Nei primissimi anni Cinquanta, il disegnatore romano Lorenzo Castellari, su testi di Nino Capriati, ex gerarca del vecchio regime, impresario e scrittore di teatro, giornalista di spettacolo, ideatore del Premio Maschera d’Argento e agente temporaneo (fra gli altri) di Corrado Mantoni e Paolo Villaggio, portava avanti in Lupettino le gesta del cagnolino Ciccio (dal pel riccio).
Già, Capriati era un’altra di quelle figure semisconosciute che, come Pipolo (Giuseppe Moccia) si destreggiava nel dopoguerra scrivendo o disegnando fumetti, tenendo comunque un piede nel mondo dello spettacolo (o dell’avanspettacolo, forse si dovrebbe dire).
Lupettino era pubblicato anche in Francia dalle edizione Remparts, col nome di Scoubidou, mentre in Italia Scubidù era invece un coniglio bianco (partner di Lupettino), ideato, sempre per i disegni dei Castellari Bros., Lorenze e Alfonso, da Paola Gelardini De Barba.
Come si vede dalle vignette sotto e da quella di apertura, questo tal Ciccio risolveva ogni problema con la sua arma segreta: un enorme “osso di presciutto”.
La stessa coppia di autori, qualche anno dopo, realizzava anche le avventure a fumetti di Totò, per conto della casa editrice e tipografia Diana.
Sia gli animaletti che affiancavano in queste strampalate gesta a fumetti il grande Antonio De Curtis (un pappagallo e una scimmietta), sia (occasionalemte) Ciccio e Lupettino, notorio principe di Luponia, avevano a che fare con generose confezioni di cacio provolone.
Il simpatico cacio è stato oggetto di attenzioni nei giorni scorsi di insospettabili giornalisti a causa di un fatto di cronaca satirico-televisiva che lo ha coinvolto (suo malgrado).
E qui scatta l’improponibile collegamento tra un fumetto dimenticato della nostra storia patria e il telegiornale ridanciano di Canale 5.
I fatti: il simpatico e aitante Mingo De Pasquale (per gli amici solo Mingo), inviato di Striscia la Notizia, è stato strattonato e spinto dalla polizia, tanto da doversi sottoporre a controlli al pronto soccorso per una contusione ad una spalla.
Il fatto è avvenuto mentre il Nostro tentava di consegnare un piccolo caciocavallo alla ministra dell’Interno, Annamaria Cancellieri, all’uscita della prefettura di Bari.
Il provolone sarebbe stato portato un po’ “a mo’ di tapiro” per ironizzare sulle recenti polemiche sul costo dei braccialetti elettronici per i detenuti. Urgle.
Al vertice partecipavano i comandanti nazionali e locali delle forze dell’ordine e i rappresentanti della magistratura del distretto della Corte di Appello di Bari e delle Prefetture di tutta la regione. “Sono in corso accertamenti”, asserisce la Questura in una sua nota relativa all’intervento di Striscia, “d’intesa con l’Autorità Giudiziaria utilizzando anche i filmati della Polizia Scientifica“.
Ci sono state un po’ di escoriazioni, come sulla copertina (anzi, sulla retro) di questo Lupettino.
Su questo episodio così rifletteva Beppe Lopez su Il Fatto Quotidiano:
Allora si deve dire che – mettendo da parte il motivo di fondo dell’invenzione del tapiro/caciocavallo (lo spettacolo, gli ascolti, la pubblicità, il guadagno da parte di autori e editori) e i sospetti sulla “intelligenza” della macchina messa in piedi da Ricci (vale a dire la sua consapevolezza della funzionalità dei danni riportati dal gognato di turno rispetto agli interessi del suo datore di lavoro) – Ricci può anche decidere un giorno di “ironizzare” sul ministro dell’Interno e di farlo attraverso la “sarcastica” consegna del caciocavallo, e Mingo può tentare e ritentare di farlo in concreto, anche lottando contro i poliziotti, ma debbono riconoscere al ministro il diritto di ignorare ambedue e ai poliziotti il diritto di tentare di impedire la consegna.
Qui l’articolo completo, dal titolo Striscia, squadrismo al caciocavallo.
Parliamone oggi, se ci pare, perché col tempo il caciocavallo rischia di fare la muffa.
Nelle tavola sotto, Ciccio brandisce di nuovo la sua arma segreta. Per ragioni che forse possono interessare a cinque o sei persone nella galassia, posso specificare che questo episodio, dal titolo Il tremendo laccio rosso, viene completato negli anni del Boom da Raoul Buzzelli (fratello meno noto di Guido), il quale disegna direttamente le vignette di chiusura in formato di stampa. Le ultime due vignette di questa tavola, e una parte della terza (sulla destra) sono sue, e suo è il caratteristico lettering.
Perché ciò accade? Chi desidera saperlo lo chieda, oppure taccia per sempre, lo leggerà in un mio libro futuro.
Massimo Liorni lo sa benissimo…
Il villain ritratto da Buzzelli è il vile bandito Tegamino, ribaldo scoiattolo mascherato, traditore di Re Lupone.
Meglio chiudere con un video sull’ammmmmmòre. I Love You So, di un certo Cassius, pugile.
LINK MODERATAMENTE COLLEGATI
GORDIANO LUPI LEGGE “PUFFI” A VOCE ALTA
BANG! (HOWDY DOODY) SPERIMENTALE NEL 1953!
SULLE TRACCE DI GASPARE DE FIORE
ALLA MOSTRA DEL FUMETTO DI REGGIO EMILIA, IL LIBRO DI FRANK
FRANK IN PARLAMENTO (ovvero, gli esordi del grande Francesco Privitera)
IL MISTERIOSO GIUSEPPE ORLIANI, O MEGLIO… NINO ORLICH!
ANNIBALE CASABIANCA, BENNI E LA SUA INVENZIONE
DALLA SCUOLA ROMANA: IL FRUGOLINO DI LOMBARDI E DI FRANK