LIBERAZIONE TUTTI I DI’!

Italia

Le vignette di Marilena Nardi parlano da sole.

E questa volta, in occasione del 25 aprile 2012, Marilena ce ne invia un bel sacchetto.
Solo leggermente più piccolo di uno di quelli disegnatI in spalla ai tanti piccoli Lavitola che si fanno finanziare gli inutili quotidiani (di partito o no) per destinarne, invece, una buona fetta ad altre locations. Nei pantaloni.

Da costoro attendiamo con ansia la definitiva Liberazione.

Giornali_lavitola

Con la macchina del temp facciamo retromarcia fino al 26 gennaio 1955, quando a iniziativa di un gruppo di studenti universitari e medi, fu organizzato a Milano, nel salone degli affreschi della Società Umanitaria, un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana. Il corso venne inaugurato e concluso da Piero Calamandrei.

Ecco un estratto dell’introduzione al corso: il regalo di Cartoonist Globale a tutti i visitors di buona volontà.

“L’art. 34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. E se non hanno mezzi! Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo; non impegnativo per noi che siamo al desinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi.

Dice cosi: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatta la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la forma contenuta nell’articolo primo “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” corrisponderà alla realtà.

Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica.

Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia solo un’uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in gradi di concorrere alla vita della Società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini che siano messi a contribuire in questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la Società. Allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere.
Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinnanzi!

E’ stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni, c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato.

Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la Società presente. Perché quando l’articolo 3 vi dice

“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce, con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto, e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una Costituzione immobile, che abbia fissato un punto fermo.

E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire; non voglio dire rivoluzionaria, perché rivoluzione nel linguaggio comune intende qualcosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dall’impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.

Però vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé.
La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità; per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo auditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani, un po’ una malattia dei giovani.
La politica è una brutta cosa.
Che me ne importa della politica.

E io quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente una vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era un gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio “ma siamo in pericolo?” e questo dice “secondo me, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice: “Beppe, Beppe, Beppe”, … “che c’è!” … “se continua questo mare, tra mezz’ora, il bastimento affonda” e quello dice “che me ne importa, non è mica mio!”.
Questo è l’indifferentismo alla politica.

E’ così bello e così comodo. La libertà c’è, si vive in regime di libertà, ci sono altre cose da fare che interessarsi di politica. E lo so anch’io. Il mondo è così bello.
E’ vero! Ci sono tante belle cose da vedere, da godere oltre che ad occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa. Però, la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai. E vi auguro, di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai ricordandovi ogni giorno, che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.

La Costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario, non sono belli, ma l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va affondo, va affondo per tutti questo bastimento. E’ la Carta della propria libertà. La Carta per ciascuno di noi della propria dignità d’uomo. Io mi ricordo le prime elezioni, dopo la caduta del fascismo, il 6 giugno del 1946; questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto delle libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare, dopo un periodo di orrori, di caos: la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi, andò a votare. Io ricordo, io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui.

Queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni. Disciplinata e lieta, Perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare, questa opinione della
comunità, questo essere padrone di noi, del proprio Paese, della nostra patria, della nostra terra; disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro Paese. Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa nostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto, questa è una delle gioie della vita, rendersi conto che ognuno di noi, nel mondo, non è solo! Che siamo in più, che siamo parte di un tutto, tutto nei limiti dell’Italia e nel mondo.

Ora vedete, io ho poco altro da dirvi, in questa Costituzione di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli. E a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane.

6a00d8341c684553ef014e89bc0dc6970d

Quando io leggo: nell’articolo 2 “L’adempimento dei doveri inderogabili, di solidarietà, politica, economica e sociale” o quando leggo nell’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”, “la patria italiana in mezzo alle altre patrie”, ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini.

O quando io leggo nell’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour! O quando io leggo nell’articolo 5 “La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo!

O quando nell’articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate “L’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, l’esercito di popolo, e questo è Garibaldi! O quando leggo all’articolo 27 “Non è ammessa la pena di morte”, ma questo, oh studenti milanesi, è Beccarla!

Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!
Dietro ogni articolo di questa Costituzione oh giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta.

Questo è un testamento, un testamento di centomila morti.

Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un Italiano,per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, oh giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.”

Hollande_sarkozy-1

E rivolgiamo uno sguardo anch oltre i confini.
Non piace molto ai sostenitori del rigore, ma Hollande andrà al ballottaggio con Sarkozy.
Per ora pare leggermente avvantaggiato…

Maggiori riflessioni sull’argomento “Costituzione e lavoro”, e molto altro ancora, sul numero di aprile de Il Fiore del Partigiano.

L’illustrazione centrale è di Corrado Mastantuono.

Il film La lunga calza verde (1961) ha la regia di Roberto Gavioli.

  • Quorinario |

    E così, domani è giovedì 26 aprile. E va online la puntata n° 46 di “DAVVERO”, il webcomic di Paola Barbato. Ai pennelli il ritorno di uno dei fab 12, Damjan Stanich. Colori dell’inossidabile Emilio Pilliu. Lettering di Manfredi Toraldo.
    Il confronto tra Selena e Riccardo rivela risvolti inaspettati.
    CURIOSITA’: Damjan Stanich è stato il primo ad essere selezionato per la versione online di “Davvero”, e lo rivedremo anche nella versione cartacea edita dalla Star Comics.

  • Andrea Cara |

    Bel Post e belle parole!
    Come diceva il buon Gaber
    “Liberta’ e’ partecipazione”.
    Quindi, viva la liberta’ e l’italia unita ma viva anche l’Europa unita!
    Saluti!

