Dopo qualche mese torniamo su un argomento al quale abbiamo accennato più volte: la vita e le opere di Walter Faccini, detto Walti, meglio noto come Maestro e ispiratore di Benito Jacovitti, ma tornato in auge in Italia per un breve periodo all’inizio degli anni Settanta in occasione dell’unico episodio parzialmente animato del ciclo Gulp! – Fumetti in TV, con il coordinamento generale di Guido De Maria, che a lungo restò in contatto con la vedova di Walti, ma della quale, poi, si persero le tracce.
Invece, grazie allo storico Antonio Cadoni, sono state trovate quelle di Eli McBett, della quale parleremo in futuro (è la nipote di Walti).
A questa esperienza televisiva si riferiscono i fotogrammi che seguono, ricavati da un video che era anche stato embeddato dai solerti appassionati della libreria-edicola palermitana Altroquando (prima fumetteria della città, sita in via Vittorio Emanuele 143, per la cronaca), ma che poi è stato eliminato dal web (almeno temporaneamente).
Come esempio, in verità assai curioso, dello stile antico di Faccini, diverso da quello dell’episodio televisivo, e delle sue analogie con quello jacovittesco, mostro sopra una parte di una della grandi pagine del settimanale cattolico Il Vittorioso; è uscita nel 1957, secondo me come riempitivo, quando il materiale di produzione recente scarseggiava e, soprattutto in prossimità dei mesi estivi si dovevano confezionare in contemporanea svariati numeri, lasciando da chiudere all’ultimo momento la parte dei redazionali.
In questa rubrica umoristica Jac e Walti sono insieme, ma mentre la gag di Lisca di Pesce è fresca fresca, quella di Walti ha tutta l’aria di essere un riciclo di qualcosa che era uscito in precedenza, forse sullo stesso settimanale.
Il colore fuori registro solo in questa parte della pagina sembra indicare che si tratti della foto di una pagina stampata (male) altrove, i cui difetti sono trasportati anche in questa “fantasia venatoria” del 1957.
Di Faccini sono note anche le avventure di Pantaleo e Coriolano, realizzate per conto di Giuseppe Caregaro alla Alpe e più volte ristampate almeno fino agli anni Sessanta. E’ il caso di questa, della quale posto la avola di apertura, scopertamente ispirata al Popeye di Elzie C. Segar.
Per tutti gli anni Trenta, e fino al 1943, scrivevamo con Leonardo Gori e Andrea Sani, Faccini lavora moltissimo in campo editoriale, con vignette satiriche per vari periodici e con pregevoli storie a fumetti.
Nel 1942-’43, scrive e disegna anche tre storie di ampio respiro, per il settimanale Topolino orbato del suo eroe eponimo a causa della guerra: Caccia Grossa (un titolo “fatale”, che presto ritroveremo), Ciccio alla riscossa e La farfalla filosofale, con le avventure di Cocco, Zuppa e C.
In queste storie, pur legato ancora allo stile di Segar, Faccini trova una sua compiuta originalità: il Topolino del tempo di guerra – otto pagine di povera carta e malamente stampate – è obbligato a impaginare le tavole di Faccini nei modi più fortunosi, sempre in piccolo formato e spesso addirittura schiacciate fra altri fumetti.
La consapevolezza di tale caotica impaginazione induce l’autore a semplificare molto il suo stile già essenziale, che diviene sempre più stilizzato e forse proprio per questo più godibile.
Mai ristampate (se no nelle ristampe anastatiche del giornale, destinate a un ristretto giro di collezionisti), le tre storie di Faccini per Topolino sono un piccolo e dimenticato classico del fumetto italiano.
Dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943, Faccini sparisce di circolazione e si rifugia in Svizzera, ad Ascona, evitando di seguire il Fascismo fino in fondo al buio tunnel della Repubblica di Salò. In territorio elvetico riprende la carriera di vignettista.
Torniamo a noi.
Recentissimamente (due mesi fa) sono entrato in possesso di un “materiale” strano di Faccini, che a quanto pare illustrava anche dei libri umoristici per l’editore Elmo.
L’immagine di apertura e quella immediatamente sopra parlano da sole. Il romanzo del giornalista Jean Duché (nato il 17 marzo 1915 a Chabanais e morto nel 2000 a Cognac, nella Charente) La suocera sotto il letto è di tipo umoristico e, oltre alla copertina e alla retrocopertina, Faccini vi ha inserito anche un paio di piccoli disegni a tratto nelle pagine interne.
Questo romanzo potrebbe essere la versione adattata in italiano di uno dei due tomi, pluriristampati, di Elle et lui (in particolare del scondo, intitolato anche Trois sans toit), delle Editions de Flore, usciti nel 1952 in Francia.
Qualcuno dei lettori di Cartoonist Globale ha forse notizie di altri volumi di questa misconosciuta collana?
La vignetta sotto, invece, è un esempio del Faccini più tardo, proveniente dal foglio satirico Marc’Aurelio al quale l’autore aveva collaborato. E’ una vignetta che circa venti anni fa pubblicammo sul libro di Jacovitti della Granata Press, è un lavoro del Dopoguerra, ma non saprei datarla. Forse inizio anni Cinquanta.
Il vlog di Ciccia San e alcune risposte sue.