Serve forse una replica ai commenti, apprezzatissimi, fatti ieri un po’ a tutti i post più recenti.
Cominciamo con le domande sul Gatto Felix e sulla versione italiana del felino rivale del Topolino di Guasta (Guglielmo Guastaveglia).
Evidenzio qualche affermazione e domanda, per dargli maggior rilievo.
Ma intanto, apriamo con le belle immagini “pasoliniane” rintracciate da Emi-chan sugli acquedotti romani trasformati in case d’abitazione.
In Pagine corsare si legge in proposito:
A Roma, gli sfollati del bombardamento di San Lorenzo del ’44 occuparono gli archi da Porta Maggiore fino al Mandrione, Tor Fiscale.
L’acqua fornita dall’Acquedotto era ancora potabile e il riscaldamento era assicurato dalle spesse volte degli archi, che accumulavano durante il giorno il calore sufficiente per riscaldare un’intera notte. E il cibo veniva prodotto coltivando la terra circostante, i famosi ‘orti’.
E ancora:
Qui continuavano a vivere dentro le baracche, sotto gli archi chiusi con mezzi di fortuna o nelle case improvvisate nelle viscere degli acquedotti, comunità di rom e di meridionali, in condizioni igieniche che lasciavano molto a desiderare. L’asfalto era un miraggio, i bambini giocavano tra terra e fango.
Il suggerimento, per approfondire, è di andare a rileggersi i post e i commenti in questione.
A pie’ di post sono indicati fra i link correlati.
Da Berlino, il collezionista ed esperto Paolo chiede notizie sul volume Felix Mio Mao pubblicato da Garzanti negli anni Sessanta, dove i fumetti del gatto nero erano ancora attribuiti a Pat Sullivan.
La risposta alla sua domanda è: “Sì”, Pat Sullivan non c’entra affatto, tutto il contenuto del libro, indipendentemente dalla firme (apocrife) è opera del geniale Otto Messmer.
Purtroppo, all’epoca non lo sapevamo, nessuno lo sapeva a parte gli esegeti hard core di Messmer, in USA, e i responsabili del King Features Syndicate.
Il sottoscritto blogger ha avuto la ventura di scrivere per primo, in Italia, un articolo che “dava a Cesare-Otto quel che era suo”, su un vecchio numero de L’Eternauta, ancora nella gestione di Alvaro Zerboni, quando Messmer era ancora in vita e prima che John Canemaker scrivesse il suo stupendo saggio sull’autore (e sul felino).
Il post al quale fa riferimento Paolo è tutto deformattato, perciò ne riprendo il contenuto sotto, reimpaginandolo nel contempo.
Per fare felici tutti coloro che avevano gareggiato per scoprire la soluzione del quiz di Felix introdotto in questo post ecco che finalmente la svelo!
Così, anche Michele Mordente potrà placare la sua ansia senza doversi autosomministrare flebo di coccobillesche camomille. 🙂
Michele affermava di essere curioso come una scimmia.
E proprio una scimmietta, in effetti, disegnata come sempre dal geniale Otto Messmer, ha voce in capitolo in questo post, insieme al gatto nero denominato da noi Mio Mao (ma non sempre).
La scimmietta in questione, esattamente nella posa del vignettone doppio che riproduco in apertura di post, era con Felix nelle sguardie del volume al quale alludevo.
Di cui vi mostro sotto la copertina, messa a confronto con la vignetta di riferimento della tavola da cui era stata ricavata, nell’ormai lontano 1965.
Si tratta del volume Felix Mio Mao, pubblicato dal pionieristico editore Garzanti nella collana L’età d’oro del Fumetto: la prima, possiamo dire, ad aver dato lustro in Italia alla Nona Arte riscoprendone in modo piuttosto sistematico i capostipiti, ancor prima (anzi, con gestazione contemporanea) della nascita di Linus e dell’epopea delle riviste,m degli Oscar a fumetti, della nascita dell’editoria editorial-altenativa, delle grandi mostre mercato, dei convegni.
La statuetta di Picchiarello che spunta dall’inquadratura, appoggiata allo schermo del mio vecchio Macintosh (ormai rottamato, già da fine 2009, SIGH, NfT), è del tutto estranea alla questione.
Sotto, la tavola dalla quale la vignetta è stata tratta, nell’integrità del suo splendore impagabile.
Con un bel CLIC sopra, doppio, ma anche quadruplo (volendo), la si può leggere e assaporare perfettamente.
Ancora sotto, un’altra tavola d’epoca (1931), sormontata da una tavoletta usata come top, Laura, sempre di Otto Messmer, ma ancora attribuita come tutte le altre per vari decenni al (nullafacente, a parte sbevazzare e vivere in modo disssoluto, sino a lasciarci le penne, per dirla piatta) Pat Sullivan.
A un’altra tavola, ancora di Felix, si riferisce il suo “patto” con stretta di mano a Humpty Dumpty (Ovetto Bombolo).
Anche questa vignetta dovrebbe ricordare qualcosa ai collezionisti e lettori della prima ora.
Dove l’hanno già vista?
Si tratta di un oggetto forse “anche più classico” di questo libro dell’Età d’oro del Fumetto.
Avete capito bene, sto enunciando un altro quiz.
Avete fallito sul primo, cerchiamo di non mandare deserto il secondo!
Leonardo Gori e Sergio Lama, che stanno conducendo un lavori di ricerca assai interessante nel blog Fumetti Classici – Anni Trenta, sicuramente lo scoprono subito. Forse anche Fortunato Latella e gli amici dell’ANAFI.
Anche loro possono concorrere, se vogliono. Nessuno escluso!
In chiusura, dal blog di Dave Gerstein traggo alcuni materiali; soprattutto una versione mixata di Krazy Kat e Felix, o meglio, mostro un Krazy Kat che non ha nulla a che fare con il personaggio trasognato di George Herriman (e al cui prossimo volume sta lavorando in questo periodo Francesco Spreafico) e che è invece modellato pesantement sul nero gatto di Messmer. Mutatis mutandis, naturalmente, IMHO.
AGGIORNAMENTO:
Grazie al Sig. Moeri che lo ha segnalato, abbiamo potuto sottoporre al cortese “lettorato” anche il curioso cartoon d’epoca abbinato al brano di The Alan Parsons Project Pyramania.
(© KFS, Gianni Isidori e aventi diritto)
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