Abbiamo atteso la viglia di Cartoomics, festival del Fumetto (e non solo) milanese per parlare di un editore piccolo ma intrepido che non manca a quell’appuntamento sin dalla sua prima edizione.
In qesto post e nel successivo si parla di un fumetto nero come la notte e cattivello come un serial killer. E’ il Morto, lanciato da Paolo Telloli sulla sua premiata prozine Ink, protagonista di un giallo che ha cominciato a solcare le edicole autonomamente, in formato pocket, dall’estate scorsa.
Ma la sua distribuzione non è avvenuta a livello nazionale: al suo esordio lo si è potuto trovare soltanto in alcuni capoluoghi e poi, solo verso la fine dell’autunno, altre copie hanno raggiunto un altro numero di edicole, in particolare quelle delle stazioni ferroviarie.
Il Morto (chiamiamolo così, con la “emme” rigorosamente maiuscola) è un personaggio che Telloli ha voluto dipingere con un passato misterioso, un disperato in fuga dalla polizia, ma soprattutto da chi l’ha fatto internare nel manicomio dal quale è evaso coraggiosamente in una notte di Halloween.
Per riuscire a riappropriarsi della propria identità, raccontano Telloli e il suo staff di collaboratori, il Morto non può fidarsi delle istituzioni, ma nemmeno degli amici. Così, nella sua vita randagia, incappa sempre in torbide situazioni che offrono a chi gli dà la caccia l’occasione di arrestare dei loschi figuri.
Del Morto parliamo con lo stesso Telloli (sopra in foto con il premio ricevuto dall’ANAFI, durante la scoorsa edizione della Mostra Mercato del Fumetto Antiquario di Reggio Emilia), in una intervista in due tempi che potrà (volendo) ampliarsi a dismisura, se vi saranno dei commenti deoi lettori in merito, fra il primo e il secondo tempo.
Cominciamo.
Luca Boschi: La prima domanda è di prammatica: mettere in circolazione oggi, in edicola e in fumetteria, un pocket a fumetti che richiami i “neri” degli anni Sessanta è una scommessa coraggiosa. Qual è stata la molla che ti ha spinto a concepire una simile operazione, a parte lo sviscerato amore per il filone (che si intuisce)?
Paolo Telloli: Come sai, de Il Morto erano apparsi quattro episodi brevi sulle pagine di Ink.
Il primo nel 2004, un episodio di sei pagine (lo spazio di Ink riservato al fumetto).
La storia doveva essere stringata e l’inizio della vicenda non era possibile compattarlo in poche pagine. Così è stato realizzato un episodio a parte. L’idea di uscire in edicola con un “nero” non ci pensavo neanche. L’idea era chiudere Il Morto con quell’episodio.
Luca Boschi: E poi invece, cosa ti ha fatto cambiare idea?
Paolo Telloli: Ebbi la sorpresa di sentire da molti lettori di Ink che la storia e il personaggio erano piaciuti e mi chiedevano quando sarebbe uscito un nuovo episodio. Se ne fece un altro l’anno successivo rinnovando ancora di più l’interesse del personaggio. A questo ne seguirono altri due nel 2008 e nel 2009. Qualche mercante in fiera mi suggerì di farne un albo, cosa che stavo già preparando con i miei collaboratori.
Luca Boschi: Il costume del protagonista, il suo passato “dissestato” e qualche suggestione grafica rimandano a personaggi “neri” già esistiti in passato, e purtroppo scompoarsi. Ma ne Il Morto non c’è il compiacimento per lo splatter o il “male” a ogni costo che si poteva trovare in alcuni fra gli epigoni più spregiudicati di Diabolik. È, anzi, un fumetto che definirei “non vietato”, tranquillamente consigliabile anche ai più giovani appassionati fumetti gialli o d’azione. Hai fatto questa scelta editoriale in base a valutazioni sul potenziale pubblico di lettori da raggiungere, oppure è proprio l’indole creativa tua e di Ruvo Giovacca (tuo collaboratore nella redazione della prozine e nelle sceneggiature) ad essersi espressa così, in libertà totale?
Paolo Telloli: Questa è un’altra cosa decisa con Ruvo. I “neri” degli anni Sessanta attiravano per la violenza e la spregiudicatezza che si respirava in quel periodo (vedi i western all’italiana o i vari polizieschi), cosa che era completamente assente nei fumetti degli anni precedenti.
Per noi il fumetto deve essere più azione e battute che storie sanguinolente. Il fumetto non vuole essere vietato e qualche fugace presenza di donnina in reggicalze non stona e non disturba nessuno. In questi tempi di veline ed escort da ogni parte, si vede più nudo sui rotocalchi o in televisione.
Luca Boschi: Parlando di antieroi braccati dalla legge e in costume, protagonisti di questo format editoriale, i due pilastri che vengono in mente sono due: il Diabolik di Angela e Luciana Giussani e il Kriminal di Magnus & Bunker. Quali sono i punti di contatto con questi due personaggi e Il Morto, o meglio: quali pensi che siano se ve ne sono? E quali le principali differenze?
Paolo Telloli: Sia Diabolik che Kriminal sono due ladri e assassini ricercati dalla legge che trovano ispirazione dalla figura di Fantomas; come lui cambiano identità, indossano una tuta per i loro colpi. Nera quella di Diabolik per confondersi nella notte, gialla quella di Kriminal per celare la sua identità.
Il Morto non rientra in questa categoria, la tuta se l’è trovata per caso la notte di Halloween nel fuggire dalla clinica e la indossa come portafortuna. Poteva essere anche un costume diverso, ma questo lo abbiamo ritenuto più adatto. Il Morto in effetti non è ricercato dalla polizia in quanto non esiste come persona. Viene ricercato da qualcuno che ha paura di quello che Peg conosce ma lui lo ha dimenticato e sta cercando se stesso.
Luca Boschi: Hai notizie di reazioni all’uscita de Il Morto da parte dei responsabili attuali di questi due personaggi?
Paolo Telloli: Con Mario Gomboli, responsabile della casa editrice Astorina, ci conosciamo da tempo e quando ha visto Il Morto non ha avuto nulla da obiettare. Anzi, ha apprezzato che ci fosse in edicola una pubblicazione parallela alla sua, in quanto questa attira più un pubblico giovane che poi inizia a dirigersi anche su Diabolik. Da parte dei responsabili di Kriminal non c’è stato nessun cenno, anche perché il personaggio non esce nelle edicole da molto tempo.
Luca Boschi: Vi sono state delle critiche ai contenuti de Il Morto che ritieni non fondate o altre che invece vi sono servite come suggerimento costruttivo per portare avanti la serie?
Paolo Telloli: Le critiche, se costruttive, vengono sempre accettate perché permette di migliorare il prodotto. Ci sono state anche critiche denigranti e offensive fatte da persone nascoste da pseudonimo. Ma queste non le prendo in considerazione. Persone del genere valgono poco e le loro offese sono zero.
Fine della prima parte del servizio.
Volendo, prima di leggere la seconda, può essere rasserenante ascoltare il brano del nuovo video di Amanda Palmer: In My Mind.
“In My Mind” Music Video from Amanda Palmer on Vimeo.