Aveva detto qualcosa come (vado a memoria): “Mi romperebbe un po’ le scatole il pensiero che, quando non ci sarò più, ci sia ancora certa gente… che cammina contenta, se ne frega, va al bar… Mi seccherebbe un po’…”
Stasera verso le 21, tutti i siti, i blog, le agenzie stampa lo riportano, Monicelli si è lanciato da una finestra dell’ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato da ieri. Il regista, e genio, aveva compiuto 95 anni la scorsa domenica 16 maggio.
Grazie all’amico Massimo Bonfatti, che con Monicelli aveva collaborato a un eccezionale fumetto ricavato dalla sceneggiatura di un film mai realizzato, Cartoonist Globale l’aveva festeggiato con un ritratto e con quanto segue. E così lo ricordiamo in questa triste, rigida sera.
Siamo vicini a Chiara, a chi gli ha voluto bene.
Parla Bonfa.
Chi come me ha simpatia per quest’uomo schietto e per questo artista immune all’autocompiacimento può contribuire al festeggiamento.
Come?
In tanti modi, ad esempio noleggiando un suo film da guardare con gli amici questo fine settimana, visitando il suo sito o cercando sul web notizie su di lui e sulla sua carriera, o anche, semplicemente, inoltrando questa comunicazione agli amici che lo apprezzano.
Monicelli non lo verrà a sapere, probabilmente, ma forse gli farebbe piacere.
E io vi ringrazio.
Bonfa
Personalmente, ringrazio Bonfa, e saluto Monicelli (e tutti noi con lui, a partire da afNews e da Ferruccio Alessandri, che hanno raccolto con Cartoonist Globale l’appello del Bonfa) con due suoi recenti interventi, uno dei quali ha fatto un po’ sensazione, nel quale parla sugli italiani e sul loro tristo (e infantile) modo di affidarsi a qualcosa o qualcuno che faccia loro da balia.
Avrei voluto riproporre una parte di un programma storico della Rai dell’immediato doporiforma (1977).
Mario Monicelli si confronta con Nanni Moretti nel bel talk show (che ancora non si chiamava così) Match, condotto dallo scrittore e corsivista Alberto Arbasino.
Purtroppo, non posso farlo, perché da YouTube quel pezzo, in due video separati, è stato eliminato; chissà da chi.
Ho invece trovato un’altra intervista poco nota, di pochi anni fa, ricavata da EuroNews.
Una Storia Da Ridere, “elucubrazioni”.
Quello che segue risale al luglio 2009, e riguarda l’emergenza lavoro (in pratica una delle occasioni in cui il Governo – come tutti i Governi, dice Monicelli – ha mostrato il suo disprezzo viscerale per la cultura).
Sulla morte suicida di suo padre, Monicelli aveva detto:
“Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l’ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l’altro un bagno molto modesto.”
Ecco.