 1965 parte da aprile e ne ha solo nove. Quindi, 69 numeri.
I numeri sparsi, da soli valgono molto meno. Ma se hai davvero il primo (e non una delle sue ristampe anastatiche) potresti farti pagare 60-80 euro da solo quello.
Mettendolo su e-Bay forse anche di più.
Un po’ di valore ha anche il n. 9, perché contiene un interessante servizio su Topolino, scritto da Franco De Giacomo, e una storia, quella di Topolino contro il Gatto Nip.
Per gli appassionati Disney quel numero ha un suo valore e in una collazione di partecipazioni speciali ha un suo significato, quindi la domanda è superiore ai numeri precedenti e successivi.
Ma davvero vuoi disfarti di una collezione così bella, Lia?
Scritto da: Dottor Chi
Più di questo non saprei davvero cosa dire, in assenza di dati più precisi.
Ma, come dicevo prima, qualcuno forse può correre in soccorso.
O magari qualcuno potrebbe essere interessato all’acquisto!
In chiusura di questo post, , chi conosce bene l’inglese può gustarsi una recente intervista radiofonica di Feiffer al The Leonard Lopate Show.
Sulla mia assenza da Facebook, che ha lasciato perplessa Lia e un po’ di altri amici, ho scritto tanti anni fa, ma eviterò di farlo ancora per non far innervosire Francesco Spreafico, che ha un’opinione diversa (sicuramente migliore e meno inquinata della mia). Ma tant’è!
(“Tant’è” che???)
Diciamo che mi sembra più interessante comunicare attraverso il blog che con Facebook, Twitter o altri social network stradilaganti.
A questo proposito, mi sento di condividere le osservazioni di Lexi Amberson, che ancora una volta cito (dopo tanti mesi).
Il suo sito è a quest’indirizzo.
Incidentalmente, Renato Pallavicini spedisce oggi (25 ottobre 2012) una curiosa aggiunta all’immagine photoshoppata (sopra) da Alexandra.
E dice:
Tra le immagini metti anche una versione aggiornata del celebre quadro di David su Murat ucciso nel bagno. L’avevo trovata anch’io qualche settimana fa e la tenevo da parte per farci un eventuale post. Ma visto che mi offri l’occasione ti mando qualche «aggiunta» al tuo.
La posa del braccio abbandonato al di fuori della vasca è uno dei «particolari» più noti della Storia dell’Arte.
Curiosamente ne ho trovato una sorta di citazione in una tavola del Tarzan di Burne Hogarth (Episodio 3, pag 21 della recente riedizione curata dalla Magic Press). Ti mando le immagini a confronto. Nulla più che una curiosità, ma divertente.
Il disegno è di Joe Kubert.
Ed ecco Lexi:
Non dico che Facebook abbia ucciso i blog. Però una bella botta gliel’ha data eccome. Rendendo pigri e distraendo coloro che, fino a qualche anno fa, “perdevano tempo” a comporre un post per il proprio sito. Rubando una marea di lettori per i quali, dopotutto, lasciare un commento qua o là è la stessa cosa, però è sempre meglio fare la cacca dove più gente possibile può metterci il piede sopra. Ci si sente più partecipi e meno soli.
L’unica cosa positiva di Facebook è che la mancanza di un archivio lo fa assomigliare allo scarico di un gabinetto, dove fortunatamente l’acqua scorre senza sosta portandosi subito nella fogna tutto quello che si è detto in precedenza.
Personalmente, per quanto posso ancora farlo, mi piace sempre trovarmi da sola davanti alla pagina bianca del mio blog.
Vederla pian piano riempirsi dei pensieri che ho in testa mi dà ancora un certo piacere e rimane il modo preferito che ho di esprimere me stessa nel tempo che trascorro al computer.