LELE VIANELLO IN MOSTRA A SOLLIES – VILLE E I FUMETTI “LIBICI” (prima parte)

Lele Vianello

Da posdomani, giorno 26, sino al 28 agosto, gli impenitenti globetrotters di Cartoonist Globale, gli stessi che tra poco scodelleranno anche un servizio esclusivo (si fa per dire) sul Fumetto in Grecia e in Turchia, un reportage complesso oppure alcune spigolature, informazioni “a tocchetti” – chi puà dirlo?) possono agevolmente incontrare un pezzo d’Italia creativa in Francia, al Festival di Solliès-Ville 2011.

In particolare, oltre alla strabordante lista di ospiti che rende la manifestazione una delle più raccomandabili, benché sia stata pubblicizzata poco o nulla, la fumettistica Italy è sustanziata nelle figure di Massimiliano Frezzato e Lele Vianello.

Non ci siamo e non ci saremo. Vabbe’.
Ma voi globetrotters forse sì.

Se capitate da quelle parti, di conseguenza, non mancate di andare a salutare i nostri connazionali. Noi lo faremo nelle nostre terre appena il Fato inciderà un nostro incontro sul morbido linoleum del Destino.

Festival

Fille

Intanto, procediamo del nostro passo.

Alcuni dei post della decade a venire getteranno una luce su tutt’altro argomento: la riscoperta di classici del Fumetto in edizioni contemporanee, che si confanno ai gusti degli appassionati esigenti del corrente millennio, pur riproponendo storie di mezzo secolo fa se non di più.

E’ un’attività che negli Stati Uniti vede come artefici firme celebri come art spiegelman, Craig Yo, Pete Maresca, Paul Karasik o Dean Mullaney. In Italia, come vedremo molto presto, ci si lancia in questo flusso riscoprendo Jack Kirby o Walt Kelly, ma anche antiche storie di Michel Vaillant o quelle di Buck Danny che i lettori italiani non avevano mai conosciuto in precedenza.

Un diverso lavoro, con spirito contiguo, fa chi riporta alla luce classici italiani come opere di Lino Landolfi, Attilio Micheluzzi, Luciano Bottaro o Benito Jacovitti.

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Ci interessa riscoprire, insomma, quel Fumetto che Riccardo Corbò definisce affettuosamente “roba vecchia”, e ne posta alcuni esempi, abbinandovi ampie ed esaurienti spiegazioni, nel pezzo del 22 scorso redatto per la sua rubrica / sito TG 3 Comics dal titolo Tripoli, bel fumetto d’amor, uscito con tempestività rispetto alla caduta del regime di Gheddafi.

Logan

Cito Roberto in merito a Loop Logan, ma non solo.

I fumetti americani del periodo della II Guerra Mondiale ovviamente strabordano di stereotipi propagandistici, sia esaltatori del popolo e dell’esercito americano, sia denigratori dei popoli e degli eserciti nemici.
A fronte di questa ovvia scelta, è molto interessante osservare che la denigrazione non avviene a caso, e non è uguale per tutte le forze dell’Asse.
I tedeschi sono dipinti come altamente organizzati, pericolosi, decisi, spinti da una malvagità pari a quella del Demonio (spesso letteralmente loro alleato o loro condottiero).

I giapponesi sono mostrati con tratti scimmieschi. Sono spietati,con la bava che cola dal ghigno vampiresco, per quanto sono sadici.

Gli italiani invece sono approssimativi, distratti, goderecci, razzisti tra loro stessi, e – non ultimo – dei totali voltagabbana.
La parola data da un italiano, in tantissimi fumetti americani, vale il tempo di girare pagina
.

Fin quando la parola data corrisponde a una situazione di vantaggio, per l’italiano, essa viene ovviamente mantenuta.
Quando invece alla parola data corrisponde un danno, una perdita, un pagamento di pegno, per l’italiano l’onore diventa un
optional, e si affretta in qualunque azione, per quanto disonorevole o opposta a quanto giurato pochi secondi prima, se pensa che questo gli permetta di tornare in situazione di vantaggio.

Prendiamo ad esempio la storia di Loop Logan, pubblicata nel giugno del 1941, sul n.13 di “Blue Ribbon Comics”, ambientata in Libia.
Gli arabi a quel punto, nel fumetto, sono indecisi se schierarsi al fianco dell’esercito inglese o dell’esercito italiano
.

