Se non ci fosse stato lui forse non avremmo mai visto la vignetta in cui è disegnato Alack Sinner, detective privato assai particolare, fare la pipì davanti ai lettori dopo essersi appena svegliato in una stanza disordinatissima e piena di sigarette.
Chi lo desidera, sganciando la modica cifretta di 8 euro, potrà interagirvi, per le “Lezioni di fumetto” del Teatro Studio dell’Auditorium al Parco della Musica di Roma, domani: domenica 18 marzo, alle ore 18 spaccate.
Insomma, non avremmo vissuto il capolgimento del destino dell’eroe. E invece José Muñoz, argentino naturalizzato europeo tra Milano e Parigi, insieme al suo complice scrittore Carlos Sampayo (i due sono immortalati in apertura di post in una foto di qualche annetto fa) , è stato negli anni Settanta il portabandiera della rivoluzione del fumetto d’autore, entrando nell’intimità dei personaggi, nelle loro debolezze e nei loro dubbi, che sono le stesse degli autori che ne raccontano le avventure.
Poi, Muñoz è arrivato a stravolgere i tratti dei suoi antieroi (di Alack Sinner, ma anche di Sophie e degli altri del bar, e poi quelli di Billie Holiday e di Carlos Gardel) con uno stile espressionista in cui bianco e nero sembrano scontrarsi con rumor di lamiere: BLANGHK! KATACLANGH!
Invece, lo fanno per poter raccontare creando allo stesso tempo una tumultuosa bellezza. Muñoz, a sua volta allievo di Breccia e di Pratt, nella sua lezione racconterà tutta l’evoluzione artistica che lo ha portato ad approcciare, nelle ultime opere, anche le immagini astratte.
José Antonio Muñoz è nato a Buenos Aires nel 1942 ed è vissuto nei suoi primi anni di vita a Pilar, piccola località a 50 chilometri da Buenos Aires, dove i suoi genitori gestivano prima dei negozi di scarpe e poi dei bar.
Si iscrive alla Escuela Panamericana de arte, dove insegnano Breccia, Pratt, Domìnguez. Inizia a lavorare a 14 anni come lucidatore di mobili, poi come fattorino, infine come assistente disegnatore. Verso i 18 anni inizia a pubblicare lavori interamente disegnati da lui sui testi di Hector G. Oesterheld, un autore del quale abbiamo parlato diffusamente, nella giornata di ieri, alla Scuola Internazionale di Comics.
Il primo successo è, però, del 1973 con la serie poliziesca Precinto 56 su testi di Ray Collins (pseudonimo, come è noto, di…).
All’inizio degli anni settanta si trasferisce in Spagna, dove fa la conoscenza con il connazionale Carlos Sampayo: tra i due nasce subito un sodalizio che dura da allora e che farà di Sampayo lo sceneggiatore della maggior parte delle sue storie. La coppia argentina, ormai da anni in Europa, raggiunge la fama grazie al personaggio di Alack Sinner, detective privato atipico, modellato sui romanzi hard boiled di Philip Marlowe e Sam Spade, in cui l’attenzione degli autori sembra rivolta non tanto sulla vicenda in sé, quanto sui protagonisti e sulle atmosfere.
Le loro storie sono comparse a puntate su riviste come Alter e poco poco, anche su Cannibale )in un’occasione e mezzo, potrei dire) , ma soprattutto vale la pena di riscoprirle nelle loro numerose pubblicazioni in volume.
A Sinner affianca anche la produzione di altre interessanti serie, come Nel bar o Sudor Sudaca, che ottengono ampia pubblicazione mondiale; in Italia sono comparse sul mensile Linus (Rizzoli – Milano libri).
Sopra, copertina del catalogo della mostra principale del Napoli COMICON edizione 2001 (già undici anni sono trascorsi!).
E il fumetto? Dove lo metto? In Italia viene messo in piedi un corso vero e proprio all’Auditorium di Roma con grandi star. Un ciclo di otto lezioni con alcune star molto brillanti: da Gipi a Sergio Staino, da Leo Ortolani a Milo Manara, spinti a raccontare e svelare i segreti della loro arte e della loro professione incalzati da Luca Raffaelli e Francesco Coniglio.
Info
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