La più o meno vituperata Planeta – De Agostini (a torto o a ragione non spetta a me giudicare su questa valutazione, non entro nel merito limitandomi a riportare pareri diffusi) ha il merito non secondario di aver dato alle stampe una versione dell’Occhio di Zoltec migliore di quella pubblicata in Italia negli anni Sessanta in appendice a Silvestro.
In questi giorni ne stiamo parlando a sufficienza anche in questo blog; quindi, mi sembra utile raccoglie il suggerimento di Umberto Randoli che ha segnalato una presentazione “autentica” della serie da parte degli editors della casa.
Ne riporto dei passi interpolandoli, partedo da molto lontano, vale a dire da quando, il 14 aprile del 1950, nasce la splendida Eagle, detta A National Strip-Cartoon Paper.
E’ una rivista destinata a rivoluzionare l’industria editoriale inglese. Un successo editoriale che, con le sue centinaia e centinaia di uscite, ha rappresentato un modello per un’intera generazione, e anche per l’editoria italiana, che ne ha ripreso le “spoglie” per creare, con la complicità di Andrea Lavezzolo, il settimanale del giovedì Il Giorno dei Ragazzi.
Come sin dalla prima immagine si evince, in questo post, oltre a un po’ di documentazione sul fantomatico Occhio di Zoltec stipo anche qualche notevole tavola di Evaristo, sempre di Solano Lopez, su testi del caro Carlos Sampayo (del quale ho una bella intervista da postare. Prima o poi… Ma devo abituarmi a non fare programmi, tanto non li rispetto).
A distanza di circa 15 anni dalla nascita di Eagle (edita dalla Hulton Press) esordirono altre riviste, come Valiant (in data 6 ottobre 1962) e prima ancora Buster (28 maggio 1960), dedicata al figlioletto di Andy Capp. L’ho citata in Irripetibili, forse commettendo un errore che sarà corretto o comunque verificato nella seconda edizione del tomo.
Si trattava di pubblicazioni settimanali che dovevano lottare per sopravvivere. I lettori erano diventati sempre più esigenti e l’introduzione della televisione e delle serie tv (che spesso avevano un loro adattamento a fumetti) erano spesso ostacoli insormontabili per il successo dei fumetti.
E’ la storia di sempre, in Inghilterra come in Italia.
Leggere costa fatica.
I ragazzi sono pigri. E spesso conformisti, appiattiti su (molte) stupidaggini somministrate dei new media.
In ogni caso, Valiant divenne il modello di riferimento per le altre riviste: 28 pagine in bianco e nero (in alcune occasioni anche 48 pagine), con un formato leggermente più grande del classico comic book americano (168 x 257 millimetri) e con una copertina a colori dedicata a uno dei suoi personaggi.
Al suo interno si trovavano sempre storie d’azione, d’avventura o umoristiche affiancate dalla riproposizione di alcune notizie singolari, selezionate dalla stampa contemporanea.
Valiant, come accadeva spesso nel mercato inglese, inglobò titoli quali Knockout (1963), Smash (1971), TV21 (1971),Lion (1974) e Vulcan (1976).
Questo processo favorì in un certo senso la serie Kelly’s Eye– L’Occhio di Zoltec, che passò, appunto, dalle pagine di Knockout a quelle di Valiant, dove conobbe il suo periodo di massimo splendore.
Oltre a Kelly’s Eye, su Valiant venivano pubblicate altre serie anch’esse molto famose come Mytek the Mighty, Dollman, Sexton Blake e Raven on the Wing.
Quando Valiant chiuse i battenti, il 16 ottobre del 1976, la rivista venne accorpata (in questo processo quasi fisiologico del mercato editoriale UK) a Battle, una pubblicazione a fumetti settimanale dedicata a fumetti di guerra.
In Italia, invece, come già accennavo in un commento precedente, Kelly’s Eye apparve in un altro modo, come testimoniano alcune delle immagini postate sopra.
Il blocco delle tavole della storia fu acquistato dalla francese Sagéditions, per rimontarle in formato tascabile e pubblicarle in coda agli albi di Bugs Bunny e degli altri personaggi della Warner Bros.
Da noi la casa editrice Cenisio riutilizzava gli impianti off-set della Sagéditions e quindi riprese anche questo episodio, ribattezzandolo, come sappiamo, L’occhio di Zoltec. Lo pubblicava in coda a Silvestro, forse tradendo le aspettative dei lettori, che si aspettavano in quel tascabile tutte avventure umoristiche.
Per la cronaca, quando nel 1962 la Cenisio lanciò Silvestro, pensando di fare un colpaccio editoriale sulla scia del successo delle compilation di cortometraggi che circolavano nei cinema, a partire da Silvestro gatto maldestro (1961), dispose subito di mettere in appendice del menabò un “cavolo a merenda”.
Per inciso, quella con i soli Silvestro e Speedy Gonzales è la vera locandina originale della compilation, dove si indica chiaramente che quello è il terzo spettacolo di cartoons a essere diffiuso nelle sale italiane con i personaggi dei Looney Tunes e delle Merry Melodies.
Con un lancio pubblicitario abbastanza enfatico (lo si vede sopra, nella quarta di copertina del primo numero del pocket) iniziò con una versione francese di Sitting Bull (pubblicato in bianco e nero, come si vede). Quindi, andò avanti con un classico del fumetto comico francese: Bibì Fricotin di Louis Forton.
Occasionalmente, comparvero anche altri personaggi fuori target, come Flash Rider, un western senza infamia e senza lode.
E vai con Evaristo!