Il seguito nelle pagine web del TG 3.

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Maynet

Lacaf

Gibrat

Barbara

Audrey

Torniamo a Lele Vianello.
A parte il festival nel quale è ospite, una “passeggiata” nel suo profilo viene ripercorsa qui attraverso delle foto che in momenti diversi gli ha scattato l’amico Carlo Bartolini (vignettista e organizzatore di eventi nel campo dell’umorismo).

I commenti che seguono sono suoi!

Chloè

Scansione1

Le Piastre (PT) 9 agosto 1998: il mio primo incontro con Lele Vianello (a sinistra dietro Stefano CaprinaCapras“); in primo piano a destra è Giorgio Marchetti alias prof. Ettore Borzacchini.

( Carlo Bartolini è il quarto dopo Marchetti-Borzacchini. Segue nella seconda parte)…

APPENDICE DEL 26 AGOSTO

Carlo precisa (e aggiunge):

Francesco Dotti, l’autore delle foto alla cena del ’98, ha ragione!
Ché aveva fatto anche questa dove (finalmente) c’è anche lui. L’ho ricercata appositamente; il gruppo era così composto:

Le Piastre (PT), 9 agosto 1998
Da sinistra: Antonio Tubino, Francesco Dotti, Carlo Bartolini, Ettore Borzacchini, Stefano Caprina “Capras”, Lele Vianello e Leonardo Begliomini.

9 agosto'98

  • Verità storica |

    Maurizio Matteini, se ci sei ancora batti un colpo !
    Chiedo scusa per il ritardo,causa la fine delle ferie e l’inizio del lavoro. Comunque di resistenze ve ne furono molteplici in tutta Europa contro il nazifascismo, diverse anche in Asia contro i giapponesi, e una in particolare in Africa, in Etiopia prima contro gli italiani poi contro gli inglesi (ricordate Pratt e ciò che disegnò ne Gli scorpioni del deserto).
    Limitandosi all’Europa, vi furono resistenze che agirono per quattro anni come quella francese, quella jugoslava, quella greca, quella russa. Per cinque: quella polacca, quelle norvegese, danese, olandese. Una arrivò ai sei anni: quella cecoslovacca che nel 1942 mise a segno l’eliminazione di Heindrick, vice capo della Gestapo e ideatore della “soluzione finale” contro gli Ebrei.
    Quella italiana agì dall’8 Settembre 1943 ai primi di Maggio 1945, quindi solo un anno e otto mesi, eppure è stata la più magnificata di tutte, malgrado si diceva, negli anni precedenti quasi tutti i suoi componenti facessero parte di un esercito dell’Asse. La questione si spiega perché l’estrema sinistra italiana volle appropriarsene in esclusiva, facendone una contrapposizione ed una non tanto velata minaccia contro i governi democristiani dal dopoguerra in poi.
    Ancor oggi la sinistra italiana ci marcia sui valori della resistenza,reali, ma non esclusivi del comunismo, tanto che venne tentata la distruzione morale di quei partigiani che comunisti non erano: Edgrdo Sogno fu persino accusato di tentato colpo di stato, mentre la realtà è tutto l’opposto.
    Ecco. Ora come previsto pioveranno su di me le accuse di “fascista”, “revisionista” e “antidemocratico”. Ma sono i soliti ciechi che non vogliono vedere né sentire qualcosa di diverso dalle loro inamovibili convinzioni politiche, né ammettono una verità così scomoda rispetto alla loro solita retorica.

  • Maurizio Matteini |

    Conversazione interessante, Geroboamo, Cozzolino e Verità storica.
    Se volete proseguire il discorso io sono interessato,
    Avete dei dettagli in più sui combattenti al fianco e per il Ducetto e il Baffino satanico e imbianchino?
    Non scherzo, sono molto interessato.
    In questo blog si è parlato più volte di fuemmti e partigiani a fumetti (e non) e ogni dettaglio anche controtendenza ha un suo perché, mi avete fatto incuriosire.

