Ancora un po’ di pazienza, prima delle promesse riflessioni sullo s”tato dell’arte” dell’animazione italiana. La situazione è effervescente, piovono pareri e contropareri.
Per il momento, dedichiamoci al rassicurante recupero del glorioso passato.
All’inizio di gennaio una bella notizia riguarderà gli appassionati di Pinocchio (non anticipo niente, a parte la dritta di tenersi liberi e spostarsi in quel di Firenze il giorno 15).
Intanto, Massimo Becattini ci comunica che dal 1 dicembre (prestissimo!) sarà disponibile in libreria per le edizioni Gallucci il “cofanetto” de La Rosa di Bagdad che unisce un ricco DVD [il film originale (1949) restaurato, il documentario di Becattini stesso Una Rosa di guerra ed altri pregevoli extra], al prezioso piccolo libro con la storia originale di Anton Gino Domeneghini e gli splendidi disegni di Libico Maraja.
Sotto, il retro del volume, il tutto sempre un po’ ingolfato dalla grafica riconoscibile ma troppo ingombrante dei pur benemeriti(ssimi) libri della Gallucci, pieni di palloncini colorati.
La lavorazione del film La Rosa di Bagdad (1940-47) era stata a suo tempo particolarmente complessa e travagliata.
Realizzato da Anton Gino Domeneghini durante la Seconda Guerra Mondiale tra mille difficoltà, il film è emblematico di una capacità imprenditoriale e creativa tutta italiana, in grado, nonostante la limitatezza dei mezzi e l’irripetibilità del risultato, di competere con le grandi realizzazioni dello studio Disney.
Tutto ha inizio al momento dell’entrata in guerra dell’Italia (1940), quando il mercato della pubblicità viene bloccato; Domeneghini – vero tycoon della pubblicità a Milano – trasforma allora la sua équipe in una squadra d’animatori e dà inizio al progetto di film La rosa di Bagdad, ispirato alle Mille e una Notte. Scrittura i migliori disegnatori in Italia (tra cui Angelo Bioletto, autore delle figurine Perugina, Libico Maraja, Guido Zamperoni, etc.) e si lancia nell’avventura.
Il bombardamento di Milano dell’ottobre 1942 distrugge lo studio e Domeneghini trasferisce tutta la squadra in due ville in provincia di Brescia.
Il lavoro si protrae per tutto il periodo della guerra e oltre, finché, nel 1947-48, le centinaia di migliaia di disegni prodotti vengono fotografati nei laboratori Technicolor in Inghilterra.
Presentato nel 1949 alla decima edizione del Festival del Cinema di Venezia, il film ottiene il Primo Premio assoluto nella categoria “Film per ragazzi”.
Nella nuova edizione di Gallucci, oltre al documentario Una Rosa di guerra già citato sopra, sono presenti i contributi Dopo La Rosa e Il restauro de La Rosa di Bagdad e i due altri film realizzati da Anton Gino Domeneghini, La Passeggiata (1953) e Ballata impressionista (1954), in aggiunta al trailer originale (1949) del film, anch’esso rimasterizzato in Alta Definizione.
Una breve nota che riguarda questo post: a seconda immagine in alto, disegnata da Guido Zamperoni, è ricavata da Topolino n. 246 del 14 agosto 1960 e pubblicizza la riedizione di allora dell’Albo d’Oro che contiene la riduzione a fumetti di questa “stupenda e strana” avventura”, analoga a quella di cui riproduciamo poco sotto la copertina, la quale invece è di sei anni più tardi: giugno 1966.
Sotto, un estratto del film, ricavato da YouTube. L’immagine è imperfetta, un po’ deformata sulla base, e all’inizio si sente uno scatto brusco, ma tant’è…
Un curioso trailer per una proiezione speciale in quel di Scandicci…
… E Massimo Becattini che introduce il film, in Blogosfere.
ALCUNI FRA I VARI POST CORRELATI DI QUESTO BLOG
GIOVANNI CAMUSSO: UNA ROSA (DI BAGDAD) PER IL PARTIGIANO PAM, di Pier Luigi Gaspa