  • Marino Revelli |

    Buona liberazione a tutti.
    Suggerisco un titolo alternativo: LIBERAZIONE ANCHE DA ROSI MAURO!
    Sarebbe bello, no?
    Peccato che ci sia gente che con la sua sola presenza infanga questi sani principi ai quali dovrebbero ispirarsi tutti.
    Lavitola, Rosi Mauro, Belsito… che orrore, che ribrezzo!
    Stiano lontani dalla nostra Italia!
    Paese devastato dalle bombe… messe da chi non si sa.
    Oppure bisogna cercare fra i “promossi” per ragioni di Stato (altrui) per scoprire i luridi mandanti?
    Altrui e nostri, correggo.
    Mi riferivvo per “altrui” (ma non solo) a P.zza Fontana e a Brescia, a nostre cose per Falcone, Borsellino, Via dei Georgofili e così via.
    Chissà cosa mangia a prazo oggi Dell’Utri.
    Chissà cosa la Minetti.
    Cosa Confalonieri.
    Come festeggiano La Russa, Gasparri e gli ex picchiatori fascisti che si sono messi il doppiopetto.
    Da parte mia spero che dentro i loro cibi ci sia molto, molto guttalax.

  • gcm |

    Per festeggiare il 25 aprile concediamoci 2 minuti per rivedere un momento altamente emozionante dal film “Casablanca”


    e compliment a Marilena Nardi, molto-molto brava.

  • nestore del boccio |

    Che bella costituzione. Quanta gente ha dato la vita per arrivare a formulare questi saldi principi che ci hanno garantito la libertà, una libertà più che mai minacciata da 18anni all’interno dell’Italia stessa; e minacciata, oggi, dall’esterno: dalle massonerie finanziarie europee e mondiali.
    Mio nonno, Vincenzo Montini, ricercato dal fascismo in tutta Europa per attività antifascista clandestina; esiliato in Francia e in Inghilterra, fu arrestato e condannato dal tribunale militare dell’Aquila con l’accusa di terrorista sovversivo dello stato fascista.
    Fu confinato a Matera ove termino’ i suoi giorni. Dai referti risultava “per malattia”, ma la verità fu che il suo decesso ebbe seguito alle numerose violenze e maltrattamenti subiti.
    Qualche anno fa, Berlusconi disse che per i confinati di Matera si tratto’ di una villeggiatura. A mia madre, che, piccolina, rimase orfana di padre, gli spunto’ una lacrima. Disse: “Quest’uomo è proprio scemo”! Passiamo all’Europa. Oggi tutti ad aspettare il risultato francese; certo Hollande sarebbe meglio di Sarkozy ma, da italiani, non dobbiamo aspettarci molto. Se vogliamo una Europa politicamente moderna ed “egualitaria”, dobbiamo batterci noi. I francesi stanno vivendo un delirio nazionalista da far vomitare. Tutto il voto, compreso quello al partito socialista di Hollande, è tutto antieuropeo. Del resto, buona parte di questa sinistra, voto’ contro la costituzione europea. E se oggi, più di altri, noi italiani, stiamo pagando duramente la crisi speculativa, per mancanza di una Europa politica, è perchè, proprio i francesi, hanno voluto ,sempre, una Europa debole. Quando si è trattato di creare una politica estera comune o militare, con una statualità universale a tutta la comunità, hanno sempre messo i bastoni tra le ruote: da De Gaulle in poi. L’unico vero europeista che ho conosciuto, stando in Francia, è stato Delors; per il resto è solo: viva la france!
    Lo stesso Mitterand, che in Italia è visto come grande socialista, in realtà, negli anni ’30, faceva parte della setta massonica segreta ” La Cagoule” e, nonchè componente del governo fascista di Vichy del Generale Pétain.
    Certo, è stato molto abile; verso noi italiani con una mano ci accarezzava e con l’altra ci pugnalava: come Napoleone, il quale, agli italiani faceva credere che voleva una Italia unita ( sapeva dei fermenti patriottici che covavano ), per questo propose di dividerla in tre; ma in reatà era per controllarla meglio: un conto tenere a bada tanti staterelli, un altro averne solo 3. Ma discutere di questo sarebbe troppo lungo. Cosa voglio dire con questo: se non abbracciamo noi italiani la questione europea, con grande forza e credibilità, cercando alleanze e condivisione, su un grande progetto politico, cui deve partecipare in modo cosciente tutta la popolazione, questa Europa, come attualmente concepita, puo’ portarci alla tomba! La nostra debolezza politica, ci ha portato a perdere pezzi di sovranità verso soggetti esterni ( all’asse franco-tdesco ), da paese insignificante. Abbiamo subito ruoli e trattamenti che nessuno si permetterebbe di applicare ad una Francia, Germania o Inghilterra.
    Percui, cerchiamo di essere più attenti e meno sciocchi: togliendoci quel provincialismo che ci rende ridicoli e deboli nel consesso europeo e mondiale. Senza aspettare che siano gli altri a risolvere i problemi. “Gli altri”, pensano alle loro economie, anzi…si pappano anche le nostre imprese!
    Difendiamo la nostra costituzione, la nostra cultura, la nostra libertà. E se vogliamo una Europa diversa e migliore,
    prendiamo esempio dai nostri padri storici, come Mazzini, Cattaneo, Cavour….con spirito garibaldino!
    Usciamo dalla condizione di scolaretti e assumiamo un ruolo più da professori ( il nostro passato lo esige: un ruolo che agognava anche Leopardi che soffriva molto per la nostra condizione di schiavi ),
    altrimenti, perderemo sempre di più anche la nostra produttività economica che sarà sempre ad appannaggio di altre economie: fumetti compresi!

  Post Precedente
Post Successivo