E questo è il secondo post, già lanciato in precedenza, ma adeeso contenente qualche un minimo aggiornamento del nostro discorso.
Svolgimento.
Personaggio decisamente minore, che Alberto Becattini precisa non essere farina del sacco di Richard Hughes (leggete più sotto), il gatto nero Robespierre ha goduto di una certa visibilità anche nella nostra Penisola su vari periodici, probabilmente grazie a uno stesso (enorme) pacco di proof americane provenienti dall’agenzia che distribuiva in Italia (e in Francia) il materiale dell’American Comics Group (o ACG che dir si voglia).
L’autore di Robespierre, il magico Ken Hultgren (1915 – 1968), ha dato ottime prove anche con i personaggi Disney, non dimentichiamolo.
Ecco la tavola iniziale di una sua storia di Mickey Mouse per un raro giveaway natalizio.
Secondo Silvio Costa e altri osservatori del Fumetto con cui ci siamo consultati, queste storie avrebbero fatto sosta, per la prima volta, nella cucina (e piccola fucina) del calligrafo e editore Rocco Molinari, all’inizio degli ani Cinquanta, pur essendo state realizzate in USA, da Ken Hultgren e colleghi, nel decennio precedente.
L’ultima apparizione di Robespierre è nel 1967 sul n. 38 de Il Monello, uscito in data 19 settembre: un’unica storia, se non ne spuntano fuori altre a sorpresa, uscita col lettering meccanico (“tipografico”, va’).
In apertura di post ne ho riprodotto la tavola iniziale. Come si vede la grafica è un po’ diversa da quella delle storia sotto. Più stilizzata, sintetica, appartenente a un periodo diverso, più frettoloso, della produzione di Hultgren.
A questo punto entra in scena la fantomatica A. (Anna? Annamaria? Alessandra? Assunta? Boh!) De Lucia, una figura che operava sia sualla scena romana che su quella milanese. Preferibilmente acquistava random storie di risulta, già pubblicate da altri, le assemblava e le faceva ristampare per nuove testate.
Qualcuno, forse Gianni Milone, potrebbe averla incontrata nelle sue peregrinazioni fra una casa editrice e l’altra?
A. De Lucia ha rilevato, alla fine degli anni Cinquanta, anche qualcosa che era stato di Molinari. Forse il lettering manuale delle pagine originali di Super Comico è suo. Aveva preso queste storie americame mescolandole ad altre del tutto italiane, per esempio di Nicola Del Principe, autore anche della copertina della bella strenna natalizia Super Comico riprodotta sopra. CLIC su di essa per osservarla meglio.
Chi avesse una copia integra di questa stramba strenna, fatta di materiale riciclato e assemblato in modo circa casuale, sarebbe molto amato se lo comunicasse in questo blog dove e quando legge(sse) queste righe.
In particolare, perché l’albo contiene una tavola autooconclusiva di Tegigù, finita lì come filler.
E Tegigù è il primo personaggio realizzato da Massimo De Vita insieme al suo amico, collega ed ex compagno di studi Raffaele Cormio (per chi non conosce questo bravo autore, del quale parlammo anni fa a proposito della sua specialità di “titolista”, appongo qua sotto una sua illustrazione di quasi venti anni dopo Tegigù: 1976, per Il Giornalino).
Sarebbe molto interessante, anche per i lettori di Cartoonist Globale (e del Papersera, per dire) riportare alla luce questa tavola, o le altre, sparpagliate in altre testate (secondo Massimo De Vita su Cri-Cri delle Edizioni Dardo, ma nei numeri che possiedo non ne ho trovate).
ALCUNI LINK CORRELATI
CORSO DI DISEGNO CON KEN HULTGREN
FREDDY FAWN AL SANGOR SHOP, DI AL HUBBARD (da William Brignone)