  • Francesca Samp |

    Per come si è evoluto il discorso, Veritò Cozzolino e tutti quanti…
    se vi interessa una cosa, tu e gli altri, allora vai tranquillamente a cercare anche “Polyibius” su internet.
    E’ un videogioco creato da una ditta tedesca il quale nome significa “senza emozioni”. E’ stato immessa nelle sale gioco verso il 1980 credo. E’ un tipico gioco aracade, tipo space invaders. Ma sullo sfondo è pieno di messaggi subliminali, come “obbedisci alle autorità”, “non pensare”, “non avere immaginazione”.
    Questo gioco ha un “Menù della Morte” al quale, all’epoca, potevano accedere solo degli uomini in nero (che incontravi vicino alle macchinette): questi potevano accedere alle varie opzioni che c’erano, tipo “Insonnia”, “Hypersonia”, “Messaggi Subliminali”, “Incubi”, “Night Terror”, “Controllo civile (in senso, obbedienza all’autorità)” “Amnesia del gioco (quando ti dimentichi di aver giocato)” e tante altre belle cose; e abilitarle o disabilitarle a loro piacimento.
    Man mano che prosegui nel gioco gli sfondi diventano ancora più ipnotici, in modo da consentirti un bel lavaggio del cervello.
    Ma ora, passiamo ai giorni nostri, questo è ancora più preoccupante e mi sono state date informazioni da una mia compagna di classe che viveva in america.
    Gli americani sono addestrati fin da piccoli ad odiare i comunisti; all’asilo gli mostrano delle foto di cominusti e loro alla domanda “Chi sono?” dovevano rispondere con “un Bastardo” e via dicendo.
    Poi, non è finita. Negli Stati Uniti le verifiche vengono fatte una volta all’anno su una smartboard (quella che avevamo noi alle medie). Tutti hanno un telecomando numerato e devono rispondere a delle domande a crocette, per l’altro facilissime. Niente domande aperte per vedere realmente QUANTO riesci a ragionare. La maggior parte degli americani è ignorante e non sa scrivere.
    .
    Perchè tutto questo?
    Perchè più siamo ignoranti, più siamo controllabili.
    .
    Una persona che non sa, o fa finta di non sapere, si può sottomettere molto facilmente; una persona che non è ignorante non si fa mettere i piedi in testa molto facilmente.
    Ragazzi, il futuro siamo noi. E se non vogliamo diventare una massa di zombie, dobbiamo iniziare a pensarci su queste cose. Solo noi possiamo cambiare ciò che sarà.
    E credo sia tempo di iniziare a muoverci ora.

  • P. Cozzolino |

    Ciao, Verità storica.
    Ero incuriosito sin dal tuo primo messaggio.
    Non ho gli strumenti per verificare se quanto dici fosse vero.
    Credo perà che gli alleati non si fidassero davvero degli italiani in genere (e ne avevano den d’onde, su onde) e quindi nemmeno dei partigiani.
    Non so, ripeto, chi siano stati i capi partigiani del Comitato Centrale o quelli che dici di conoscere (nei contenuti dei comportamenti), So che tra i partigiani c’è gente che ha dato la vita, magari con qualche errore, e a costoro sono grato. E mi sento male quando constato come poco di quanto si pensava accadesse sia effettivamente stato messo in pratica.
    E’ anche vero che dopo la guerra erano diventati “antifascisti” (si fa per dire) tantissimi fascistoni e repubblichini e che questi loschi figuri erano tornati nei posti chiave della polizia, della prefettura, della burocrazia.
    Alla faccia della Liberazione, della novità, della sconfitta dell’oppressione. I viscivi voltagabbana, ancora fascistoni dentro, ora talvolta rinnegavano il passato, altre facevano apologia più o meno scopertamente.
    Italiani infami, opportunisti…
    Come quelli che poco tempo fa, quando Berlusca stava cadendo, prendevano le distanze da lui dopo avertgli lustrato il “dove non batte il sole” con la lingua a grattugia.
    Ora hanno visto che resiste (per poco) e un po’ si pentono per aver fatto questo passo troppo rapido.
    Che si rivolgerà a loro favore quando potranno dire che sono stati i primi (figuararsi!) ad aver abbandonato il fetentone, o il “er puzzone”, come si preferisce.
    Che ha ereditato questo aromatico titolo da Craxi Bettino, l’amante sprezzante e latitante di Anjia Pieroni e di svariate altre femmine.

  • Verità storica |

    Peggio per voi: I comandi alleati aiutarono molto la resistenza francese in primo luogo, poi quella jugoslava e quella polacca. Pochissimo la resistenza italiana. Sapevano che i partigiani, prima di essere antifascisti avevano quasi tutti combattuto per tre anni e più per il duce alleato al baffetto.

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